Cap.18- Antares

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SOIS PAS TIMIDE, GIMS

Sbattei i pugni sul legno della colonna del mio letto a baldacchino, ignorando il dolore che mi stava divorando da dentro.

Scappata. Fuggita. Evasa. Dafne mi aveva abbandonato, andando chissà dove. 

Un altro colpo, una chiazza di sangue sul pavimento di pietra.

Era ancora arrabbiata con me? Sarebbe mai tornata indietro?

Un altro colpo, la mia rabbia che mi stava divorando.

Dov'era finita? Stava bene? E il bambino?

Un altro colpo, e poi sentii il rumore familiare del legno che si incrinava sotto le mie mani. Mi staccai con violenza dalla colonna, e mi sedetti sul letto, grondante di sudore e di sangue. 

Non riuscivo a concepire l'idea che se ne fosse andata. E soprattutto con un grifone. Di solito i grifoni non si fidano di nessuno, a parte i loro Prescelti. Come aveva fatto a convincerlo?

Mi passai una mano tra i capelli, chiudendo gli occhi. Il suo viso mi riapparve davanti agli occhi, gli occhi nocciola che quando la luce del sole li colpiva brillavano come gemme preziose, le labbra rosee che con il freddo si coloravano di un rosso accesso, le lentiggini rade sul naso, il suo sorriso che rivolgeva solo a pochi.

Il sapore delle sue labbra, che mi facevano entrare in Paradiso.

I suoi capelli, stretti tra le mie dita, profumati di vaniglia e caramello.

Il suo corpo perfetto, tentatore come pochi, alla mia portata.

Le sue mani su di me, e il mio nome sulle sue labbra.

Tirai un pugno nell'aria, impotente. I ricordi mi stavano uccidendo, e non potevo permetterlo. Dovevo concentrarmi sul ritrovarla, e riportarla da me. Il prima possibile.

Un colpo sulla porta mi distrasse, e mia madre fece il suo ingresso nella mia stanza, arricciando il naso davanti al mio stato.

"Non puoi ridurti così per lei, Antares" disse, la voce fredda.

Mi alzai dal letto e le diedi la schiena, dirigendomi verso il mio comodino dove un bicchiere pieno di acqua mi aspettava.

"Non sei tu a decidere come mi sento, maman" ribattei, e ingurgitai in un sorso solo il liquido fresco.

"Ma sono io a decidere cos'è meglio per te, mon fils. E lei è tutto l'opposto di quello di cui tu hai bisogno" disse, avvicinandosi a me e dimostrando un pò di affetto materno mettendomi una mano sulla spalla.

Strinsi con violenza il bicchiere tra le mani, poi mi girai di scatto verso di lei, il volto trasfigurato dalla rabbia.

"Invece lei è esattamente tutto ciò che mi serve per vivere! Lei è tutto il mio mondo, maman, e tu non lo accetti e non lo accetterai mai!- feci una pausa, avanzando verso di lei e facendola indietreggiare fino a farla sbattere contro un tavolino- ma ti assicuro che, non appena la ritroverò, non permetterò a nessuno di farle del male. E non ci sarà niente che mi fermerà" dichiarai, ma la sua faccia fredda non si incrinò minimamente.

"Bene, Antares. Hai fatto la tua scelta. Sono sicura che troverai del tempo per rifletterci sopra" sospirò lei, poi senza toccarmi si allontanò da me e uscì dalla mia stanza.

Ma non feci in tempo a raggiungere la porta, che essa si richiuse dietro di lei con un tonfo sordo e un giro di chiave.

"NO!" urlai, e i miei pugni si abbatterono sul legno massiccio davanti a me.

"Mi dispiace, Antares, ma lo faccio per il tuo bene. Cambierai idea" disse la Regina, per poi allontanarsi lungo il corridoio.

Imprecai duramente, sbattendo di nuovo i pugni sulla porta. Ma non sarebbe servito a nulla, così mi diressi in bagno e mi sciacquai le nocche scorticate. 

Dovevo riprendermi e tornare razionale. Solo allora sarei veramente potuto essere d'aiuto a Dafne.

Dovevo farlo per lei.

The last piece of youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora