QUINTO EPISODIO - CAPITOLO 19

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LARAI

Con i capelli gocciolanti e le tavole poggiate fuori casa, nel portico con una sedia un po' sbilenca, troviamo in salotto due affascinanti ragazzi alti che parlano di qualcosa che manca alla torretta e che Nathan sa costruire.

Come li osservo salutarci, Seba sempre quel fottuto ghignetto nei miei confronti, sorrido gentile, mentre osservo Nathan essere a suo agio con noi e Sebastian mentre illustra l'idea. Aidan e Nathan da quando sono qui hanno solo contribuito, scoprendo l'abilità dei gemelli nell'aiutare Annabel, la madre di Cammi ed Ely, nel riparare attrezzature che avevano sempre da guastarsi. Andrew ne è stato molto entusiasta della loro utilità.

Montare una specie di sensore sulla Torretta è qualcosa che servirebbe al programma che Marcus ha sviluppato con Elleine e Alexander quando ancora le attrezzature di Andrew erano in buone condizioni per monitorare al meglio le condizioni climatiche. Gli anni usurano tutto. Prima o poi tutto raggiunge la propria fine, ma quegli aggeggi elettronici provenienti dalle altre parti di un mondo a me sconosciuto, sono utili alla nostra piccola isola.

Vorrei tanto fare la guasta feste e dire che una specie di antenna non durerebbe granché sulla Torretta con i venti che tirano durante una piccola tempesta e così sprecare materiale che si potrebbe utilizzare per altro, ma Nathan spiega che è una cosa semplice e che richiede poca manutenzione, e dato che io, perché Darian ne sembra entusiasta e concorda col suo amico, non ho aperto bocca, alzo una spalla in segno di concordanza senza dire quello che effettivamente mi chiede lo sguardo di Sebastian. Se è una buona o una cattiva idea. Perché lui non si fida, ma cerca comunque di essere solidale.

Ma è una buonissima idea avere un'antenna che amplifica quel programma che tiene Marcus distratto giorno e notte sulle condizioni climatiche, ma non so quanto sarebbe sicura se nessuno di noi ha le capacità per capire se effettivamente possa funzionare a nostro beneficio.

Però i gemelli sono sempre stati giusti. Non credo abbiano qualche secondo fine.

Almeno, è quello che voglio credere ascoltando un Nathan entusiasta tanto quanto lo è Aikane quando spiega qualcosa delle sue idee ingegnose. In questo momento sembrano tanto simili, però non posso fare a meno di tenere a mente che sono anche piuttosto abili nel rispondere con minimi, quasi giusti insignificanti dettagli alla solita domanda "come siete arrivati qui?".

Sviano e ripetono la stessa cosa, ogni singola volta.

"Ci siamo trovati a largo e ho intravisto l'isola."

Sempre la stessa risposta da parte di Aidan. Nathan evita di rispondere o ripete l'affermazione del fratello dato che in quel momento pareva incosciente.

Come? Com'è possibile che si trovasse incosciente?

Perché?

Cosa gli è successo?

Come si sono ritrovati a largo dell'isola senza una barca?

Dopo l'illustrazione del progetto, i ragazzi sono andati da Andrew e Marcus e io ho salutato prima di dileguarmi. Non volevo dover continuare a restarmene seria, con un sorriso leggero e falso sulle labbra. Stavo iniziando a stancarmi. E quelle energie le voglio utilizzare per altro.

Ormai mi alleno costantemente in una meditazione tutta mia, e ogni volta sembra sempre diverso. Non riesco a fare le cose che faccio la volta prima, e quindi mi ingegno ogni volta in qualcosa di diverso che riesca a richiamare quel potere che è dentro di me così da farmici andare d'accordo altrimenti sarei solo un problema.

Essere un disastro quando non sono io a volerlo.

Quella piccola radura nel Boschetto Silenzioso dove mi alleno e che ho scoperto da piccola in una delle mie tante esplorazioni proibite, è confortevole perché sono circondata da alberi che mi nascondono, e ho lo spazio giusto per muovermi, il silenzio melodioso delle foglie e nessuno a giudicarmi. Un piccolo nascondiglio nel quale ogni tanto, proprio quando non sopporto nessuno, specialmente me stessa tanto che devo allontanarmi da tutti per la loro sicurezza, mi ritrovo sola, immersa nel silenzio, pericolosamente su una strada che porta solo a ricordi dolorosi.

E a volte mi lascio trasportare, non facilmente, ma riesco a non scoppiare e trattengo quelle lacrime che poche volte mi sono uscite incontrollate creando un disastro.

Io non piango.

Io esplodo.

La prima volta che ho voluto tentare con la meditazione è stata un fallimento. Avevo pensato che forse, se mi fossi trovata a mio agio e da sola, avrebbe funzionato il metodo che usano Elayaa e Darian, e dopo la bella esibizione di controllo che avevo dato all'allenamento con i ragazzi, ho pensato che ci sarei riuscita.

Mi sbagliavo di grosso.

Sono stata sul punto di esplodere per la frustrazione di restare con gli occhi chiusi, sentirmi lamentare e non avere un minimo di pace nonostante il posto fosse perfetto.

Ho lasciato stare con quell'assurdità di connettersi con il proprio essere interiore e tutte quelle frottole che i ragazzi hanno imparato dai vecchi del villaggio, e mi sono ritrovata a camminare a tondo nello spazio della radura. Per quanto avevo camminato avevo consumato l'erba e creato quasi un sentiero.

Quello è stato il primo indizio.

Il secondo è venuto fuori quando proprio ero incazzata con i ragazzi nel provare a spronare i gemelli mettendoli sotto torchio, e quando sono venuta alla radura, stare sola con me stessa non era una buona idea. Ho sfogato tutto contro un albero con un ramo grosso che mi ha fatto da mazza, e sarò sembrata pazza, ma quello mi ha aiutato molto.

Colpo dopo colpo sentivo gli artigli del vento farsi più soffici, e anche se quel tocco mi rabbrividisce dal disgusto, alla fine ho dato un colpo all'albero con l'accompagnamento dell'aria che l'ha fatto tremare e qualche foglia verde che non ha resistito è volata via.

È stato molto soddisfacente.

Io non devo stare ferma.

Il vento non lo è mai. Quindi riesco a tirare fuori qualcosa solo quando faccio qualcosa che non sia meditare stando seduta e immobile.

Io mi sfogo muovendomi, è sempre stato così, ma l'ho capito solo dopo che ho iniziato a immaginarmi una melodia che cantava la mamma quando ballavamo insieme, e ho iniziato a ripercorrere quei movimenti che sì, erano dolorosi da ricordare, mi ricordavo solo di lei, dei suoi movimenti fluidi e della gioia che aveva quando ballavamo insieme, e cercavo di imitarli come ho sempre fatto facendomi sanguinare il cuore per il dolore.

Oggi voglio rifarlo, ma con una melodia che canticchiava Aidan mentre aiutava Annabel nella sistemazione di un capannone, e mi era piaciuta per il motivetto travolgente.

Sorrido come una sciocca sperando che qualcuno mi veda anche se non c'è nessuno con me, come se volessi che i miei genitori ci fossero e mi dicessero che sono brava come quando ero piccola.

Decisamente una stupida.

Decisa però nel continuare a tentare di comprendere quello che non capisco.

"Sono l'elemento stesso."

Una spiegazione che genera mille altre domande. E a chi posso porgerle?

ARIA - ACQUA TERRA FUOCODove le storie prendono vita. Scoprilo ora