PRIMO EPISODIO - CAPITOLO 3

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LARAI

Incapace di sopportare ancora qualche altro mio pensiero di ripensamento, mi concentro sui movimenti con estrema cautela, senza che mi vengano fitte di dolore o che mi giri la testa, e riesco a mettermi in piedi e muovere qualche passo senza alcun sostegno per poter raggiungere il bagno e darmi una sistemata.

Sono ancora tutta sporca e puzzo di oli di ogni tipo, e nel vedermi allo specchio, nonostante io abbia quasi sempre odiato il mio aspetto, trovo un disastro di capelli arruffati e un viso che ha decisamente bisogno di una rinfrescata con acqua gelida per poter eliminare quell'espressione da cerbiatto indifeso.

Trovo sollievo con l'acqua fredda con cui mi lavo. Il mio corpo riesce a trovare un po' di alleviamento nonostante abbia febbre alta e sforzarmi troppo non è quello che dovrei fare. Ripulirmi però era quello che volevo, quello di cui ho bisogno in questo momento, e come mi avvolgo in un telo percorsa da brividi che mi fanno battere i denti, non posso non guardarmi allo specchio e vedere sempre quello che sono. Quello che non sono.

Somiglio sempre a mia madre in fatto di lineamenti, papà me l'ha sempre detto con dolcezza, però non ho nessun colore che possa ricordarmi anche di lui. Non ho i suoi occhi verdi, non ho i capelli del suo castano-rossiccio, ho solo qualche lentiggine leggera sul naso proprio come le aveva lui ovunque, ma sembrano più un estensione della mia Manifestazione Fisica che vere e proprie lentiggini. Chissà, forse spariranno anche quelle sbiadite da un potere che mi cambia.

Io ho un Dono, per questo sono diversa da come sarei stata se fossi nata "normale". Ho occhi chiari e insoliti, un colore che non dovrebbe essere possibile; ho capelli sbiaditi fino ad essere diventati bianchi, un bianco-grigio che caratterizza tutto il mio essere; ho una pelle tendente a scurirsi subito con un po' di sole, ma la mia Manifestazione Fisica, un estensione del Dono visibile che non serviva con tutto il resto a parer mio, è restia a lasciarmi un briciolo di colore. La mia pelle è attraversata interamente da scie chiare che la sbiadiscono. Sto diventando lo spettro di quello che in realtà volevo essere.

Una persona normale.

Ho avuto modo di cambiarmi, sistemare con fatica e dolore alle braccia i capelli annodati in trecce disordinate, e ho anche trovato una ciotola con cereali da mangiare. Quando poi Darian è apparso sulla porta mentre io ero rannicchiata sul divano con una coperta sulle spalle, il mio cuore ha sussultato perché finalmente è tornato, per poi accelerare d'ansia non trovando un sorriso sul suo viso giustamente contrariato. Forse per tutto, ma sicuramente per essermi mossa dal latto.

Arrabbiato come è, quello posso accettarlo, ma perché non mi guarda?

È entrato, non ha detto una parola, ha evitato di guardarmi, e poi, qualche minuto dopo, Jaiden è arrivato con Aikane ed Elayaa, e io non ho avuto modo di fare alcun ché.

Ora mi trovo comodamente accudita dai miei amici, senza però essere assalita da quello che tutti vorrebbero chiedermi. Guardo Elayaa, l'unico che, se guardato negli occhi trovi un senso di pace e tranquillità nel verde vivido delle sue iridi che, senza pensare, ho detto qualcosa che è giunto troppo in ritardo alle mie orecchie.

- Era più grande di quel che Marcus mi aveva illustrato. Non ho potuto non fare niente.

I ragazzi mi guardano e aspettano con la curiosità dipinta sui volti e un disagio strano nell'espressione.

Prima che tutto potesse accadere, Marcus, il padre di Elayaa che monitora il tempo attorno al nostro oceano, mi aveva convocata per ragguagliarmi sulle solite cose ed essere messa al corrente delle solite cose. "Non bisogna interferire".

Se lo si fa si peggiora solo la situazione.

Se lo si fa si rischia una catastrofe maggiore.

Se lo si fa ne paghi le conseguenze.

ARIA - ACQUA TERRA FUOCODove le storie prendono vita. Scoprilo ora