Non era molto che aveva iniziato, ma Leonardo era propenso a portare a compimento la sua missione: liberare l'Italia dal nazifascismo.
Ormai, soprattutto dopo quello che era successo con la cellula guidata dall'amico Stefano, aveva dovuto adottare delle precauzioni. Faceva entrare nel gruppo solo chi era in grado di superare delle prove di coraggio. Chi riusciva a entrare doveva sempre indossare un lungo bavaglio o un fazzoletto nero che copriva il volto fino agli occhi. Era richiesta, eventualmente, anche una coppola, per evitare che un capello troppo particolare - magari perché biondo o troppo riccioluto - potesse attirare l'attenzione.
Chiunque poi riusciva a diventare membro del gruppo, doveva rimanere anonimo, e per questo veniva ribattezzato da Leonardo o dai membri del gruppo: una precauzione usata per evitare di essere traditi. Leonardo aveva scelto per sé il nome in codice di Achille, perché voleva rappresentare la sua voglia battagliera di sconfiggere il nemico, anche con la forza bruta.
Aveva ricacciato quel nome dai suoi ricordi. Non di scuola. Si ricordò, quando scelse il nome di battaglia "Achille", di quando Celeste, all'età di undici anni, aveva dovuto leggere l'Iliade per scuola, e aveva chiesto a lui di ascoltare l'intonazione, visto che l'insegnante ci teneva a una buona pronuncia e a un tono teatrale.
Quando udì le parole relative ad Achille, rimase affascinato, tanto che era ancora impresso come inchiostro nella sua mente dopo tutti quegli anni.
La sera del giorno 15 gennaio, era nella sua casupola di campagna insieme alla sua famiglia. La casa era abbastanza isolata, ma se qualcuno vi fosse passato davanti avrebbe notato la luce del fuoco del caminetto che ondeggiava, dando movimento alla stanza, e un gran vociare.
I bambini giocavano intorno a lui, che stava seduto sulla poltrona. La moglie lavava i piatti con viso smorto, la sua pelle era sempre più pallida.
Quando la più piccina gli arrivò accanto, la prese in braccio e se la poggiò sulle gambe. Le fece il solletico nel punto che sapeva la faceva morire dal ridere, il collo. Carla si piegò, tentando di porre resistenza, ma suo padre riusciva sempre a toccare la pelle pallida della sua bambina. Quando ebbe riso abbastanza da diventare rossa, le disse: «Torna a giocare con i fratelloni».
Si alzò dalla poltrona con una tale foga: sembrava avesse una commissione importantissima da svolgere. Mise su una giacca, visto il clima ancora rigido di gennaio, e, quando uscì, la moglie lo fermò sull'uscio, prendendolo per il braccio sinistro, per chiedergli dove avesse intenzione di andare.
«Tesò, 'n te preoccupà. Me 'ncontro con un paio d'amici ar bar» disse, carezzandole il viso: era così pallida che si poteva dire, senza alcuna ombra di dubbio, che avesse visto un fantasma. «Sei sempre bellissima!»
«Ma... il coprifuoco?»
«Ti ho detto di non preoccuparti. È questione di poco tempo. Tu non stressarti!» Guardò verso la sua pancia, grossa tanto da far intendere che di lì a qualche settimana il pupo sarebbe uscito. «Ar pupo 'n fa bbene». Le lasciò un bacio sulla fronte, mentre le accarezzava la pancia. «Ciao» la salutò con un bacio a schiocco sulle labbra, al quale lei rispose un po' restia - lui aveva notato il suo tentativo di ritirare il capo, lì per lì -, ma con il sorriso sulle labbra.
Si recò zoppicando verso la moto, sulla quale sedette, e guardò di nuovo verso sua moglie con uno sguardo apprensivo. Ma d'altronde, come già le aveva detto, non aveva di che preoccuparsi: in giro non sembravano esserci pattuglie e comunque lui si sarebbe potuto facilmente infilare con la moto tra i vicoletti nascosti della città che solo lui conosceva e in cui sicuramente le auto non passavano.
Partì con la moto verso la fabbrica ormai in disuso che fungeva da loro luogo di ritrovo. Era in una zona periferica, lontanissima dal centro abitato, quindi non era possibile incappare nei controlli della polizia per attività sospette. A meno che qualcuno non tradisca, ammoniva sempre il gruppo, Leonardo. E non conviene a nessuno, perché ci vanno di mezzo tutti, persino i delatori.
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Rosa e Crisantemo
Historical Fiction1945. Roma. Una giovane donna lavora all'interno di una organizzazione che si occupa di aiutare i bambini e i ragazzi sopravvissuti ai campi di sterminio. Attraverso le loro storie ricorda anche la sua storia di guerra, nel 1943, quando l'occupazion...