Fae Heart: il triumvirato ardente vol 2

Capitolo 5

Tuttavia le continuava a sorridere.
Per sicurezza.
E, una volta ancora, sperò che bastasse a proteggere i suoi cari.
Assistente cersasi.
🏰🔪

Pasifae

Abbiamo viaggiato per tre giorni nella foresta.
A

ll'inizio abbiamo corso a perdifiato lontano da Oltia e ci siamo fermati a camminare solo dopo aver superato il confine fra Oltia e Gallikos.
Siamo passati dal bosco, preferendo il riparo delle fronde degli alberi alle alte temperature delle campagne.

Mentre scappavamo sono riuscita a robura un arco e una faretra da una bancarella del mercato di Oltia.
Così, dopo quattro ore circa di viaggio, ho cacciato un cervo e abbiamo cenato ed essiccato la carne avanzata come provvista.
Ci siamo fermati al fiume per abbeverarci e infine abbiamo passato la notte nella foresta.
Io stavo di guardia, mentre lo Sconosciuto e Nat dormivano.

Tengo sempre l'arco vicino a me e la faretra allacciata al busto per poter incoccare meglio le freccie.
Nessuna freccia è fatta di frassino, ma le alette sono nuove e sfrecciano che è una meraviglia.
Mi era mancata la sensazione di sicurezza dell'avere in mano un'arma.

Mi ricordo che fin da piccola guardavo nel villaggio i mariti che proteggevano mogli e figlie, i fratelli che si occupavano delle sorelle.
Nel nostro villaggio le donne non sono mai state davvero indipendenti o al sicuro, dipendevano sempre da un uomo.
Ed io volevo essere autonoma.
Volevo essere in grado di difendermi e di occuparmi di me stessa, senza che ci fosse per forza qualcun altro a provvedere alle mie esigenze
Volevo essere libera.
E l'arco mi ha reso libera un passo alla volta.

La mattina del quarto giorno raggiungiamo un villaggio piccolo e compatto.
Boukolos.
Il centro storico è formato da una grande piazza accerchiata da case che proseguono in cerchi concentrici fino ad arrivare alle campagne dove si trovano giganteschi prati dove pascolano le mucche.

"Che ne dite se ci fermiamo qui per la notte?".
Chiede lo Sconosciuto  appena arriviamo in piazza.
C'è un'unica taverna in tutto il villaggio, l'Arcady.
"Ho bisogno di un letto caldo. E di un pasto caldo. E di un bagno caldo. E di..."
"Oh dèi Nat! Si vede che non sei abituato a stare fuori di casa per più di un giorno".
Io fin da quando avevo compiuto 15 inverni passavo settimane fuori nei boschi a cacciare.
Dormivo vicino radici degli alberi, o avvolte sopra quando c'erano orsi nelle vicinanze, e mi tenevano compagnia il cielo stellato e l'amico arco.
Per Nat credo sia la prima volta che passa tutti questi giorni fuori da una casa.

Li guardo tutti e due.
Mio fratello sembra invecchiato di sette anni e dimagrito di parecchi chili, ha le occhiaie sotto gli occhi e le guance scavate.
Lo Sconosciuto sembra in forma, gli occhi bianchi guizzano a destra e a sinistra per studiare l'ambiente.
"Io vorrei continuare e non passare da nessun altro villaggio, è rischioso. Probabilmente Rafael e il re di Andella avrannò già inviato in ogni cittadina dei manifesti da ricercati con i nostri volti sopra"
"Ma Pasy io ho bisogno di un vero letto". Mio fratello è disperato.
"Inoltre farebbe bene anche a te riposarti".
Dice lo Sconosciuto e mi indica la pancia che è cresciuta ancora.

Mi passo una mano sul grembo arrotondato.
Forse mi sto sforzando troppo.
Io non mi sento stanca, ma tutta questa adrenalina e questi giorni pesanti potrebbero danneggiare la piccola creaturina che sta crescendo dentro di me.
Hades vorrebbe rivederci al più presto, ma vorrebbe anche che io non corressi rischi inutili.
"E va bene. Entriamo".
Nat e lo Sconosciuto esultano felici, si danno anche il cinque e poi si battono il pugno sul petto.

"Ma ripartiamo all'alba e non sosteremo più in un villaggio finché non attraversiamo il confine di Melarkis".
Affermo.
Non ribattono.

Entriamo nell'Arcady e ci dirigiamo al bancone.
"Salve, vorremmo tre stanze". Dice il fae al tavernaio.
"No, ne bastano due. Te e Nat dormite insieme. E le voglio vicine, senza finestre e con la chiave"
"Certo, due stanze allora e con tutte le dritte richieste dalla piccoletta".