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«... Sei riuscita in quello in cui tutte le altre hanno fallito: tu... mi hai insegnato ad amare»
Katie Smith é una giovane ragazza di origini inglesi trasfer...
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Il raggio di luce dell'alba filtrò dalla finestra donando una piacevole atmosfera di tepore alla stanza. Aprii lentamente gli occhi tentando di abituarmi a quel forte chiarore. Mi accorsi che la sveglia non aveva suonato, e questo mi parve davvero strano; strano era svegliarmi senza sveglia dopo tanto tempo: questo non accadeva da quando avevo più o meno dieci anni. Lentamente mi misi a sedere sul letto per stiracchiarmi e fu allora che lo udii.
«Buongiorno bisbetica», quella voce così chiara, ma allo stesso tempo profonda, mi fece sobbalzare per un secondo. Mi voltai e lo vidi: lui era lì! Ma perché era lì? Era disteso sul letto e mi fissava con sorriso malizioso sul volto.
«William? Che ci fai qui, nella mia stanza?», chiesi stupita.
«Questo non importa. Quello che conta è che sono qui accanto a te», disse alzandosi per lasciarmi un tenero bacio sulla spalla.
«William...»
«Non dire niente... chiudi gli occhi e lasciati andare... siamo solo io e te Katie», affermò avvicinando le sue labbra alle mie.
«Katie...», ripeté continuamente in un sussurro. A poco a poco il sussurro si amplificò diventando sempre più forte. Mi sentii tirare il braccio e caddi all'indietro allontanandomi dal suo viso. Fu allora che i miei occhi si schiusero, per davvero stavolta.
Davanti a me comparve il viso di Maddy che non smetteva di ridere.
«Finalmente sei sveglia!», sbraitò. «Come stai oggi?».
«Bene», dissi sbadigliando.
«E William?».
«Bene... aspetta... che c'entra William?».
«Non hai fatto altro che dire il suo nome mentre provavo a svegliarti», ghigno.
Sì stavo mentendo, ma non potevo fare altrimenti. L'immagine di William mi tormentava ormai da giorni. Tutte le volte che chiudevo gli occhi lui appariva e se ero sveglia non smetteva di chiamarmi e inviarmi messaggi. Stavo totalmente impazzendo! Per giunta mi toccava anche vedere la faccia di mio padre tutti i giorni, che se ne andava a spasso come fosse un santo, pudico e casto.
«Va bene, tanto non mi interessa cosa sogni. Comunque signorina è ora di alzarsi».
Ma io restai impassibile senza muovere un muscolo. La verità era che ero stanca: la notte dormivo malissimo, i pensieri mi affollavano la testa e sentivo di dover scoppiare, da un momento all'altro, in un urlo liberatorio; volevo piangere, ma non riuscivo neanche più a fare quello. Mi sentivo impotente, arrabbiata e esausta.