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«... Sei riuscita in quello in cui tutte le altre hanno fallito: tu... mi hai insegnato ad amare»
Katie Smith é una giovane ragazza di origini inglesi trasfer...
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Le previsioni meteo di mia madre alla fine si rivelarono giuste: la corrente si fece sempre più forte, la barca faticava a seguire le direttive di Riccardo e così fummo costretti a rientrare. Tuttavia Stacy non si perse d'animo e organizzò un'uscita in serata.
Durante il tragitto di ritorno era particolarmente irrequieta. Non riusciva a stare un secondo ferma e la situazione precipito quando dal suo cellulare fece partire una playlist vecchia di cent'anni: One Direction, Big Time Rush e Canzoni di Flor e Nini a palla. Le ballava e cantava a squarcia gola insieme a Riccardo. Per un po' li accompagnai in quell'assurda follia, ma gli occhi spenti di William alla fine ebbero la meglio sul mio buon umore. Ogni tanto lo chiamavo tamburellando la mano sulla sua gamba. Lui mi guardava e sorrideva, come per tranquillizzarmi, ma subito dopo diventava di nuovo serio. Mi chiesi come mai non mi fossi accorta prima del suo malessere. Perché quella mattina non avevo notato il suo sconforto? Come avevo fatto a non accorgermi di nulla? E poi cosa era successo da fargli credere di potermi perdere?
Più riflettevo più la situazione mi sembrava strana. Lui aveva parlato di un sogno, ma può un sogno influenzare così tanto l'umore di una persona? Okay, a chi non è mai capitato di avere un incubo e di pensarci per giorni? A tutti, questo è vero. Ma William non era tipo da farsi influenzare. Non era superstizioso, non lo era mai stato. Da piccoli ricordo che, durante un gioco con Lara e Maddy, nel salotto di casa, facemmo finta di essere gli attori di un grande musical. Per un balletto usammo degli ombrelli e Maddy per sbaglio ne aprì uno. Lara subito lo richiuse dicendo che portava sfortuna, ma William, totalmente incurante delle sue parole, aprì il suo. Lara lo rincorse per tutta la casa, fu davvero divertente.
Ecco perché mi convincevo sempre di più che ci fosse dell'altro sotto, qualcosa di più grosso che mi stava nascondendo.
«Katie?!». La voce acuta di Stacy attirò la mia attenzione e mi distrasse dai miei pensieri.
«Cosa? Che c'è?», chiesi brusca.
«Che c'è? Davvero me lo stai chiedendo? È da un'ora che sto qui a farti vedere dei vestiti da poter mettere stasera e tu da un'ora non fai altro che annuire senza dire niente. Per di più mi rispondi male manco ti avessi mangiato il gatto. Si può sapere che ti prende?!».
Scossi la testa. «Scusa hai ragione, mi dispiace. È che...»
«Cosa?!», chiese isterica.
«William...».
«C'ha fatt mo? (frase in dialetto napoletano che sta per "cosa ha fatto adesso?")»
La guardai stranita. «Che?!», confusa dalle parole che aveva usato. Okay che era un asso nelle lingue, ma doveva avere pietà di me che non ci capivo nulla.