Epilogo XXXI. Dicembre

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Il tempo passa... e tu non passi mai.

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Negramaro, Estate

Avete presente quando la sera vi mettete a letto perché sentite il bisogno di riposare gli occhi ma poi, una volta appoggiata la testa sul cuscino, i pensieri viaggiano talmente tanto da impedirvi di chiudere gli occhi? Ci provate, ma lo sguardo non è mai completa­mente rilassato: le palpebre sono contratte, la pupilla osserva la stanza da sotto il manto delicato e increspato della pelle. Passano le ore e alla fine, stanchi di combattere, gli occhi irrimediabilmente si spalan­cano. Beh, quella notte accadde proprio questo. Per quanto ci provassi i miei occhi erano totalmente sbarrati.

Sbuffai quando mi misi a sedere sul morbido letto per l'ennesima volta, avviluppata nell'enorme piumone bianco che adoravo far salire su, fino a ricoprirmi completamente la testa. Solitamente mi aiutava ad addormentarmi, ma quella sera anche i suoi sforzi erano diventati vani.

Guardai fuori dalla finestra chiusa accorgendomi che il cielo iniziava ad albeggiare. Fantastico! La notte era passata e ora avrei avuto cerchioni viola intorno agli occhi per tutto il giorno, così scuri che mi avrebbero fatto male.

Conscia del fatto che restare a letto avrebbe solo peggiorato la situazione, recuperai la mia vestaglia di pile, abbinata al mio pigiama rosa con le renne insensatamente azzurre e aprii la finestra. L'aria fredda impattò sulle mie gote, arrossate per il calore della coperta che mi aveva avvolta fino a qualche attimo prima. La brezza era leggera e mi accarezzava la nuca, lasciata leggermente scoperta dai capelli raccolti in una crocchia disordi­nata. Appoggiai la testa sul davanzale in marmo e contemplai la volta stellata ancora visibile. Il mio sguardo si posò inevitabil­mente sulla costellazione del triangolo estivo: persino il nome mi ricordava di Lui, della nostra estate.

Sembrava ieri che allietava la mia vita e le mie giornate con il suo immancabile sorriso e invece... il tempo era volato via e Lui non c'era più. Dall'ultima volta che l'avevo visto era trascorso un altro mese e dire che mi mancava era poco. Cercare di memorizzare il suo viso era inutile: un ricordo sfocato non gli avrebbe mai reso giustizia. Avevo provato a contattarlo, ma dopo il terzo tentativo mi aveva bloccata. Già, addirittura! L'unica cosa che riusciva a darmi speranza era quella promessa che mi aveva costretta a fare in auto:

"Promettimi che qualsiasi cosa accada non dimenticherai mai che io ti amo"

Dovevo credergli, dovevo per forza: non farlo mi avrebbe gettata nuovamente nel vuoto e non potevo caderci di nuovo.

La mia esistenza (IN REVISIONE✍🏻🗒️) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora