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«... Sei riuscita in quello in cui tutte le altre hanno fallito: tu... mi hai insegnato ad amare»
Katie Smith é una giovane ragazza di origini inglesi trasfer...
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Sentii qualcosa solleticarmi il capo e pian piano aprii gli occhi. Il suo odore di bergamotto e geranio invase le mie narici e con la coda dell'occhio intravidi il suo addome lineare, solcato da segmenti scuri messi in evidenza dai contrasti di luce provenienti dalla finestra. Molto carinamente aveva permesso di farmici appoggiare e, da quella prospettiva, riuscii a vedere anche un sottile strato di peluria bianca e luminosa che mi divertii a sfiorare con la punta delle dita. La sua pelle era morbida e levigata, salvo per alcuni nei che la insignivano delicati in alcuni punti. Uno, in particolare, attirò la mia attenzione, diverso rispetto agli altri: era un neo sporgente ricoperto da una sottile patina bianca, posizionato all'altezza del costato. Lo sfiorai appena quando sentii le sue dita farsi spazio tra le ciocche dei miei capelli. Sospirai beandomi di quella sensazione.
«Buongiorno bisbetica», disse in un sussurro, «dormito bene?».
«Hm», mugugnai.
«Certo che sei proprio una dormigliona tu. Hai idea di che ore sono?».
«No, non voglio saperlo», dissi alzando la testa verso di lui, «voglio stare qua con te», continuai per poi sistemarmi meglio sul suo petto e chiudere gli occhi.
«Ah guarda, ti dirò: si può fare tranquillamente per me. Anche se...», sussurrò lasciando incompleta la frase.
«Cosa?», chiesi aprendo gli occhi curiosa.
«No, nulla di importante. È solo che ha chiamato tua sorella, dicendo che tua madre si è svegliata», disse con una finta non curanza.
Scattai in piedi, «sei serio?»
«Ti pare che scherzi su una cosa così importante?», disse sorridendo.
Mi fiondai tra le sue braccia stringendolo forte, «dobbiamo andare, devo vederla. Dai, muoviti William».
«Ehi frena, raggio di sole. Devi fare prima una bella colazione».
«La facciamo in ospedale, su muoviti!», saltai giù dal letto, recuperai i vestiti della sera prima sulla sedia e corsi verso il bagno.
«Ehi aspetta! Una cosa», disse alzandosi dal letto. Lo guardai aspettando che parlasse. «La mia maglietta ti sta davvero bene sai?», affermò guardando la t-shirt nera con i quadri di Van Gogh che mi aveva prestato la sera prima. Era di diverse taglie più grandi e mi calzava a vestito. Un vestito decisamente molto corto dato che superava di pochi centimetri l'inguine.
A quelle parole risi e arrossii leggermente. Mi avvicinai a lui e afferrai il suo mento con una mano, «certo che sei proprio uno scemo quando ti ci metti».