❝ Quindi alla fine sei venuta veramente, benvenuta allo Shiratorizawa ❞
❝ ci ho messo una settimana a scegliere se accettare la borsa di studio sportiva o quella accademica, nel dubbio farò un anno uno e un anno l'altra ❞
✧˖°💌 𐙚 🏐⋆ ˚｡⋆ ☁︎
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September 27th 2024 ┏━━━━━━━━━━━━┓ ·˚₊꒰: ̗̀➛┊❝ Capitolo 10❞┊✧ ೃ༄ "Enigma a 20 serrature"
skip di due settimane 3 giugno, un giorno al torneo Inter-liceale
Il 3 giugno era arrivato, e il sole caldo di inizio estate filtrava dalle finestre delle classi del liceo Aoba Johsai, illuminando le file di banchi.
Reina era seduta al suo solito posto in terza fila, accanto a Ryo Nakamura, il suo compagno di classe e ormai anche buon amico. Entrambi, come tutta la classe aspettavano che la professoressa riportasse gli esiti della temutissima verifica di inglese, una tensione silenziosa riempiva l'aria mentre i compagni parlottavano tra di loro.
Ryo, con il suo solito fare curioso e rilassato, si voltò verso di lei, poggiando il gomito sul banco.
"Allora —iniziò con un sorriso — non ne abbiamo più parlato, sei andata a vedere quella partita di Ushijima, alla fine?"
Reina sentì un lieve nodo formarsi nello stomaco, ma mantenne un'espressione tranquilla. Aveva riflettuto molto su quel giorno e su ciò che era successo con Wakatoshi, ma preferiva tenere tutto per sé, almeno per ora. Mentire non le piaceva, ma non si sentiva ancora pronta a parlare di quella vicenda.
Fece un sorriso rilassato e scrollò le spalle.
"No, alla fine non sono andata" rispose con tono casuale
Ryo la guardò per un istante, come se stesse valutando la veridicità della sua risposta.
Poi annuì, accettando la sua risposta senza insistere.
"Ah, peccato. Pensavo ci fossi andata. Insomma, sembrava ti interessasse — disse ridacchiando — Ushijima dev'essere uno che lascia il segno, eh?"
Reina scosse la testa, mantenendo un sorriso forzato. "No, non è nulla di che."
Ryo sorrise, ma poi tornò a guardare avanti, chiaramente più interessato all'arrivo delle verifiche.
Il suono della porta che si apriva la distolse dai suoi pensieri, la professoressa entrò in classe con passo deciso, stringendo una pila di verifiche sotto il braccio. Con un gesto veloce, appoggiò i fogli sulla cattedra e osservò gli studenti con uno sguardo severo tipico di chi sta per fare una ramanzina.
"Devo dire che queste verifiche non solo non sono andate come mi aspettavo— iniziò, facendo una pausa per osservare meglio le facce dei ragazzi— sono andate anche peggio. Un completo disastro. La maggior parte di voi ha faticato persino a raggiungere un voto quasi sufficiente ho dovuto regalare un voto a quasi tutti per farvi arrivare a dei voti commentabili. A parte qualche eccezione ovviamente."
Quasi istintivamente, tutti gli sguardi si volsero verso Reina. Lei abbassò lo sguardo verso il suo quaderno, cercando di non farsi notare, ma era impossibile non sentire il peso degli occhi della classe su di lei. Era un copione che si ripeteva sempre: quando c'era una verifica o una prova, era scontato che Reina fosse tra i pochi a eccellere. Quella pressione, quel costante essere al centro dell'attenzione, la faceva sentire a disagio, anche se cercava di non mostrarlo.
