15.

127 12 1
                                    

-Signori, mi dispiace, ma se non siete parenti del ragazzo non potete entrare- li ferma immediatamente un'infermiera mentre stanno per aprire la porta.

-La prego, siamo l'unica famiglia che ha...- sussurra Riccardo mentre le lacrime continuano a rigare le sue guance: si sente maledettamente in colpa.

-Mi spiace, ma la risposta rimane comunque no- ribatte l'infermiera parandosi a difesa della porta, impedendo al trio di entrare.


Rassegnati, si dirigono verso la sala di aspetto della terapia intensiva, consapevoli che nessun parente di Amedeo li verrà a cercare... L'unica famiglia che il milanese ha avuto negli ultimi due anni sono stati Whetu, Riccardo e Daniel, e adesso i due si sentono impotenti davanti alla situazione.


-Per il signor Preziosi?- esclama improvvisamente un medico.

-Noi, siamo noi la famiglia di Amedeo- risponde prontamente Daniel alzandosi in piedi e dirigendosi a grosse falcate verso il signore sulla cinquantina appena arrivato.

-Volevo darvi un aggiornamento sulle condizioni del ragazzo... Per il momento risulta grave, ma siamo riusciti a scongiurare il peggio. Non è più in pericolo di vita, ma abbiamo dovuto indurgli un coma farmacologico a causa delle numerose ferite: ha un trauma cranico, si è fratturato il menisco destro e il crociato sinistro, oltre ad aver riportato alcune costole incrinate. Potete comunque entrare a salutarlo, ma solo per cinque minuti- afferma il medico.

-Grazie- sussurra Simone.


Riccardo è bloccato sul posto: lui è la causa dell'incidente, lui è l'unico motivo per cui Amedeo si ritrova a soffrire così tanto. Si trascina verso la stanza del suo migliore amico e, quando lo vede steso sopra quel letto con un tubo che lo fa respirare e pallido come un cadavere, non può far altro che piangere. Ricorda perfettamente quello che è successo, forse lo ricorda fin troppo bene...


Poche ore prima, Pordenone

-Grazie mamma, era tutto buonissimo- afferma Riccardo una volta concluso il pranzo che Stefania, sua madre, aveva cucinato con tanta cura.

-Grazie a te e Amedeo che siete venuti a trovarmi- risponde la donna abbracciandolo: sa che il figlio non sta passando un momento semplice, e sa perfettamente che quando lui si sentirà pronto per parlargli lo farà di sua spontanea volontà.

Riccardo, per la prima volta da diverso tempo, si sta godendo la giornata a pieno: la figlia e Mirtillo sono a casa con Daniel e Simone, Jasmine sembra un ricordo lontano, Amedeo è lì accanto a lui.


Passano il pomeriggio a ridere e scherzare, fino a quando, poco prima di cena, Riccardo decide che per loro è ormai tempo di andare a casa.

-Mamma, io e Amedeo andiamo- afferma il ragazzo quasi saltando in aria.

-Riccardo, forse è meglio se ci fermiamo qua.. Siamo entrambi stanchi morti e non ho alcuna voglia di guidare- risponde Amedeo poco dopo, cercando di convincere il suo amico a rimanere in quella casa.

-Si, Amedeo ha ragione- ribatte Roberto, venendo totalmente ignorato dal figlio.

Si alzano velocemente, assecondando l'improvviso sbalzo di umore di Riccardo: non sanno cosa gli sia preso, ma guardando lo sguardo non sembra sia niente di buono.


Si salutano frettolosamente, guardando Riccardo già seduto al posto del guidatore. Sono tutti preoccupati: nessuno sta capendo cosa stia succedendo, e cosa abbia scaturito un cambiamento così nel ragazzo.


Amedeo si siede nel posto del passeggero, a fianco di Riccardo, che parte poco dopo sgommando. Nessuno parla per diverso tempo, finché il più grande decide di fermarsi in autogrill per fare una pausa.

Si prende un caffè rimanendo da solo: Amedeo è rimasto in macchina a sonnicchiare, pronto a dare il cambio all'amico alla guida. Ma questo non succede: Riccardo sale in macchina nuovamente, e riparte senza nemmeno degnare uno sguardo all'amico.


Solo quando ormai sono all'altezza di Bergamo Amedeo decide di parlare.

-Si può sapere cosa ti è passato per il cervello? I tuoi genitori ci sono rimasti male- sbotta Amedeo scazzato, perché questo non può essere il Riccardo che ha conosciuto, il Riccardo che crede di conoscere.

-Nulla, non mi prende nulla- risponde con tono neutro, facendo arrabbiare il più piccolo ancora di più.

-Ah, nulla?! Dimmi cosa ho fatto, perchè sono sicuro che quello sbagliato in questa macchina sono io!- urla Amedeo sull'orlo delle lacrime.

-Beh, dato che i miei genitori amano più te di me qualcosa di sbagliato l'hai fatto...- ribatte nuovamente in tono neutro Riccardo.

-Non è vero: sei la cosa più importante che la Stefy e Roby hanno... Non dire scemenze-

-Non sto dicendo scemenze... Anzi, dato che sono preso da questa vena di sincerità, volevo solo ricordati di come mi hai baciato in un bagno squallido, di come mi hai abbandonato subito dopo, per poi tornare e rubarmi l'affetto di tutti. Spiegamelo, davvero, perchè io non riesco a capire cosa ci trovino tutti in te- urla di rimando Riccardo, facendo rabbrividire anche sé stesso. Questo è quello che succede quando si tiene tutto dentro, quando sorride per poi mostrare agli altri un sorriso.

-Pensavo non te lo ricordassi... E poi, scusami tanto se ho voluto lasciarti vivere la favoletta e il successo- sussurra piangendo Amedeo, non sapendo proprio che dire... Ha solo voluto proteggerlo, ha solamente voluto provare a proteggerlo dal male che gli avrebbe fatto standogli vicino.


Si zittiscono entrambi, se non per alcuni singhiozzi che Amedeo si lascia sfuggire di tanto in tanto.


Ormai sono a Monza, dopo un'altra mezz'ora di strada, e mancano ancora una ventina di minuti a casa di Riccardo. Ma gli occhi sono pesanti, la strada sempre più sfocata, tutto più ovattato: quando riapre gli occhi, si ritrova capovolto.


-No, no, no. Che cazzo ho combinato- pensa dentro di sé. Inizia ad urlare il nome di Amedeo, perchè non riesce a vederlo, perchè non riesce a sentirlo.


Ospedale, Milano

Riccardo muove finalmente i primi passi nella stanza, per poi sdraiarsi sul letto di Amedeo stanno attento a non fargli male. Si accoccola al suo petto, addormentandosi poco dopo.


-Lasciamolo lì- sussurra Simone a Daniel, per poi trascinarlo fuori da quella stanza.


Escono dall'ospedale lasciando Riccardo al suo interno, perché Daniel non riesce più a sopportare quell'atmosfera soffocante che li ha circondati fino a poco tempo prima.

-Perchè quando ci sono sempre io succedono solo danni?- borbotta Simone triste.

-Non è colpa tua Simone, almeno questa volta la colpa non è tua- sussurra Daniel abbracciandolo dolcemente e accarezzandogli i capelli.

Il passato ritorna sempre... [DaddaxAwed]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora