Sensi di colpa

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Madison 8 dicembre 2008

Mi ritrovai seduta nella mia auto a fare i conti con l'arrivo dei sensi di colpa, ma qualcosa nel profondo ardeva ancora  di desiderio, come se non ne avessi avuto abbastanza. 

Avviai il motore cercando di non lasciare troppo spazio alle sensazioni che mi bruciavano ancora sotto pelle.

Arrivata a casa, tra le mie cose, nella mia routine, mi resi conto della gravità di quanto era successo.

Mi spogliai di fretta e mi buttai sotto la doccia, strofinandomi il corpo come se dovessi asportare lo strato che era rimasto a contatto con il suo.

Mi sorpresi a percorrere la curva dei miei fianchi stringendola con la mano come aveva fatto lui poco prima, mi stupirono le lacrime che presero a scendere copiose. Avevo tradito il mio ragazzo con un uomo più maturo che mi aveva marchiata a fuoco con le sue mani avide di desiderio. 

Non desideravo altro che poterle avere addosso di nuovo.

Uscii asciugandomi lentamente e osservandomi nello specchio in cerca delle tracce evidenti del mio cambiamento, ma ad occhio ero sempre io. 

Il telefono suonò nell'altra stanza, era Paul.

Che strano, non chiamava mai cos' spesso, ebbi una bruttissima sensazione all'altezza della bocca dello stomaco.

"Ciao Maddi, volevo solo salutarti e dirti che mi manchi e che tra tredici giorni ci potremo vedere di nuovo!"

Restai in silenzio cercando di captare la sensazione di euforia che questa notizia avrebbe dovuto generare ma che non arrivò, i miei pensieri erano tutti per Jake, per quello che avevamo condiviso e per quello che avremmo potuto fare ancora. 

"Amore ci sei?"

"Si, amore ci sono, certo che sono felice, solo che non mi sembra ancora vero"

Giuda era un dilettante confronto a me, mi dissi che un uomo veramente innamorato avrebbe dovuto accorgersi che qualcosa non andava dal mio tono di voce, lui invece continuava a darmi per scontata.

Ci salutammo poco dopo e quello che mi restò addosso fu un senso di vuoto assoluto. 

Guardai il display, nessun messaggio da Jake. 

Mi obbligai ad odiarlo pensando che aveva avuto quello che desiderava, non si sarebbe più fatto sentire. 

Per fortuna le mie coinquiline erano tornate a casa per il fine settimana e avevano deciso di allungare di qualche giorno per recuperare degli abiti più caldi e prepararsi alla lunga attesa delle vacanze di Natale. Non avevo nessuna intenzione di farmi vedere in quello stato. 

Scaldai una pizza surgelata nel fornetto accendendo contemporaneamente Netflix e afferrando una coca ghiacciata dal frigo. Avevo saltato il pranzo e me ne accorsi dopo il primo morso perchè la fame cominciò a farsi sentire. 

Verso le nove il suono di un messaggio mi distolse dalla mia serata di disperazione.

Era un messaggio di Jake che rubava le parole a Tiziano per colpire dritto dove faceva più male:

Sei tu il regalo più grande, la tua bellezza, il tuo corpo su di me, non riesco a pensare ad altro.

Faccio la notte, smonto all'una se vuoi ti raggiungo.

Sorrisi buttando la testa indietro sullo schienale del divano, era esattamente quello che pensavo io. Improvvisamente dimenticai il senso di colpa, i miei sensi si accesero al ricordo di come mi aveva fatta sentire, una regina, la sua regina, una dea tra le sue mani. Il pensiero delle sue mani nella mia intimità accese il fuoco e un desiderio doloroso si impossessò del mio ventre.

Risposi con le mani che tremavano incapaci di tenere fermo il cellulare. 

Gli mandai indirizzo e dettagli, informandolo che ero fortunatamente sola a casa.

L'attesa fu estenuante anche se mi ero prodigata a sistemare la casa e la mia stanza, avevo acceso candele profumate un po' d'dappertutto e una musica leggera in sottofondo. 

Volevo indossare qualcosa di carino, ma i soli completini di pizzo per la notte che possedevo erano a casa di Paul, nascosti in una scatola infondo al suo armadio. 

Paul.

Cosa stavo facendo? perchè lo stavo facendo?

Afferrai il telefono mentre le lacrime prendevano a bruciare sotto le palpebre, volevo scrivere a Jake con una scusa che non se ne faceva niente, che era meglio lasciar perdere, quando il telefono che tenevo in mano vibrò.

"Sono fuori dalla porta che muoio di voglia, ti prego apri!"

Mi alzai come ipnotizzata e andai ad aprire la porta.

Mi travolse con un bacio, chiudendo l'uscio con un calcio.

"Siamo soli vero?" mi chiese continuando a baciarmi.

Lo allontanai spingendolo con le mani sul petto, avevo bisogno d'aria, di tempo, di pensare, la sua bramosia mi travolgeva, accendeva in me pensieri e sensazioni mai provate ma anestetizzava la ragione. 

L'effetto che ottenni però fu quello di accendere maggiormente il suo desiderio.

Sembrava un gioco, più lo allontanavo più mi attirava a se.

Fremevo.

Avevo già cominciato a sragionare.

Abbandonammo gli strati di abiti che separavano i nostri corpi lasciandoli sul pavimento dell'ingresso. Mi sollevò di peso caricandosi le mie gambe sui fianchi. Potevo sentire la potenza del suo desiderio pulsare sotto di me. Ma io non ero da meno, il mio era tale da trasformarsi in dolore.

Le nostre lingue si esploravano incessantemente, finché non giungemmo sul mio letto, le sue mani esperte erano sempre nel posto giusto al momento giusto. 

Ero già in preda ai tremori per l'eccitazione quando scese tra le mie cosce soffermandosi con la lingua sul mio centro. Inarcai la schiena credendo di non poter resistere oltre a questa tortura estatica. Sentivo già la testa fluttuare come scollegata dal corpo, la ragione mi aveva abbandonata da un pezzo, presi fiato pronta al mio viaggio di piacere quando la sua mano si fece strada tra le mie gambe prendendo posto dentro di me mimando una danza lenta. La sua lingua si fermò. La prospettiva cambiò di colpo. Improvvisamente ero di nuovo lontana dall'apice, mi arresi disarmata, inutile cercare di gestire le sensazioni, tanto valeva lasciarsi dominare. 

Non ci volle molto.

Quando fui di nuovo vicina al culmine, cambiò di nuovo prospettiva, riprese la sua danza con la lingua esplorandomi nel profondo con le dita.

Era davvero troppo. 

Iniziai a muovermi convulsamente affinché i colpi che mi assestava fossero più centrati possibile, il cuore batteva all'impazzata, c'ero quasi, strinsi i suoi capelli tra le dita ma a nulla valsero i miei tentativi di raggiungere la vetta.

Si scostò da me con un sospiro. 

"Dammi un minuto"

Avrei voluto dirgli che non c'era bisogno, che prendevo le mie precauzioni, ma in un istante di lucidità mi dissi che non ci conoscevamo affatto e che non sarebbe stato prudente. 

Riprese esattamente da dove aveva lasciato, centrando alla perfezione l'attimo e godendoselo dal posto d'onore. Mi raggiunse dopo avermi portata su Marte e avermi ricondotta a casa. Restò abbracciato a me baciandomi i capelli, finché Morfeo non ci accolse entrambi.

Quando riaprii gli occhi il mattino successivo, Jake era andato via.


Spazio Sue

Breve ma intenso. La storia tra Madison e Jake mi sfugge dalle mani e le scene si affollano nella mente. 

Credo che il prossimo passo necessario sia un pov di Jake. Come vive questa bramosia? ed Emily che fine ha fatto? a che punto è la loro storia? Non ci crederete ma so già da dove cominciare.

Buona lettura, per ora e attenzione ai post potrei pubblicare molto velocemente!

Sue


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