Si dice che nella vita siamo padroni delle nostre azioni, lo si insegna ai bambini fin da subito, appena possono comprendere. Scegli tu cosa dire, scegli tu cosa fare, cosa essere. Ma quanto c'è di vero in queste parole?
Davvero pensiamo che chi si trova in difficoltà se lo sia cercato a suon di scelte sbagliate?
Davvero pensiamo di poter giudicare una persona dalle sue azioni?
Le cose che decidiamo di fare sono la somma di tanti, troppi fattori, sono le nostre paure, i nostri trascorsi, i bui più profondi del nostro cuore che affiorano all'improvviso. Sono frasi sentite non sappiamo nemmeno quando, scene viste e accantonate li nella mente, che tornano ad animarci al momento giusto, o sbagliato.
Di scelte sbagliate ne facciamo tutti, ma per alcuni queste scelte pesano più che per altri.
Per alcuni il peso di una parola è come una pugnalata nella schiena, ti destabilizza e ti fa crollare a terra e allora piangi di dolore, ma non è fisico, quello si sopporta, è un dolore che esplode dentro e ti corrode.
Ci sono persone per cui uno sguardo, una parola sono tutto questo. Sono anime sensibili che non sono fatte per questo mondo infame. Un mondo di squali pronti a sbranarti.
Ci sono persone che per un apparente nulla si distruggono dentro.
Sono quelli troppo buoni, troppo veri, troppo sinceri che piano piano diventano vittime della loro stessa bontà e devono imparare a mentire anche agli altri, perchè a mentire a se stesse sono fin troppo brave. Sono quelli del va bene non importa, anche se il peso del mondo grava sulle loro spalle.
Intorno a queste persone ce ne sono sempre altre quelli che io chiamo :"i giudici".
Vedono tutto, sentono tutto, ma non fanno e non dicono niente. Ti vedono strisciare nel peso della tua quotidianità, ti vedono comunque e sempre a testa alta portare avanti tutto, trascinare questo carro di carnevale che è la vita, ma non fanno niente per aiutarti.
Sono quelli che danno tutto per scontato, fino a quando viene un giorno in cui il carro è troppo pesante, sei stanco ti dolgono le membra e allora pensi che forse, puoi allentare la presa, solo un attimo, stendere le braccia, allungare la schiena. Infondo lo tiri da anni, lo tiri sempre ed ha sempre funzionato solo grazie a te, cosa potrà cambiare se ti fermo un istante?
E' a quel punto che il giudicatore si desta dal suo torpore e si ricorda che esisti e dall'alto del carro ti chiede come mai hai smesso di tirare e allora ti si rompe qualcosa dentro perchè è tremendamente ingiusto e ti incazzi.
Butti all'aria tutto, il carro i suoi abitanti, tutte le cose che ci hanno accumulato sopra, e più ne vedi più la rabbia sale perchè quel peso, fatto di cose inutili, lo devi portare tu.
Ma il giudicatore non aspettava altro per concentrarsi su di te, su quanto sei irruento, su come ti stai comportando, su cosa può uscire dalle tue labbra in un attimo di imprudenza e si finge vittima.
Si finge vittima per nascondere a se stesso, a te e agli altri che fino a quel momento è stato seduto sul carro che ti toglie il fiato ogni secondo della tua vita a guardarti sgobbare, senza fare niente.
E tu ti senti male. Ti senti stupido, perchè le braccia libere e leggere non lo sai se ti piacciono così tanto, perchè il peso del carro ti comincia a mancare e perchè forse il giudicatore ha ragione, sei un ingrato.
E rimetti tutto a posto posizionandoti sotto il tuo giogo come un bue obbediente e ti prometti di non alzare più la testa, ma infondo lo sai che è una tremenda ingiustizia.

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Truths
RomanceQuesto racconto nasce come spin off del precedente "Lies". Il protagonista è Jake, felice e realizzato compagno di vita di Emily. Quando lei lo abbandona per tornare con il suo amore di gioventù, Jake deve fare i conti con le verità che le ha tenut...