Rabbia e solitudine

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Sentirgli pronunciare quel nome, fu come ricevere uno schiaffo in pieno viso. Avrebbe potuto presentarsi con il suo maledettissimo nome, che conoscevo fin troppo bene, avrebbe potuto inveirmi contro dicendo che mia moglie lo desiderava da una vita e lui era tornato. Invece aveva deciso di ferirmi con la lama che faceva più male, sbattendomi in faccia la mia impossibilità di diventare padre, di rendere felice la mia Emily con il dono di un figlio. 

Non so se fu l'orgoglio o la rabbia a gridare più forte, ma le mie orecchie presero a fischiare. 

"Emily che cazzo ci fai con questo qui?" La mia voce era un ringhio, il fiato corto, stavo gridando con una brutalità che non mi apparteneva. 

"Ecco noi siamo andati da mia madre, poi ci siamo fermati qui a parlare della bambina e.."

"Cristo Emily ci sei andata a letto? Dopo tutto il male che ti ha fatto? Hai dimenticato come eri ridotta quando ci siamo conosciuti?"

Serrai i pugni e mi avvicinai a lei con passo deciso, cazzo non poteva farsi rovinare la vita da lui un'altra volta. D'improvviso una rabbia folle mi annebbiò la vista, volevo picchiarla, avevo voglia di colpirla, di farle male. 

Non era da me e questo stesso pensiero mi spaventò. 

"Calmo amico tieni le mani a posto ". 

La voce di Taylor mi riportò per un istante alla realtà, non era lei che doveva soffrire , ma lui, rivolsi tutto il mio odio e la mia rabbia verso quell'uomo 

" Come ti permetti anche solo di guardarla, lo sai che a causa tua è quasi morta, lo sai? È arrivata in clinica con le vene dei polsi tagliate e quando siamo riusciti a riprenderla si è rifiutata di mangiare per mesi..." 

" Basta Jake ti prego non è stata colpa sua "La voce di Emily era un sussurro, rotta dal pianto e dalla vergogna, non volevo che stesse male, accidenti avevo faticato una vita per renderla felice e lei adesso buttava tutto al vento così, lui l'avrebbe fatta soffrire di nuovo ed ecco i primi risultati che si facevano già vedere, stava piangendo, come non la vedevo da anni. 

Maledetto.

Provai un impulso animale, fortissimo, di mettergli le mani addosso. Riuscii persino a visualizzare la scena, lui steso a terra con me sopra e i miei pugni che fendevano l'aria e impattavano sulla sua cazzo di faccia perfetta. 

Lo spintonai. Ma al contrario delle mie previsioni, lui non reagì, razza di codardo, allargava le braccia incassando i miei spintoni e le mie sberle. 

Non sai reagire, non sai difenderla? 

Giunto alla parete con la schiena, voltò persino la faccia in un 'altra direzione e i miei tentativi di fargli saltare i nervi caddero miseramente nel vuoto. 

Mi rivolsi a Emily:

"E tu te lo ricordi quanto hai faticato a rialzarti, vuoi permetterglielo di nuovo? Ma non capisci ha usato la scusa di cercare la bambina per venire qui e per circuirti, magari vuole solo soldi ".

Il suo sguardo mi fulminò all'istante. 

"Cercare la bambina? Hai davvero usato la parola cercare? Come fai a sapere che non è morta e che la vogliamo cercare? "

Mi fermai di colpo. Le mani abbandonate lungo i fianchi, ormai vinto dagli eventi. Mi ero scavato la fossa con le mie stesse mani. 

Il cuore batteva all'impazzata e la bocca, ormai asciutta non riusciva a proferire parola. Non avevo modo per giustificare quello che avevo appena detto e la sua risposta mi fece intendere che la vecchia aveva parlato più del necessario. 

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