capitolo 3

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ELENA:
Finalmente suona la mia amata campanella proprio quando stavo per rispondere alla prima domanda della professoressa, questa si chiama fortuna. Nel mentre Ludo se ne va con Abigail, quelle due sono inseparabili e un po’ le invidio, hanno un ottimo rapporto. Io come sempre esco in cortile a prendere un po’ d’aria e vado da Spot. Lui è un cane di penso 6 anni che vive nella nostra città e si rifugia molto spesso sotto le scale anti-incendio della scuola. Nessuno ci va, solo io. Mi faccio annusare e lui mi riconosce quasi subito, gli accarezzo la folta pelliccia e gli faccio le solite coccole dietro l’orecchio, le ama. Lui tutto felice non la smette di muovere quella codina che gli spunta sul didietro certe volte me la sbatte anche in faccia ma c’ho fatto l’abitudine. Sto un po’ con lui e poi purtoppo il suono della campanella ci interrompe, devo tornare a lezione però ora c’è educazione fisica e io ho la borraccia mezza vuota quindi vado negli spogliatoi per riempirla.

LUDOVICA:
Oggi Abigail è strana, non capisco non è la solita, preticamente non mi ha rivolto la parola per tutta l’ora di storia e di solito facciamo l’imitazione delle interrogazioni di Enrico ma questa volta nulla. “Ehi Abigail che hai?” lei mi guarda e con la voce leggermente tremante cerca di articolare una risposta “Preferirei parlarne fuori”. Ma che le succede, non si è mai comportata così. Ma poi perchè mi sta trascinando via dalla classe come se avessimo compiuto un reato? Arrivate in cortile punto i piedi per terra e cerco di fermarla “Abi che cavolo stai facendo?”. Sto iniziando a sudare freddo. “Tranquilla voglio solo parlarti”. Tranquilla un corno come si fa a stare tranquilli quando la tua migliore amica si comporta così! “Ludo io non volevo dirtelo, ma cambio scuola” dice lei tutto d’un fiato. Spero di aver capito male “Aspe e perché questa decisone presa su due piedi?” sono davvero scioccata. “Ho avuto una lunga discussione con i miei genitori, hanno iniziato a paragonarmi a te e lo fanno continuamente, dicevano che tu eri cosi tu eri colà e io dovevo prenderti come esempio, ludo non ho retto più, vanno avanti con questa storia da molti mesi e io mi sono davvero rotta di essere paragonata a te e ho deciso di cambiare istituto per diciamo allontanarmi, credimi è la soluzione migliore, mi dispiace tanto!” Cosa??? Non posso crederci! Vi prego ditemi che sta scherzando! “C’è dell’altro (ah beh pure), oggi per me è l’ultimo giorno, cambio scuola da domani” Non ci posso credere “E perché me lo dici solo ora?!” Chiedo balbettando “Mi vergognavo Ludo perdonami”. Basta ne ho abbastanza di queste sciocchezze mi sono davvero rotta! Senza dire una parola mi volto e cammino a passo spedito, Abigail cerca di fermarmi ma io non la voglio più sentire parlare. La odio come odio tutti! Non me ne va mai una giusta!

ELENA:
Sono in palestra, devo muovermi perché il prof Mastro (quello di educazione fisica) non accetta ritardi, mi accorgo però di un lamento soffocato e appena arrivo sulla soglia della porta mi ritrovo davanti una scena che mai mi sarei aspettata di vedere: dentro lo spogliatoio c’è Ludo che piange. Non si è fortunatamente ancora accorta di me quindi rimango a fissarla senza proferire parola. Cavolo se è bella! Ha i segni delle lacrime che le rigano le guance e le danno un’aria triste e sconsolata. I suoi ricci le ricadono sulle spalle in maniera alquanto disordinata. Qualcosa mi dice che centri Abigail ma non ne sono sicura. Ad un certo punto entra nel bagno, sento un rubinetto aprirsi quindi penso si stia sciacquando la faccia per il trucco sbavato poi quando il rubinetto si chiude io ancora con la borraccia quasi vuota me la svigno sperando che nessuno ci abbia viste.





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