capito 14

2 0 0
                                    

LUDOVICA:
Sono stupita da Matteo. Era l’ultima cosa che mi sarei mai aspettata da lui. Gli regalo perciò uno dei miei migliori abbracci “Perché così all’improvviso queste scuse?” chiedo quando il nostro tenero abbraccio finisce “E’ da quando mi hai aiutato con le ferite che ci penso” sorrido e lui ricambia. Finalmente si decide ad aprire quella dannata porta. Decidiamo di prepararci dei popcorn al burro e di guardarci una serie a caso da Netflix. Mi sdraio sul divano cercando di trovare una posizione comoda mentre la serie è a metà, i piedi infilati in una coperta morbida sono caldi e questo mi rilassa non so perchè, cerco a tastoni il telecomando per alzare il volume perché questi letteralmente sussurrano ma girandomi rimango a fissare Matteo addormentato accanto a me. Ha un'espressione serena, i capelli un po' scompigliati e briciole di popcorn sul petto, segno che si è lasciato andare mentre cercava di resistere al sonno. La mia attenzione è tutta su di lui. La luce blu del televisore illumina il suo viso e io sorrido, pensando a quanto sia tenera come scena. La Coca Cola, frizzante e fresca, è accanto a noi, e il profumo del burro dei popcorn riempie l’aria.  In questo momento semplice e perfetto, mi sento fortunata. Sapere che siamo qui insieme ora riappacificati come un tempo, in questa serata tranquilla, mi fa sentire a casa. Decido di non svegliarlo; merita di godersi il suo riposo. Mi alzo e spengo la televisione, gli metto la coperta e me ne vado in camera mia. Sono seduta sul bordo del letto, guardo il muro davanti a me, persa nei miei pensieri. Vorrei tanto parlare con Matteo dei miei mille problemi. Ma c'è qualcosa che mi blocca. Non so come iniziare, né se riuscirei a trovare le parole giuste. A volte mi sento così insicura, come se non fossi mai abbastanza. La paura di essere giudicata mi assale. Ho sempre visto Matteo come una persona forte e sicura di sé; mi sembra impossibile che possa capire le mie ansie e le mie paure. Temo che, se gliene parlassi, potrebbe pensare che sono debole o strana, e non voglio deluderlo. Vorrei solo una soluzione, un modo per sentirmi meglio con me stessa, ma mi sembra che il primo passo sia il più difficile. La mia mente è un vortice di emozioni confuse e contrastanti. So che lui si preoccuperebbe, ma la mia paura di essere fraintesa mi frena. Cerco di trovare un modo per superare questa barriera. Forse un giorno riuscirò a dirgli quello che sento, ma per ora mi accontento di riflettere e sperare di trovare la forza per aprirmi.

ELENA:
Cavoli l’ho combinata davvero grossa! Corro a casa con la bici beccando qualche insulto dagli automobilisti per la mia guida molto spericolata (in tutto ciò ho raccontato più o meno tutto a Gabriella e ora si è stabilita al maneggio). Mi rintano subito nella mia stanza, in realtà credevo di essermela scampata ma subito ritiro il pensiero sentendo i passi veloci e confusi di mia madre. Neanche apre la porta e subito si accanisce su di me, in questo momento mi sento come se fossi intrappolata in un incubo. La discussione con mia madre è sfuggita di mano e ora è diventata una battaglia feroce. Ogni parola sembra carica di odio, un colpo basso dopo l'altro. "Non capisci niente di me!" le grido, mentre sento il sangue ribollire nelle vene non capendo il perché di tanta rabbia per due ore di ritardo. La discussione continua e Sara fa capolino dalla porta. È come se fossimo due estranee, chiuse in una stanza, incapaci di trovare un punto di incontro. Lei non fa altro che ripetere le sue stesse frasi, come se non volesse davvero ascoltare. "Sei solo una ribelle!" mi risponde, con un tono di voce che mi fa quasi rabbrividire. La sua delusione mi colpisce come un pugno, ma non posso fermarmi. La tensione cresce, il respiro è pesante e le lacrime minacciano di uscire. Vorrei solo che capisse che sono fatta così e che sta esagerando, io amo il maneggio e amo Legend e non potrà mai proibirmi questo, è come privare un pesce dall’acqua. Ma lei sembra vedere solo la mia opposizione, ignorando tutto il resto. La situazione è insostenibile. Ci troviamo in un vortice di parole velenose, e ogni attacco fa male. Vorrei che finisse, ma non so come. Mi sento sempre più distante da lei, dalle sue aspettative da tutto. Finalmente dopo più di mezzora mi sbatte la porta in faccia e Sara si tuffa sul mio letto. Non dice nulla, ma la sua presenza è già un conforto. La guardo, i suoi occhi sono gentili e pieni di comprensione. “Sei stata davvero forte,” dice, rompendo quel cupo silenzio regnante da qualche minuto della mia stanza. Quelle parole mi fanno sentire un po’ meglio, come se finalmente qualcuno vedesse quello che stavo passando. Le racconto tutto, le urla, la frustrazione. Lei ascolta, annuendo, e quando finisco, mi stringe forte in un abbraccio. “Non sei sola, Elena. Io ci sono, lo sai” sussurra. Le sue parole sono come una coperta calda che mi avvolge, facendomi sentire protetta. In quel momento capisco che, anche se le cose con nostra madre sono complicate, c’è qualcuno che mi capisce davvero. Restiamo così, abbracciate, mentre il mondo fuori continua a girare. E mentre la tensione in me inizia a dissolversi, mi rendo conto che, anche nei momenti più bui, solo Sara riesce a farmi ragionare lucidamente. Le ho raccontato tutto della situazione di Gab e lei è rimasta molto stupita giustamente “Quindi come diamine fai a vederla? Uscire di nascosto direi di no” lo so cavolo non voglio rischiare, già non è una bella situazione non vorrei rovinarla ancora di più ad un certo punto però un’idea mi attraversa la testa “Sa che genio che sono! Hai sempre detto di essere grande per un lavoretto no? Perché non vai al maneggio? Lo so che per i nostri potrebbe essere complicato ma diciamo che cercano personale e che tipo hai mandato una curricula e ti hanno preso, aggiorno io Carter, che ne pensi? Lei sorride uno di quei sorrisi che risalta le sue meravigliose fossette “Penso che sei un genio sorellona, glielo diciamo a cena”. Verso le nove scendiamo in salotto, mia madre non mi degna di uno sguardo, mentre mio padre severo ma giusto mi da una pacca sulla schiena come per rassicurarmi, con lui mi trovo meglio che con mamma, rende le cose più semplici, più leggere. Comunichiamo durante la cena molto silenziosa l’idea di far lavorare Sara, mamma molto titubante si è lasciata convincere quindi stasera scrivo a Carter e lo aggiorno su tutto e mi faccio scrivere da Gab.

OUR HISTORY Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora