capitolo 6

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ELENA:
Appena torno a casa trovo mia sorella intenta a studiare “Oi Sara” mi avvicino a lei “Ciao sorellona” ci abbracciamo “Mamma e papà? Dove sono” anche se so la risposta lo chiedo lo stesso “Sono ad una riunione” ecco appunto dovevo aspettarmelo “Vedi che io tra poco vado in palestra” lei mi guarda per un momento “Ok va bene io devo studiare ancora delle pagine di storia e fare le mappe di scienze quindi non aspettarmi”. Io e Sara di solito andiamo insieme ad allenarci, io sono stata la prima delle due a voler andare in palestra lei poi si è interessata alcuni mesi dopo. Pendo il borsone e mi cambio, riempio la borraccia, collego le cuffie al telefono e vado. Come sempre prendo la mia amata bici perché la palestra è un po' lontana da casa ma non troppo perché è circa cinque isolati più in là della mia scuola. Entro e subito Daniel il mio allenatore mi saluta e si avvicina a me “Ciao Ele bene riscaldati che cominciamo tra poco oggi lavoriamo sulle gambe e sulla postura” lo seguo attenta verso i tapis roulant tenendo bene a mente tutto quello che mi dice “Bene ora riscaldati fai 15 minuti di cardio così stai apposto, poi andiamo avanti” annuisco e lui si allontana. Comincio con camminata e dopo due minuti parto con la corsa. Poi squat con bilanciere e, mamma mia, quanto bruciano le gambe! Ma è una sensazione che mi piace, perché so che sto lavorando sui muscoli. Un circuito di addominali ci sta sempre. Anche se alla fine mi urlavano letteralmente pietà, ma è proprio lì che capisci che stai facendo un buon lavoro, no? Ovviamente non possono mancare le braccia. È stata dura, ma vedere i piccoli miglioramenti mi motiva a continuare. Ho finito con un po’ di stretching, giusto per rilassare i muscoli e prevenire indolenzimenti. Uscendo dalla palestra ero stanca morta, ma anche super orgogliosa di me stessa. Non so con quale voglia ritorno in bici a casa e mi butto sul divano morta. Ceno e mi rintano in camera. Ripenso alla giornata di oggi, ho davvero bisogno di parlarne con Sara dovrò pur sfogarmi con qualcuno prima o poi, purtroppo però visto che lei ha una vita sociale cento volte meglio della mia è uscita con la sua comitiva quindi mi tocca aspettarla. Quando la borsa della palestra è finalmente vuota e pulita mi metto sul letto con Spotify nelle orecchie e con l’app di Tetris aperta sul telefono, a parte la bellezza e la calma che ti trasmette, questo gioco è d’avvero il mezzo perfetto per pensare e rimurginare su questa giornata super faticosa. A me Ludo in realtà è sempre stata simpatica e mi è dispiaciuto moltissimo staccarmi da lei ma non possiamo ritornare amiche così dal nulla, sarebbe troppo strano, è cambiata molto, ora è più matura ma la sua testardaggine è rimasta la stessa è la persona più cocciuta sulla faccia della terra. Ho visto come si fidava di me nella mia casetta, non vedevo più da tempo quello sguardo di amicizia e di fiducia nei miei confronti. Sento una porta che si chiude e mi rendo conto che lo schermo del telefono si è spento. Devo essermi imbambolata, mi succede spesso quando mi capita di perdermi nei miei pensieri. Finalmente Sara è tornata e guardandomi allo specchio noto che ho gli occhi molto lucidi e la scia di una lacrima segna la mia guancia destra. “Ciao sorellona” Sara entra con un sorriso raggiante che scompare all’istante lasciando spazio a un’espressione preoccupata. “Ciao Sa” dico cercando di fermare il tremolio della mia voce. “Ehi, che è successo?” caspita è impossibile nasconderle qualcosa. Mi fa segno di stenderci sul letto, si cambia tipo Flash e si sdraia accanto a me. “Dimmi” decido di raccontarle tutto, le racconto di scuola, della palestra, del centro e della casetta. Lei ascolta attentamente, senza mai interrompermi, alla fine mi guarda e mi abbraccia e io scoppio a piangere come una bambina, con lei sono libera di essere me stessa, le sarò grata a vita per questo. Dopo un po' riesco a calmarmi, ci stacchiamo e ci mettiamo sotto le coperte. Io ho la testa sul suo petto e lei mi accarezza la schiena. La amo. “Grazie” sussurro e lei mi stringe a sè e ci addormentiamo così. Sara è sempre stata la più forte tra le due emotivamente parlando. Di solito è la sorella maggiore a sostenere quella minore ma essendo la mia famiglia fuori dal comune è la sorella minore che sostiene quella maggiore.

LUDOVICA:
Domani starò di nuovo con Elena, spero almeno dopo quello che è successo oggi mi degni di un ciao. Ho appena finito di prepararmi lo zaino, non so perché ho tutta questa voglia di vederla, cavoli mi sa che mi sto affezionando di nuovo. Ho paura di ferirla e di farla stare male per colpa mia come è già successo. Come per Abigail, approposito Abigail! Caspita c’ero rimasta malissimo ma con Elena non l’ho pensata mezzo secondo giuro! Che strano domani non vedrò più quella che pensavo fosse la mia migliore amica. Vabè basta con questi pensieri ne ho avuti anche troppi per oggi, mi lavo quindi i denti e vado a letto ma come sempre fatico ad addormentarmi però noto che la guancia si è sgonfiata quindi menomale. Dopo un’oretta buona il mio cervello decide di spegnersi facendomi cadere in un sonno molto tranquillo senza sogni o incubi. Chi sa come andrà domani.



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