capitolo 5

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LUDOVICA:
Sono ancora con Elena nella sua casetta, mi sta trattando proprio bene, ora sta pulendo le tazze e io ne approfitto per fare un giretto. La casa è un trilocale, è molto piccola, ma così carina, con le pareti di legno chiaro e il tetto a spiovente. Sembra uscita da una fiaba, ma è reale e tenuta benissimo. Le finestre sono grandi, con i vetri puliti e tende bianche che si muovono dolcemente al vento. Intorno ci sono piante e fiori colorati che la rendono ancora più accogliente. Quando ti avvicini, senti un profumo misto di legno e libri vecchi, ci sono poi scaffali pieni di libri, di ogni tipo, dal pavimento al soffitto. Ci sono romanzi, vecchi volumi di poesie e manuali di ogni genere. Ogni libro sembra avere una storia da raccontare, non solo quella scritta sulle pagine. Sul pavimento, accanto al camino, c’è una cuccia morbida, penso per un cane o un animale che abita in queste zone. È tutto così tranquillo, così perfetto. Sembra il posto ideale per leggere, sognare e lasciarsi coccolare dalla natura. Questa casetta non è solo un rifugio, è una vera casa, piena di calore e di vita, anche se è sperduta nel mezzo della pineta. Persa nei miei pensieri come sempre, mi accorgo che Elena ha lasciato la porta verde smeraldo della casa aperta e lei è appoggiata sull’uscio a godersi il silenzio della pineta. “Che fai?” le chiedo timidamente. “Aspetto Spot” la sua voce è calma e rilassata. Cerco di capire chi sia Spot ma la risposta la trovo da sola quando vedo avvicinarsi un cane molto grande dall’aria randagia, ecco spiegata la cuccia. Si incontrano a metà vialetto lui le corre incontro scodinzolando a più non posso mentre Elena gli fa mille coccole e carezze sul pelo un po' sporchino. Io rimango in disparte, godendomi questa scena molto affettuosa. “Lui è Spot” lei mi invita ad accarezzarlo, il grande cagnolone si avvicina e io mi faccio annusare senza esitare. Poi Elena va a prendere un paio di ciotole con del cibo e dell’acqua fresca, gliela avvicina al muso e Spot si siede sulla cuccia e comincia a mangiare con appetito. Ora si è fatto davvero tardi, devo studiare che ho un bel po’ di arretrati.

ELENA:
Ludovica devo dire che in fondo in è così male ma io non voglio brutti scherzi quindi cercherò di non affezionarmi troppo. Verso le 17:00 lei se ne va e io resto sola nel mio mondo. Cavoli perché mi sono aperta così tanto con lei? Devo stare più attenta. Mi fa abbastanza strano perché non mi sono sentita per niente in soggezione e sono stata a mio agio a differenza delle altre volte. Nonostante i nostri innumerevoli litigi so che tra noi c’è un qualcosa che ci legherà per sempre ma non voglio cascare nella trappola di nuovo e starci tremendamente male, mi ci vorrà molto tempo per rifidarmi di lei. Quando eravamo amiche strette stavamo molto bene ma da molto tempo giravano delle cose sul mio conto e sulla mia famiglia che non erano di certo carine e da lì la situazione è precipitata. Non so perché o se per colpa mia o dei suoi ma lei prese le distanze da me e se ne andò con quella gatta morta di Abigail. Da lì la odiai e diventammo rivali. Uffa! Perché è così difficile mannaggia! Mi accorgo solo ora che sono le 17:15 e salutando Spot prendo la bici e me ne torno a casa

LUDOVICA:
Appena arrivo a casa non trovo nessuno ad aspettarmi, i miei sono fuori città e mio fratello sarà andato a quell’incontro di basket di cui tanto parlava con i suoi amici. Beh meglio così anche se odio stare da sola. Vado a farmi una doccia, mi asciugo e mi metto il pigiama. Non riesco a non pensare ad oggi pomeriggio, pensando ad Elena mi vengono in mente tutti i bellissimi momenti che abbiamo passato insieme. Rabbrividisco, mi manca terribilmente quella sensazione di benessere. Mi chiudo in camera e per cercare di tranquillizzarmi mi metto a disegnare. Ma una sensazione di malessere mi pervade il corpo. Mi stendo sul letto e piango. Piangere. Il mio unico sfogo. Odio piangere ma mi aiuta in una maniera assurda. Sento una porta chiudersi, mi asciugo in fretta le lacrime e mi rimetto a disegnare. “ehi sorellina” eccolo che palle è già tornato “ciao” non lo degno di uno sguardo e rimango concentrata sul mio disegno. Lui va a farsi una doccia e io rimango sola con i miei pensieri. Di nuovo.


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