Madison
Mi tremano le mani mentre maneggio le chiavi del mio nuovo appartamento, non so se per felicità o se per paura.
La mia vita era sempre stata un disastro ed adesso, che finalmente le cose potevano andare bene, avevo paura che tutto potesse sgretolarsi fra le mie mani.
Non credevo di poter iniziare il collage, sopratutto questo collage, la Columbia University.
Quando avevo letto la lettera d'ammissione ero in videochiamata con Allison, la mia migliore amica, era emozionata e scioccata tanto quanto me.
Era una scuola in cui era davvero difficile entrare, ma con tanti sacrifici ci ero riuscita.
Avevo rinunciato a tutto per questo, ed ora era vero.
Avevo subito cercato un piccolo appartamento nelle vicinanze del campus, la borsa di studio comprendeva le lezioni ma non un alloggio nel campus, così mettendomi alla ricerca avevo trovato una giusta sistemazione per me.
Un piccolo appartamento a 10 minuti a piedi dalla Columbia per chi avrebbe lavorato nel Bar sottostante nei turni serali,
Era perfetto.
In più avrei anche percepito uno stipendio, se pur misero, per pagarmi le utenze ed i beni di prima necessità.
Non appena varco la soglia, vedo che c'è qualcosa da sistemare per adattarla a me, però nel complesso è accogliente.
Le pareti sono bianche, la piccola cucina è nel salotto , creando un open space, lo stile della casa è industrial chic, il divano a tre posti nero è posizionato di fronte alla finestra che da su palazzine newyorkesi un po' degradate.
Superando la zona giorno, si arriva subito alla zona notte;Il letto matrimoniale è posto su una parete di mattincini rustici a vista , vi è una grande porta finestra difronte al letto e ci sono due comodini in ferro e legno scuro sui lati.
Il bagno è piccolo, piastrellato da cima a fondo ed è di colore verde salvia.
Faccio un sospiro e mi butto sul materasso spoglio .
Per me andrà più che bene, è meglio di come mi aspettassi, meglio del luogo da dove vengo.
Ogni posto alla fine è meglio di casa mia.
Controllo il cellulare istintivamente, anche se non stupisco quando non vedo alcun messaggio, alla fine non potevo aspettarmi diversamente, il mio numero nuovo lo avevo dato solo ad Allison per il momento; più in là , quando le acque si sarebbero calmate, avrei anche contattato mio fratello Justin , rassicurandolo del fatto che fossi viva ed al sicuro.Essendo arrivata a New York molto presto avevo avuto davanti a me tantissime ore per svolgere tutto ciò che mi ero prefissata di fare.
Innanzitutto avevo sistemato le mie cose, mi ero portata poco, ma vedere i miei oggetti sparsi per l'appartamento mi faceva sentire più a mio agio.
Avevo sistemato i vestiti, messo i miei libri preferiti in una mensola posizionata al di sopra del divano in sala e sul comodino scelto da me come "personale" avevo adagiato la foto di me e mia mamma abbracciate.
Era l'unica foto che avevo insieme a lei, eravamo felici e spensierate, con il mare dietro ed i capelli arruffati dal vento.
Era stato Justin a scattarla.
Sento le lacrime riempirmi gli occhi ma le caccio via subito.
Non avevo tempo per ricordare, non avevo tempo perché la mia nuova vita doveva essere vissuta e tutto il tempo che avevo a disposizione era oro colato.
Avevo visitato un po' il quartiere per rendermi conto di dove fosse un supermercato vicino, una libreria per scansare lo stress ed una farmacia nel caso avessi avuto qualche malanno da risolvere.
Una volta ispezionato il quartiere era il momento di presentarmi al bar in cui avrei dovuto lavorare per i prossimi 5 anni.
Il bar era chiuso in questo orario, ma la titolare Rose era al suo interno a sistemare il tutto per l'apertura serale. Il Roxy bar era un locale scuro, i tavoli grandi e rettangolari erano posti al lato destro della sala , la luce soffusa creava un ambiente tipico per le bevute ed il grande bancone nero rimaneva posizionato alla sinistra della sala , era il palcoscenico perfetto per la parete super fornita di superalcolici alla sua schiena.
È un luogo un po' grezzo, non molto pulito e nell'aria si percepisce l'odore acre del fumo di sigaretta, una voce mi riscuote dalle mie osservazioni e sensazioni-"Ciao Tesoro, come ti trovi? La casa va bene?"- mi chiede Rose, la titolare spostando una cassa contente delle birre al suo interno-"È tutto perfetto, non potevo trovare di meglio la ringrazio tanto"-dico intimidita dagli occhi azzurri puntati su di me come fari abbaglianti-"Ti prego dammi del tu, sennò mi fai sentire più vecchia di quello che sono"-dice ridendo e contando la fornitura.
Rose è una donna sulla quarantina, i capelli sono biondi, mossi e tenuti a caschetto, La corporatura è robusta, e possiede uno sguardo burbero che però nasconde un animo gentile. È una donna che ha a che fare ogni giorno con specie di uomini non sempre gradevoli ed educati, ed ha dovuto inspessire le sue gesta ed il suo carattere per saper tenere a freno le situazioni e controllarle.
Annuisco sorridendole e lei mi si avvicina dandomi una pacca sulla spalla-"So che domani inizierai la Columbia , per questo stasera non ti faccio ancora lavorare, domani sarà già abbastanza stressante per te e dovrai affrontare le novità con più ore possibili di sonno, ma da domani si parte, non concepisco ritardi, attacchi alle 20 e finisci alle 2; Dovrai servire i clienti sia dal bancone e sia ai tavoli, lavorerai con mio figlio Sean, è un cretino con le donne ma se metterai subito in chiaro le cose ti lascerà in pace"- strabuzzo gli occhi per la sorpresa e sento alleggerirsi il peso che sento sul petto-"Io non so davvero come ringraziarti, è una giornata importantissima per me domani"-dico trattenendo a stento un sorriso, lei annuisce e sospira-"Qualsiasi madre vorrebbe vedere suo figlio in quella università, il mio è sempre stata una testa vuota , già tanto se si è diplomato, però immagino cosa avrei voluto qualcuno facesse per lui in un momento di bisogno"-annuisco sorridenti debolmente , non voglio pensare a cosa mia madre avrebbe voluto per me-"Per quanto riguarda la paga so che Sean ti ha già informata di tutto e domani ti verrà servita anche l'uniforme, i miei clienti andranno pazzi per te"-osserva il mio corpo e mi fa l'occhiolino.
Le guance mi si tingono immediatamente di rosso e sento un calore fastidioso propagarsi fino alla punta delle orecchie.
Una volta finita la spiegazione delle mie mansioni con Rose ritorno al mio appartamento, faccio una doccia rilassante e mi osservo allo specchio.
I capelli Castani scuro mi cadono lisci fino alla schiena, gli occhi, verdi e grandi, sono segnati da occhiaie violacee e le labbra carnose ma screpolate mostrano ancora i segni delle mie sofferenze.
Ho un piccolo taglietto sull'arco di cupido ancora dolente che mi fa ribollire il sangue nelle vene e mi ricorda il perché mi trovo davanti a quello specchio, perché devo impegnarmi e perché voglio essere indipendente.
Non ho più intenzione di farmi schiacciare, deridere ed abusare da un uomo.
Mai più.
Sono queste le parole che mi ronzano in testa mentre mi infilo nella tuta pigiama con coda , cappuccio ed orecchie da gatto.
Sto per chiudere gli occhi quando salto nel letto spaventata.
Una musica assordante è partita dall'appartamento vicino al mio e fa tremare le finestre del mio intero appartamento.
Sono frastornata, incazzata e con il piede di guerra.
Rose era stata così gentile da concedermi una notte di riposo prima del mio grande giorno e qualche imbecille aveva deciso di rovinare tutto organizzando una festa?
Scendo giù dal letto, prendo le chiavi ed esco nel pianerottolo.
Appartamento 202, ecco da dove viene questa musica inopportuna- penso tra me e me.
Busso.
Niente.
Busso per la seconda volta.
Sento delle voci dialogare, ridere e scherzare.
Il mio nervoso cresce e sbuffo frustrata.
Decido allora di attaccarmi al campanello e dopo un minuto intenso qualcuno decide di aprirmi la porta.
Davanti a me, appare un ragazzo, alto, con un fisico intimidatorio ma asciutto e ben proporzionato, gli occhi divertiti, azzurri, sono puntati su di me e sul viso gli spunta un sorriso divertito che fa nascere una piccola fossetta sulla guancia sinistra.
Rimango imbambolata, intimidita ed imbarazzata; solo in quell'istante mi ricordo come sono vestita ed arrossisco-"Emh sono la nuova vicina , sento la musica in camera e domani devo alzarmi presto, potreste, mh, abbassare un pochino la musica?"- la mia sicurezza vacilla, il ragazzo storce il naso facendomi cogliere un altro dettaglio che non avevo visto subito, un anellino argentato è posizionato su una narice e brilla sotto la luce del pianerottolo, mi sovrasta con la sua altezza e tocca un orecchi del mio pigiama con fare dispregiativo-"Se vuoi essere scopata è inutile inventare scuse, la prossima volta uno di noi ti accontenterà gattina"- spalanco gli occhi per la sorpresa e se prima ero rimasta stupita dal suo fascino qualche secondo adesso è nuovamente la rabbia a prendere il sopravvento-"A meno che tu non voglia ritrovarti gli occhi cavati da questa gattina mentre dormi, faresti bene ad abbassare la musica, e se come minaccia non bastasse pensa che potrei accidentalmente cadere sul cellulare e digitare il numero delle autorità , che venendo qui sentirebbero la stessa puzza di illegale che sento io"-il sorrise si trasforma in un ghigno tirato, gli occhi da prima di un azzurro limpido diventano più scuri, quasi neri , si appoggia allo stupide della porta ed inizia a giocare con il piercing alla lingua mordicchiandosi la pallina-"Ok, io abbasserò la musica, ma tu dopo pregerai perché io la prossima volta la tenga alta"-mi sbatte la porta in faccia , investendomi con un profumo agrumato fresco ed io rimango ferma ad osservare la targhetta argentata che riporta il numero della porta.
Che cosa voleva dire?
Mi ha minacciata?
Senza interrogarmi troppo mi rifugio velocemente in camera ancora un po' intimorita da quelle parole e cado poco dopo in un sonno profondo.Il cielo è cupo, c'è una coltre di nuvole e nebbia , sono davanti ad una fatiscente casa, davanti quella casa, ho paura, mi tremano le gambe, ho le ginocchia sporche di terra e sbucciate.
La porta in lego una volta lucida, ora scrostata e rovinata, è mezza aperta.
Voglio scappare, ma sono come risucchiata da una forza che mi obbliga ad entrare.
Dentro è buio, freddo, ci sono vetri per terra, e sento delle grida strazianti lontane.
Poi in un secondo il pavimento fatiscente e sporco si ricopre di sangue denso, corposo, così come le pareti e poco a poco mi sporca le scarpine usurate dal tempo, salendo sulle gambe fino a raggiungermi il viso.
Cerco di mandarlo via ma è come se si fondesse con la mia pelle.
Non mi lascia scampo e mi riempie lentamente, soffocandomi.
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SOULFUL
RomanceMadison sta per incominciare il collage dei suoi sogni, sembrerebbe tutto perfetto, se non fosse che dietro di sè, non vi sono semplici scheletri Nell'armadio, ma mostri abominevoli pronti a rovinarle tutto ciò per cui lei ha lavorato duramente . E...