"Ma seriamente fai?"-chiede Allison sgranocchiando degli anacardi e strabuzzando gli occhi-"Non ci capisco niente Allie, quel ragazzo mi ha mandata in tilt quando mi sono trovata nel suo appartamento e non mi riconosco più, poi quel pazzo del suo amico mi ha chiesto il numero di telefono e sono stresssta, mi verrà un infarto se continuo così"-rido esasperata, era vero però che Blake Parker mi aveva inquinato il cervello e anche se non lo vedevo continuavo a pensarlo.
"Ti piace non c'è dubbio"
"Smettila"-rispondo a denti stretti.
"Ti conosco da quando siamo piccole non ti sei mai eccitata così, pensavo fossi asessuale"-inarca un sopracciglio e mi scruta dalla videocamera, aveva ragione , ma non conoscevo nulla di lui e il tutto si limitava alla mera attrazione fisica.
"Cambiando discorso, prima che decidi di attaccarmi, hai già, sentito Justin?"-la sua domanda mi spiazza, lo chiede con cautela quasi con paura di una mia reazione eccessiva e non posso darle torto.
Volevo tanto bene a mio fratello, io e lui avevamo vissuto insieme tutti i traumi, finché non aveva deciso di andarsene lasciandomi in quella casa degli orrori.
Non posso biasimarlo, probabilmente sarei scappata anche io appena ne avessi avuto la possibilità, però era stata dura rimanere sola, ed adesso, sapevo che le cose erano tese, sapevo che dovevo aspettare per far calmare la situazione ma in parte avrei anche voluto sentirlo.
Eravamo vicini e lui non lo sapeva.
Si era trasferito a Detroit tre anni fa, e non lo vedevo da allora.
Il mio cuore fa una capriola al pensiero di incontrare di nuovo l'unica persona che sapeva veramente cosa avevo vissuto, cosa ci celava nelle mura della nostra casa, il mostro dagli occhi rossi che ci aveva rovinato dentro, spezzando le nostre ossa, sogni e speranze.
Anche se un segreto, enorme, tremendo , era costudito solo dentro di me, e mi graffiava l'anima , aveva delle unghie lunghe, nere ed affilate che non mi lasciavano scampo, nonostante fossi scappata a più di undici ore di distanza.
Faccio un respiro e i ricordi mi annebbiano gli occhi-"e-hm non ancora, ma lo chiamerò"-lei mi guarda dispiaciuta e poi mi sorride debolmente-"non ti troverà, ma hai bisogno di vedere tuo fratello, ascolta la tua vecchia e stanca amica , hai bisogno di parlarci"-abbasso lo sguardo debolmente e prima di staccare la videochiamata le prometto che chiamerò Justin e così faccio.
Con le mani tremanti compongo il numero ed al terzo squillo una voce mi risponde titubante-"Pronto?"-chiede, rimango in silenzio, mi sento in panico , mi conficco le unghie nei palmi della mano-"Sono Madison"-dall'altra parte, per qualche secondo, vi è il silenzio.
"Cazzo Maddi mi farai morire, sei scomparsa , stai, stai bene?"-chiede tutto d'un fiato, la voce è un mix di sorpresa, preoccupazione, rabbia e felicità.
"Sto bene, volevo solo aspettare ed essere sicura che lui non ti stesse ossessionando per sapere dove fossi"-mi torturo le mani.
"Lo ha fatto, ma in ogni caso non glielo avrei detto"-sospira-"di me puoi fidarti, sempre"-prendo coraggio e cerco di fidarmi davvero di lui, era difficile ormai farlo con chiunque, anche con chi non era un nemico-"Sono a New York, mi piacerebbe vederti"-dico con la voce spezzata, sto per piangere-"Non dire altro, fra una settimana non lavoro per qualche giorno e ti raggiungo".
La telefonata finisce ed io sono ancora più agitata di prima.Quando entro al Roxy's sono frastornata, emozionata , e ansiosa.
Per fortuna sono brava a mantenere l'ansia sotto controllo, ovviamente se mi fosse venuto un attacco di panico non sarei riuscita a reggere, ma per il momento era ancora una situazione gestibile.
Sean è seduto ad un tavolo in compagnia di un uomo, bevono insieme una birra e quando mi vede mi saluta con la mano, io mi metto subito a lavoro, sistemo e pulisco i tavoli, metto in lavastoviglie i bicchieri sporchi e passo la scopa nella sala.
Velocemente si fanno le due, la serata è stata movimentata, non certo come le serate in cui vengono trasmesse le partite, però piano piano sto incominciando a prendere un giusto giro .
Sono diventata più veloce a servire, più abile nel preparare le ordinazioni e molto più civettuola con i clienti, questo mi permette di racimolare parecchie mance che mi servono per potermi togliere anche qualche sfizio personale.
L'aria fredda mi travolge il viso quando esco ma ancora di più, a travolgermi, è la presenza di una figura incappucciata appoggiata al muro di fronte a me.
Sobbalzo dalla sorpresa.
Quando vedo un sorriso scaltro comparire sul viso di quello sconosciuto il mio cuore fa una capriola.
Lo riconosco immediatamente, è Blake Parker.
"Ciao gattina"-si stacca dal muro ed i suoi occhi azzurri, scendono subito avidi sul mio corpo e le mie guance vanno a fuoco.
Quel ragazzo risvegliava in me tutto i desideri nascosti, che il mio corpo poteva custodire.
"Il bar ormai è chiuso"-dichiaro indicando l'insegna al neon rosa, ormai spenta.
"Non sono qui per questo"
"Per cosa allora?"
"Andiamo a fare un giro"
"Tu sei matto , non verrò con te"
"Puoi fidarti, non ti farò nulla"
"Disse il ragazzo che poco fa puntava una pistola al collo di un ragazzo"
"Pensavo avessimo deciso di far finta non fosse mai successo"-dice posandosi una mano sul petto, fingendo dolore, intanto prendo le chiavi in mano ma lui mi è ad un passo, mi guarda dall'alto ed il suo profumo mi travolge facendomi venire la voglia insensata di assaporare le sue labbra rosee e carnose, passare la mano in quei capelli neri e tirarli, sentire se sono morbidi come mi immagino-"e quando lo avremo deciso?"-balbetto appena , fa un sorriso storto e prende una ciocca di capelli che ribelle è uscita dallo chignon-"quando ho finto di non vederti e non l'ho raccontato ai miei amici"- la sua voce è un sussurro roco e profondo ed in mezzo alle gambe ho un fremito, un dolore che non se ne va.
"Se glielo avessi detto , non te l'avrebbero fatta passare liscia, quindi mi devi un favore"-il suo corpo è pericolosamente vicino al mio, il mio occhio cade sul pantalone della tuta nera che indossa e posso vedere un rigonfiamento nel pantaloni.
Capisco che l'elettricità che provo, i pensieri libidinosi e l'eccitazione travolgono lui, quanto me.
"Okay, andiamo"-riesco a dire, con il cuore in gola, la paura e la mente annebbiata dalla lussuria.
Forse era la cosa peggiore che potessi fare, forse stavo rischiando grosso mentre prendevo posto sul suo Mercedes nero, ma il mio cervello era andato in tilt, come mai prima, e sulla ragione ormai aveva vinto il desiderio.
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SOULFUL
RomanceMadison sta per incominciare il collage dei suoi sogni, sembrerebbe tutto perfetto, se non fosse che dietro di sè, non vi sono semplici scheletri Nell'armadio, ma mostri abominevoli pronti a rovinarle tutto ciò per cui lei ha lavorato duramente . E...