3. Coco's pov

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Sono passati solo venti minuti e già ho mal di testa. Appena siamo entrati,tutti si sono girati verso di noi. Ci credo,entrare in una classe con Davis e non essere notata è un po' impossibile.
Il professore sta parlando da venti minuti di qualcosa.
Non so nemmeno che materia sia.
Diciamo che va tutto alla grande,no?
Odio stare in classe. Non riesco a stare ferma su una sedia senza potermi alzare. Specialmente se al mio fianco ho il ragazzo più quotato di tutti. Kai Davis.
Quando sono entrata in classe e ho preso il posto all'ultimo banco,non si è seduto con calma al mio fianco ma si è proprio fiondato,prima che altri potessero prendere il suo posto.
-ehi...ehi!psss- sento bisbigliare.
Un ragazzo dai capelli biondi mi sta fissando.
-sei Coco De Santos? la sorella di Romeo?-mi chiede.
Finalmente qualcosa di divertente.
Annuisco alla sua domanda.
-piacere io mi chiamo Aaron Manor- dice sorridendomi.
Simpatico il ragazzo.
-piacere di conoscerti,Aaron-ribatto.
-ragazzi,lì infondo,silenzio-ci richiama il professore.
Alzo gli occhi al celo e sbuffo,mentre Aaron mi guarda con occhi spalancati.
-signorina De Santos,la sto annoiando?-mi chiede il professore ironicamente.
-se la sto annoiando può uscire dalla classe,nessuno la obbliga a stare qui-
- a saperlo prima professore. Mi sto proprio rompendo le palle- ribatto alzandomi e prendendo lo zaino dalla sedia.
-moderi il linguaggio signorina,non so in Spagna se è consentito usarlo a scuola,ma qui no. E ora vada fuori!-mi urla a dosso.
Sento uno sguardo bruciarmi dietro la schiena.
Kai mi sta fulminando con lo sguardo ma non gli do peso e mi avvio alla porta.
-per sua informazione,professore,non conviene discriminare altri posti che non siano New York. Le vostre sigarette-dico indicando il pacchetto che fuoriesce dalla sua borsa-vengono proprio dal contrabbando presente in Spagna. Ora non le fumate più?- dico uscendo e sbattendo la porta.
Dio,dopo questa,odio ancora di più la scuola.
È incredibile.
Mi avvicino al distributore,inserisco 1€ e premo sul tasto "cappuccino freddo".
Forse non avrei dovuto rispondere così?
Avrei dovuto usare modi più garbati?
Sicuramente,ma lui mi ha istigato.
Facile a dire vero? Beh,si.
Il rumore della macchinetta mi risveglia dai pensieri. Prendo il caffè e mi avvio verso la finestra. Affaccia proprio su tutta New York.
-e tu che cazzo ci fai qua?!- dice una voce familiare.
Romeo è alle mie spalle con dei fogli in mano. Non è uno studente modello ma il preside lo usa come "viaggiatore" per portare i suoi avvisi ai docenti. Si avvicina a me con aria nervosa.
-non hai nemmeno incominciato e già stai fuori? Ma che cazzo ti gira per la testa!- continua.
Sorseggio il mio caffè,mostrandomi indifferente. Veramente lo ero,non conosceva la circostanza perciò non poteva parlare.
-sparisci dalla mia vista. Porta questi figli a chi servono e non rompermi le palle anche tu! Già sono belle che andate- dico continuando a sorseggiare.
-chiameranno sicuro Mitch,lo sai. Vieni con me e raccontami- dice Romeo calmandosi. Sa che con me,la rabbia,non aiuta a parlare.
-mi sto rilassando-dico continuando a guardare fuori dalla finestra.-possono pure chiamarlo,tanto Mitch lo sa. Se vai dal preside,chiediglielo, e digli che oggi è meglio che non lo chiama perché sta tutto il giorno in ufficio- rispondo.
Mitch era davvero occupato quasi tutti i giorni, ma se avessero dovuto chiamarlo dalla scuola avrebbe sicuramente risposto.
-forza,piccola peste. Ti lascio stare,ho capito. Ma dopo a mensa voglio sapere tutto- risponde allontanandosi prima di lasciare un bacio sul mio capo.
Primo giorno già di merda.
Figuriamoci quelli seguenti.
Dopo pochi minuti sento una porta sbattere.
Kai esce dall'aula tutto nervoso e arrabbiato.
-furia,calmati.- dico io per innervosirlo ancora di più.
Lui mi sguarda come se avessi insultato sua madre.
-De Santos,sei tu quella che dovrebbe calmarsi. Perché hai riposto così? Potevi pure starti zitta per una volta e non rispondere cazzo!-dice passandosi una mano tra i capelli.
-Davis,te la stai prendendo più tu che io. Ho risposto io,non tu. Perché mai dovresti dirmi cosa fare?- rispondo a tono.
Kai si avvicina con fare nervoso a me.
Vorrebbe farmi paura, ma a me fa tutt'altro.
-dovresti avere avuto una educazione diversa da piccola. Come ti hanno cresciuto i tuoi genitori? Sto cercando di pararti il culo anche quest'anno- risponde.
Le mani iniziano a tremare e il respiro a mancare ma non lo do a vedere. I miei genitori. Li ha nominati,ed è una cosa che non doveva proprio fare. La testa prende a vorticarmi ma continuo a rispondere.
-nessuno ti ha chiesto di pararmi il culo. Con permesso,me ne vado.- dico allontanandomi molto velocemente da lui.
Sento che mi segue ma mi intrufolo velocemente nel bagno e dopo due secondi suona la campanella.
L'ho deviato.
Mi chiudo nel bagno sedendomi sulla tazza con la testa tra le mani. Le cicatrici iniziano a bruciare,le gambe a tremare.
Poteva dire tutto, ma tranne i miei genitori.
Il mio punto debole.
Voglio tornare a casa.
Cerco di prendere il telefono dallo zaino senza farlo cadere a furia del tremolio. Scendo nella rubrica e clicco sul nome "Mitch".
*rispondi cazzo* penso.
Dopo tre squilli sento la sua voce.
-ehi piccola,tutto okey?- chiede Mitch.
-M-Mitch..- dico con voce tremante.
-ehi ehi,chiamo Gab?- risponde lui
-calmati piccola Coco,qualsiasi cosa sia successo,riesci a tenerla a bada,okey? Respira con me-dice.
Seguo il suo respiro e provo a calmarmi invano.
-dove sei?-
-n-nel b-bagno a-al secondo p-piano-
-ti faccio venire Gabriel,ma tu stai tranquilla okey piccolina? a casa mi spieghi tutto- dice Mitch staccando.
Dopo un minuto sento qualcuno entrare violentemente nel bagno.
-coco? dove stai?-urla
-a-aquí-. L'aria mancava sempre di più,la camicia prese a stringersi intorno al collo facendomi respirare affannosamente.
Gabriel riuscì ad aprire la porta del bagno e subito mi abbracciò e solo lì,mi lasciai andare a un pianto disperato.
-shhh,piccola mia,calmati- dice Gab tenendomi stretta al suo petto accarezzandomi i capelli.
-fai il gioco 5,4,3,2,1 okey-
Dopo cinque minuti mi calmo definitivamente.
-vuoi andare a casa?- mi chiede Gab.
annuisco,voglio solo correre nel letto a ripararmi dal mondo.
-vedo se Romeo può accompagnarti. Forza,vieni con me- dice Gab prendendosi il mio zaino.
Mi tiene stretta la mano mentre gli cammino dietro alle spalle a testa bassa. I ragazzi e le ragazze mi fissano e parlottano. Solo in quel momento,al posto della tristezza,nasce la rabbia.
Quella rabbia che non ti appartiene.
Quella che annebbia il cervello non facendoti ragionare.
Quella che ti potrebbe far fare veramente di tutto.
-CHE CAZZO AVETE DA GUARDARE!- urlo alzando il capo. Tutti si fermano. Improvvisamente non si sente più una voce. Tutti zitti. Come se non ci stesse nessuno per il corridoio. Gabriel mi tira la mano avvicinandomi a se. -calmati Coco,altrimenti chiamano il preside-
-e che lo chiamassero pure quello stronzo pelato!- urlai.
Gabriel con la sua forza mi trascina in in aula vuota.
-Coco ma che cazzo c'hai oggi. Ti vuoi calmare!- dice ad un soffio dal mio viso.
-Gabriel,non ti ci mettere pure tu. Allontanati da me!-dico spingendolo con forza tanto che si allontana traballando.
-Coco!- dice Romeo entrando dalla porta.
Dietro di lui c'è quello sguardo.
Kai Davis.
E lì che non capisco più niente.
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buonasera ragazzi!
questo capitolo è più lungo lo so👀
vi piace????
fatemi sapere

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