Mi rincorre per casa avendo la cintura di papito in mano.
-para ahora, hija de puta!-mi urla addosso. Corro velocemente con i piccoli piedi che mi fanno male ad ogni passo sempre per colpa sua. Inciampo sul filo dell' aspirapolvere cadendo in avanti. Due mani mi prendono per i piedi trascinandomi per terra fino al mio lettino.Mi dimeno nella presa scalciando ma non mi lascia.
Mi butta sul letto con la pancia in giù.
Strinse la cintura nelle mani e me la batté violentemente sulla schiena,provocandomi un bruciore che mi fa urlare.
-così impari,te la sei cercata tu- continua ad urlarmi. Ha molta rabbia in corpo ed è giusto che la sfogasse su di me. Me l'ero cercata,sono stata io a farglielo fare,infondo mi vuole bene.
Due braccia mi tirarono indietro dal corpo steso di Kai. Tremo e ho le mani ricoperte di sangue. Gabriel mi tira indietro mentre Romeo e Aaron soccorrevano Kai che mi guarda stupefatto. Non so nemmeno io cosa sia successo,ma qualunque cosa sia,non l'ho fatto perché volevo.
Ho l'affanno.
Respiro come se tra poco l'aria finisse.
Gli occhi iniziano a pizzicarmi vedendo Kai ripiegato su se stesso gemendo dal dolore. Ha un occhio gonfio e il naso spaccato.
*cazzo,non volevo* pensai.
-s-scu-scusami K-Kai,i-io non v-volev-volevo- cercai di dire. Gabriel mi tiene stretta al suo petto cercando di calmarmi. Lui e Romeo non sapevano cosa aveva scatenato in me quella furia ma sapevano che ricordo avevo visto davanti a me mentre picchiavo Kai. Gabriel mi fece girare contro di se e mi strinse forte per non farmi cadere poiché le mie gambe iniziarono a cedere.
-calmati Coco, è tutto finito-sussurra accarezzandomi i capelli.
Intorno a noi si è creata una cerchia di studenti e professori tutti interessati a vedere cosa succedeva. Gli studenti mi guardano impauriti mentre i professori senza parole. Nemmeno il primo giorno e già sono stata conosciuta. Il preside si fece spazio tra gli studenti per arrivare al centro. Appena vide Kai a terra e me tra le braccia di Gabriel non capì tanto ma quando vide le mie mani ricoperte di sangue collegò.
-fratelli De Santos,nel mio ufficio. Tu,Davis,riprenditi poi raggiungici- disse ritornando sui suoi passi.
Gabriel mi guidò mentre Romeo e Aaron aiutano Kai ad alzarsi e ci seguirono. Nessuno osava parlare. Tutti zitti. Faccio tanta paura?
Arrivati nell'ufficio,bussiamo ed entriamo.
-signorina De Santos,entri con me- disse l'uomo affacciandosi dal suo ufficio.
-signor preside posso entrare pure io?-chiede Gabriel.
-no,solo la signorina-e rientrò aspettandomi.
Kai mi fissa,girai lo sguardo verso di lui e mi bloccai. Nei suoi occhi non c'era odio. Solo compassione. Mi sorrise e mimò con le labbra "forza vai". Sono molto dubbiosa,forse è tutto uno scherzo e tra qualche giorno vorrà la sua rivincita. Guardai Gabriel che mi diede maggior forza.
-vai piccola mia e stai tranquilla,chiamo io Mitch-disse.
Mi feci forza ed entrai. La stanza è abbastanza grande. C'è un piccolo divanetto blu alla mia sinistra con sopra varie lauree. Difronte,una grande scrivania con dietro una mobile in vetro con vari certificati e fascicoli. Mi siedo sulla sedia vicino alla scrivania,faccia a faccia con il preside.
Le gambe e le mani mi presero a tremare.
Cazzo,sono in seri problemi.
Il preside mi guardò,poi si soffermò sulle grandi cicatrici che mi attraversano mezza faccia.
-signorina,io sono stato messo al corrente della sua storia dal suo tutore, Mitchell Miller. Ma vorrei capire,cosa ha scatenato sia la brusca risposta al professor Barker sia l'attacco al suo compagno Davis. Non è mai andata a scuola prima d'ora giusto?- chiede dolcemente.
scuoto il capo. -signore,ho fatto tre anni di scuola in Spagna,quando siamo venuti qui ho studiato con un professore privato. Non le riesco a spiegare cosa mi è passato per la testa,ma qualunque cosa sia non succederà più- dico tenendo il capo basso.
Certo,non succederà più come no.
-so che è difficile per lei,se vuole posso farle fare da assistente come suo fratello,seguendo poi le lezioni- mi chiede cercando di trovare una soluzione.
-grazie dell'opportunità ma non ne sono capace.Imparerò a stare in classe.-
Il preside mi guardò negli occhi,poi mi congedò. Nessun ammonimento? Niente di niente?
Fuori dalla stanza ci sono ancora tutti. Romeo si alza e mi viene ad abbracciare stringendomi forte mentre Gabriel parla con Kai e Aaron è poggiato al muro.
-Kai torni a casa?- chiede Romeo -così almeno torniamo insieme e ci assicuriamo che arrivi-
Kai annuisce e usciamo dall'ufficio.
-Aaron scusami per averti trattenuto qui con noi,tu continui con le lezioni?-gli chiedo ancora tra le braccia di Rom.
Lui annuì. -sì finisco questa giornata Coco. Ho salvato il mio numero sul tuo telefono,puoi sempre chiamarmi okey- mi disse sorridendo. Annuì e insieme a Romeo e gli altri uscimmo nel parcheggio.
-come stai?-mi chiede Kai. Si era ripreso.
Non risposi,ma a testa bassa continuai a camminare con Romeo.
-sali con me?-mi chiede quest'ultimo.
-vado in macchina con Gab-
-va bene, allora io seguo Kai a casa e poi torno- disse più a Gabriel che a me.
Tenendo sempre la testa bassa per non incontrare lo sguardo di Kai,mi metto nei posti dietro in macchina,aspettando che Gabriel si metta alla guida.
Che cazzo ho fatto.
Ho picchiato un ragazzo solo perché prima ha nominato i miei genitori.
Le sto assomigliando,cazzo.
Se iniziassi a farmi,sarei praticamente identica.
Mi stringo le gambe al petto mentre poso lo zaino sul posto al mio fianco e mi giro verso il finestrino. Le prime lacrime abbandonano i miei occhi da sole. Vedo fuori Kai con lo sguardo diretto verso la macchina ma esternamente è oscurata.
Cazzo,gli ho fatto male.
La suoneria del mio telefono mi sveglia dai pensieri. Lo prendo e noto che è Mitch perciò rispondo. Gabriel entra in macchina e senza dire niente mette la macchina in moto stando dietro a Rom e Kai.
-Coco,mi ha chiamato Gabriel. Come stai? ti sei calmata?-
-mhmh-
-ora torna a casa,riposati, fatti un bagno caldo e mangia qualcosina. Non sono arrabbiato ma quando torno voglio essere spiegato tutto bene.-
-okey-
-oh piccola mia,non stai bene eh?-
-n-no- dico iniziando a singhiozzare. Gabriel porta il braccio dietro e mi accarezza dolcemente la gamba.
-stai tranquilla mostriciattolo,torno a casa il più presto possibile.Ora devo andare. Ciao amore mio-dice staccando la chiamata.
Poso il telefono nello zaino e continuo a guardare fuori. Gli occhi diventano man mano sempre più pesanti e sono obbligata a chiuderli,abbandonandomi ad un sonno profondo.
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𝑳𝒂 𝒆𝒔𝒕𝒓𝒆𝒍𝒍𝒂 𝒇𝒖𝒈𝒂𝒛
RomanceÈ difficile andare avanti con un peso sulle spalle. Non sempre ci riusciamo,ma se lo dovessimo fare saremo felici,giusto? Beh questo non chiedetelo ai fratelli De Santos,figli di una boss del quartiere spagnolo Raval. L'unica loro forza? Dove ce n...