7 novembre.
È il mio compleanno.
20 anni,ma sono morta a 2 anni,quando quella donna mi ha picchiata per la prima volta.
Mi rigiro nel letto e noto che Gab non c'è. Il telefono sul comodino squilla ed è Aaron,il ragazzo della mia classe che non vedo da tantissimo tempo. Rispondo ancora dormendo.
-Ciao Coco! Tanti augurii!- dice urlando al telefono.
-Aaron,che cazzo urli,è mattina presto-dico stropicciandomi gli occhi.
-mh,non penso,sono le 11-
Giro il capo verso la sveglia sul comodino,accorgendomi che sono davvero le 11.
-per me è prima mattina. Comunque grazie-
-perché non vieni a scuola da tempo? Non ti vedo più e non ti sei fatta sentire-
-non mi sento bene,ma non penso proprio che torno.Penso di fare solo alcune lezioni-
-ohh perfetto,almeno ci vediamo lo stesso-
Sorrido -si Aaron ci vediamo-
-vabbè ora devo staccare che sta Barker in aula-
-vai vai,buona giornata- dico staccando. Mi alzo e metto le pantofole per scendere. La casa è silenziosa,siamo solo io e Mitch. Dal suo studio sento la sua voce bassa ma molto nervosa. Mi avvicino silenziosamente alla porta che è socchiusa,sbricio dentro e la sua figura si muove a passo svelto avanti e dietro,mettendosi di continuo le mani nei capelli.
-che cazzo significa che sa dove sta?- urla spazientito Mitch. Il suo urlo mi fa sobbalzare ma non demordo,devo sapere di cosa sta parlando.
-non può venire,non oggi- stacca la chiamata e si siede sulla poltrona con la gamba tremante con la testa tra le mani. Busso alla porta ed entro.
-piccola mia- dice alzandosi. Ha la faccia stremata,probabilmente non dorme da tantissimo,ha le occhiaie scavate sotto gli occhi.
-Mitch..tutto bene?- dico rimanendo sempre ad una certa distanza.
-piccola mia,si tutto bene- dice guardandomi e avvicinandosi lentamente. Mi allontano di colpo,preoccupata e allarmata.
-i-io esco- dico scappando dalla stanza e correndo in camera mia.
-ehi,piccola aspetta- seguendomi. Chiudo immediatamente la porta alle mie spalle,raramente l'ho sentito urlare. Chiudo gli occhi appoggiandomi alla porta con le spalle.
-Coco,apri dai- dalla voce si è visibilmente calmato.
-m-mi sto vestendo- provo a dire,l'ansia non mi lascia nemmeno al giorno del mio compleanno.
-piccola..aprimi,so che non ti stai vestendo-
Apro la porta lentamente vedendolo molto diverso da prima.
-ehi piccola mia..augurissimi-
-grazie Mitch-
Mi guarda sorridente. È ancora nervoso perché ha la mascella contratta.
-con chi parlavi?- provo a chiedergli.
-oh,con un mio amico- mentendo.
-e chi è che non dovrebbe venire?- dico evidentemente nervosa. Non mi piace quando mentono pensando di tenermi al sicuro,non sono più una bambina,ho la testa sulle spalle e me la so vedere,anche meglio di loro.
-ti spiegherò meglio ma non oggi- dice provando ad accarezzarmi ma io mi scosto. Mi fanno arrabbiare quando non dicono mai niente.
-Coco,amore,ti giuro che ti spiegherò tutto-
-ora. Ho tempo- dico rimanendo abbastanza ferma nella mia intenzione.
-no Coco. Non so ancora niente di certo-
-voglio parlare con Simon- dico senza pensare. Il nostro psichiatra,che ci segue da quando Mitch ci ha preso in custodia, è sempre stato disponibile per parlare in qualunque momento.
-davvero vuoi?Oppure vuoi semplicemente andartene da qua?- dice intuendo le mie intenzioni.
-voglio parlarci. Non avevi detto che dovevo farlo?-
Il rapporto tra me e Mitch è molto degenerato da quando abbiamo saputo che mia madre è viva ed è qui. Lui sa qualcosa in più ma non mi dice niente,stessa cosa io. Il numero sconosciuto continua a mandarmi messaggi a cui io non ho mai risposto. Chiudo la porta in faccia a Mitch e inizio a vestirmi. Prendo un jeans a vita bassa,una maglia blu e prendo il cappotto. Mi pettino i capelli e prendo il telefono e cuffie,uscendo dalla camera. Mitch è appoggiato alla porta della stanza dei miei fratelli.
-ti accompagno-
-no. Mi accompagna...Aaron- mento.
-chi è?-
-finiscila. Ciao- dico scendendo le scale e prendendo le chiavi di casa dal mobile cic'è no alla porta.
-Ehi Coco-dice Mitch alle mie spalle facendomi girare.
-non dimenticare che ti amo. Sempre-
Non rispondo ed esco da casa. Il freddo mi inonda le narici facendomi stingere nel cappotto. Percorro tutto il vialetto per arrivare al cancello ed esco. È lontana la clinica da casa,ma non mi interessa,ci metterò il doppio del tempo,ma ho bisogno di tempo per me. Prendo il telefono e scrivo a Simon che sarei andata a parlargli e la risposta mi arriva dopo due secondi. Dopo quasi mezz'ora sono a metà strada,la natura fredda di novembre mi circonda. Gli scoiattoli saltano sui tronchi degli alberi con la bocca piena di noccioline,ma un rumore di una moto interrompe quella quiete. Non mi volto ma continuo a camminare per la mia strada. La moto si avvicina a me e quello sguardo brucia sulle mie spalle.
-ehi,piccola rossa- la voce roca del ragazzo dagli occhi verdi riempie la strada.
-vattene Davis-
-siamo ripassati al cognome? Ti sei già dimenticata della sera a Time Square?-
No,certo che no. Come potrei dimenticarmi della serata più bella della mia vita. Non gli rispondo ma non smetto di camminare.
-dove stai andando? Vuoi un passaggio?-
Sbuffo -no Davis ora vattene-
-ehi ma che cosa è successo? Perché sei così nervosa?- dice guardandomi negli occhi. Vuole riuscire a scorgere qualcosa,ma sono così brava a nascondere tutto che non noterà niente,infatti mi guarda con aria confusa.
-vabbene come vuoi tu- dice prima di partire. Lascio una grossa quantità di aria che avevo trattenuto non accorgendomene e riprendo a camminare. Dopo un'ora sono finalmente arrivata alla clinica. L'imponente cancello grigio con due draghi mi accoglie. La guardia all'esterno mi ferma il passaggio,sono anni che vengo qui e qualcuno ancora non mi fa entrare.
-documenti-dice ponendosi davanti a me.
Scavo nelle tasche del cappotto ma non li trovo,raramente li porto e so che è sbagliato.
-vengo qui da quando ho imparato a camminare,ora fammi entrare- provo a dire senza pazienza.
-non facciamo preferenze,se non ha i documenti tornate a casa-
Che coglione antipatico,giuro che gli spacco la faccia.
-chiama il dottor Simon-
-non disturbo il dottore solo per una ragazzina insolente-
-ho perso la pazienza,o mi fai entrare o ti spacco il naso- dico avvertendolo. Avevo la testa alta con lo sguardo fisso nel suo,non avevo paura e dovevo farglielo capire.
-ragazzina,prendi i documenti e torna qui. Dimmi il tuo fottuto nome-
-calma i bollenti spiriti. Altrimenti davvero te lo rompo il naso- dico seguendolo mentre si avvicina al gabbiotto forse perché prende la cartella con i vari pazienti.
-avanti,il tuo nome?- dice aprendo i fogli.
Sbuffo -Coco De Santos-
Lui cerca nella cartella e dopo svariati minuti dice-non sei nelle visite di oggi,tornatene a casa-
Stavo per saltargli a dosso se non fosse per William,l'altra guardia,che mi viene in salvo.
-ehi Coco,che ci fai qui?- dice venendo alla mia spalla vicino alle scale del gabbiotto.
-ciao William,devo parlare con Simon ma questo coglione non mi fa entrare-
William sposta lo sguardo sul collega, visibilmente infastidito.
-vattene Sam,me la vedo io con lei-
La guardia,di cui il nome è Sam,sparisce in un secondo prima però,lanciandomi uno sguardo di sfida, sorridendomi. La gente è davvero pazza.
-vieni con me Coco,Simon sa che sei qui?-
Annuisco mentre William apre il cancello, il lungo viale in salita,con le varie statue di draghi e leoni posti lateralmente, è di nuovo davanti a me,come quando a 10 anni venni per la mia prima volta. Seguo William che mi porta all'ingresso della clinica di Simon,e mi lascia salutandomi,tanto la strada la conoscevo a memoria. Entro nella porta e due lunghissime rampe di scale in vetro con il poggia mano nero,mi accolgono. Salgo cautamente,non mi sento a mio agio qui,volevo solo andare via da Mitch. Appena arrivo al terzo piano,la signora Jennifer mi accoglie.
-oh cara,come stai?- dice facendo il giro del bancone per venirmi ad abbracciare. Indossa una camicia stretta sul busto,fasciando le sue forme,e una gonna nera fino alle ginocchia. I tacchi le snelliscono le gambe e la coda tirata le da quel tocco di eleganza.
-tutto bene Jennifer. Devo vedere Simon-
-certo,vai. Troverai una bella sorpresa- dice sorridendomi. La guardo confusa mentre si stacca dall'abbraccio e torna dietro il bancone,sedendosi sulla sedia. Percorro il corridoio luminoso con il pavimento in marmo bianco,arrivando alla porta di Simon. Busso e aspetto che mi faccia cenno di entrare. Apro la porta e lo trovo seduto di spalle sulla sua poltrona. Questa stanza rimane per me sempre la più bella,enormi librerie con libri sulla psicologia e pedagogia,lauree e anche foto di me,Gab e Rom insieme a lui.
-A cosa devo questa visita improvvisa,Coco?- la sua voce possente mi sveglia dai miei pensieri. È ancora girato di spalle,ma non capisco il perché.
-sarei dovuta venire prima o poi,no? e perché non farlo oggi?-
Lui si gira e la vedo. Li,piccola e minuta tra le due braccia possenti. Lo psichiatra dalla corporatura grossa,accenno di barba e occhi scuri,ha tra le braccia una fotocopia della bambina che stava con me a Raval. Simon mi guarda per leggere le mie emozioni,forse non sarà lei ma è uguale. Capelli biondissimi in contrasto con la giacca nera del dottore,labbra corpose e nasino all'insù.
-ma..ma è Maryah?-
-sua sorella.Te la ricordi ancora la piccola Maryah?-
Come potrei dimenticare quella bambina che dava letteralmente senso alla mia vita. Simon si alza con la bambina in braccio,venendo davanti a me.
-lei è Arya,la sua sorellina-
Non mi è mai stato detto di chi fossero figlie,non so se sono di Mitch o di Simon,ma è una domanda che mi sono sempre posta. Me la porge ed io la prendo subito in braccio. Arya apre i piccoli occhietti di un verde luminoso,e mi guarda. Avrà massimo 1 anno,non di più. La sua piccola manina si posa sulla mia guancia mentre la tengo stretta a me.
-Dio,è uguale- dico
-si,veramente uguale- gliela passo e lui la prende.
-la vado a posare un attimo nella stanza,così iniziamo a parlare. Tu spediti pure- dice prima di sparire nella porta laterale alla sua scrivania. Mi siedo sulla poltrona davanti alla scrivania mentre non smetto di guardarmi intorno.
-eccomi-esce dalla stanza socchiudendola.
-come stai?- dice sedendosi sulla poltrona al mio fianco.
Sospiro -bene-
Lui mi guarda interessato -anche oggi?oh,tanti auguri-
-grazie- poi do voce al mio pensiero -cambia quella guardia di merda giù al cancello,se non fosse stato per William,sarebbe morto-
Lui ci pensa un attimo,poi mi guarda sempre con aria incerta,come se non sapesse chi fosse.Maddai -lo farò licenziare,stai tranquilla. Ora avanti,parlami-
Strinsi le gambe al petto mettendo le scarpe sul bordo della poltrona. Simon sa che sarei stata in questa posizione,lo faccio da quando sono piccola per protezione.
-lo sai...beh,lo sai che è ancora viva?- Simon capisce subito infatti annuisce.
-fantastico,lo sapevate tutti tranne me.-
-niente era certo.Quando abbiamo saputo di più,ti abbiamo detto-
-Mitch parla con te?- chiedo.Vorerei parlagli del nostro rapporto,che è molto cambiato da quella notizia e questa cosa mi distrugge,siamo sempre stati legati e per me essere in questa situazione ora è traumatico.
-ehi ehi,parlami,non chiuderti-
Il dottore seduto sulla poltrona con i gomiti sulle ginocchia,mi guarda con tenerezza,si sa che tra noi tre,io sono sempre stata la sua preferita.
-oggi è il tuo compleanno,perché non mi racconti cosa successe questo giorno?-
Bum. Ansia. Panico.
Sbianco,i brividi prendono vita sulle mie braccia. Goccioline di sudore scendono dietro la schiena. Le mani prendono a tremare,mentre,di nuovo,quella dannata sera ritorna nella mia fottuta mente. Cazzo,no,non davanti a Simon.
-Coco,sei qui,non più a Raval-
La voce di Simon mi arriva ovattata,lo vedo ancora ma non lo riesco a sentire,nelle mie orecchie sono in riproduzione le mie urla sofferenti,i gemiti di dolore e il mio pianto disperato.
-i-io..-
-okey okey,Coco,respira- Sento le sue braccia sulle mie spalle,si sarà posto dietro di me,perché le grandi mani mi accarezzano.
-sei qui,con me.-
Mi cerco di concentrare sulla sua voce,mentre sento ancora quei rumori. Mi poso le mani sulle orecchie,stringendole. Le mani di Simon si posano sulle mie,stringendo ancora di più. Ogni volta che viene nominata quella sera,succede ciò,quindi sa bene cosa fare. Dopo una manciata di minuti riesco a calmarmi. Simon si risiede sulla poltrona di fronte,
-quando rivivi quei pensieri,torni sempre bambina,non è vero?-
Annuisco
-per caso hai mai pensato che tutto quello che sia successo,te lo sia meritato?-
Annuisco
-hai pensato che la morte di tuo padre sia stata per causa tua?-
Annuisco irrigidendomi
-hai lo sguardo perso nel vuoto,guardami-
Scuoto il capo
-sei ancora qui?-
Annuisco
-non ne vuoi parlare?-
Scuoto il capo
-tu e Mitch? Che sta succedendo?-
Alzo lo sguardo su di lui,non dicendo ancora niente.
-è cambiato il vostro rapporto da quando ti ha dato la notizia?-
Annuisco -non parliamo più come prima.-
-grazie Coco,continua. Dimmi tutto ciò che vuoi-
-è diventato più freddo e staccato e....stamattina l'ho sentito urlare,perciò sono corsa qui-
Simon assimila le mie parole,non distogliendo mai lo sguardo da me.
-e pensi che sia sempre per colpa tua?-
-e di chi altro se non mia-
Simon mi guarda più accigliato,abbiamo sempre lavorato tanto su questa cosa,ed ora è come se fossi ricaduta.
-Coco,sai che non è colpa tua-
Non rispondo,non posso mentire anche a Simon.
Il pianto soave di Arya mi fa svegliare dai miei pensieri. Simon si alza diretto verso la porta,ma poi mi guarda.-vuoi andare tu?-
Mi alzo di botto dalla poltrona dirigendomi verso la porta che apro immediatamente. Non mi fermo nemmeno a vedere la stanza ma prendo immediatamente la bambina che piangeva nella culla,tra le mie braccia. La cullo,cantandole la piccola melodia che papà cantava a me. La piccola sembra svegliarsi,non vuole dormire,però intanto si è calmata. La metto con la schiena dritta,poggiandomela sul fianco,tenendo le mani sotto le sue gambe.
-sei sempre stata brava con i bambini- dice Simon appoggiato sullo stipite della porta. Arya mi guarda sorridendo stringendo il ciuccio con le labbra. Mi dirigo verso Simon,ma lei si stringe a me. Sorrido a questa visione.
-portala dentro- dice rientrando nello studio e lo seguo. Poso Arya a terra mentre mi piego sulle gambe rimanendo alla sua altezza.
-vedi come si fida di te,nemmeno conoscendoti? I bambini si fidano sempre di chi li tratta bene. Tu non hai questa fiducia perché sei nata in un brutto ambiente,ma questa cosa non ti deve destabilizzare. Se lavoriamo insieme,riusciamo ad acquistarla,e,chissà,parlare con me in maniera più libera. Ti trovi con me?-
Annuisco non perdendo mai d'occhio la piccolina. Ha ragione,Arya si è fidata di me senza nemmeno conoscermi. Si è fatta prendere in braccio e addirittura calmare.
-mi ha detto Mitch che non stai andando a scuola,è così?-
-si è così.Lo sai,non mi piace andarci. Frequenterò solo alcuni corsi- dico porgendo la mano ad Arya che ride.
-tipo?-
-design,economia e corso di interior designer-
-quindi comunque andrai,giusto?-
Annuisco.
-Coco,io ora devo andare. Se vuoi portati Arya a casa,tanto stasera passo- dice sorridendomi.
-davvero,posso?-
Lui annuisce. -c'è il passeggino con la borsa sempre nella stanza.Prendi tutto quello che ti serve.-
Gli corro in contro e lo abbraccio -grazie Simon-
Lui posa una mano sulla mia testa -grazie di avermi detto qualcosa,piccola Coco. E ora vai,che avrai altro da fare. Quando vuoi venire,avvertimi,che mi racconti altro-
Annuisco e vado nella stanza a prendere la roba per Arya che ho per mano. Metto la borsa nel passeggino,mentre la piccolina rimane in piedi. Esco dalla stanza salutando Simon,e di conseguenza anche Jennifer. Esco dal cancello principale, ed eccolo lì. Kai Davis,in tutta la sua bellezza,sulla sua moto. Mi avrà seguito? O mio dio. Lui alza la testa da cellulare,come se avesse avvertito la mia presenza,sorridendomi.
Attraverso la strada,stando attenta sempre ad Arya,e gli arrivo di fronte.
-e che ci fai tu qui-
-ero di passaggio e mi sono fermato un momento poiché fa troppo freddo- dice tenendo lo sguardo fisso nei miei occhi.
-sisi certo,mi hai seguita-
-non ho mai detto questo-
Lo guardo sorridendo. -oh,e va bene. Sì,ti ho seguita,ma stamattina eri strana,molto strana-
Rido a quella sua rivelazione,sapevo che fosse andata così.
-e questa piccoletta chi è?- dice spostando lo sguardo su Arya che si stringe più vicino alla mia gamba.
-lei è Arya-
-una tua sorella sconosciuta?-
-ma sei scemo,è una bambina penso affidata al dottore-
-il tuo dottore? Quello che segue pure Gab e Rom?-
Annuisco prendendo in braccio Arya. Lui si avvicina a lei posandole una mano sul capo e lei inizia a ridere.
-solo i bambini ti amano- dico
-allora sei una bambina?-
-fiera di essere una giovane adulta,e per tua informazione mi fai altamente schifo-
-e io sono Johnny Depp-
-allora solo in quel momento ti amerei-
Arya ride tra le mie braccia facendo ridere pure noi.
-senti Johnny Depp,io devo andare a casa. Stammi bene- dico iniziando a camminare.
-aspetta,vieni con me- dice tenendomi per il braccio.
-coglione come faccio,ho la bambina e il passeggino,ma pure se non li avessi non verrei-
-allora aspettami che ti sto al passo-
Certe volte penso davvero che sia un ragazzo stupendo. Mi ha sempre trattata bene,però io lo odio,e lo continuerò a farlo,almeno penso. L'unica cosa che so è che l'altra sera sono stata un amore,e di certo quella conversazione con Gabriel nel letto non me la dimentico. Mette in moto e arriva al mio passo andando lentamente senza superarmi.
-passano le macchine per qui,non puoi andare così lento- provo a dirgli. Arya lo guarda fisso mentre cammina stretta nella mia mano.
-non me ne fotte delle macchine-
Sempre il solito simpaticone.
-fai salire Arya con me,mi sta fissando-
In effetti è cosi,ma non potrei mai dargli questa povera bambina tra le sue braccia.
-e ritrovarmela senza testa? no grazie-
-e dai Coco,lo sai che non le farei mai male-
-Davis,ha 1 anno-
-io 23 so come tenere un bambino-
Roteo gli occhi,questo ragazzo è una palla al piede. Gli passo Arya che si fionda immediatamente tra le sue braccia e la mette tra sé e il serbatoio. Tutta felice,agita le piccole manine sulla moto,facendoci ridere. Più volte gira il capo verso di me ridendo e poi alza lo sguardo su Kai e facciamo questo per tutto il tragitto,fin quando non arriviamo a casa.
-vuoi entrare?- chiedo fuori al cancello.
-devo andare ad allenarmi. Vieni a vedere gli allentamenti-
-come faccio con Arya?-
-portala,no?-
Non ha tutti i torti.
Certo che vengo a vederti Kai -entro in casa e ci penso,così almeno poso il passeggino-dico aprendo il passaggio pedonale.
-perfetto,ti aspetto qui- dice giocando con Arya.
Penso che avesse deciso lui per noi,infatti non me la diede nemmeno quando mi avvicinai. Entrai in casa e posai il passeggino prendendomi la borsa,riuscendo velocemente. Percorro il vialetto e arrivo a Kai.
-vieni?-mi chiede
-ti sei tenuto la bambina e non me l'hai data,hai scelto tu per me-
-forza sali-
Salgo sulla moto e mi metto la borsa dietro.
-penso che ti arresteranno se ci vedrà la polizia. È una moto non un motorino-
-andiamo piano e ce ne andiamo per dietro,non ci facciamo la strada. Fidati di me per una volta-
-Davis,non mi fiderei di te nemmeno se mi pagano-
-intanto è la seconda volta che sei sulla mia moto senza contare quando l'hai guidata tu-
Cazzo,ha ragione.
-muoviti e non ti atteggiare-
E lui prende a guidare sempre molto lentamente,come prima. Arya ride di gusto e a me fa stare bene. Kai va davvero piano e la sa trattare la bambina,perciò mi calmo e dopo pochi minuti siamo a scuola. Parcheggia,scendo e provo a prendermi Arya ma non me la da.
-la voglio tenere io, quando entro in palestra te la do- dice scendendo e prendendola tra le braccia. Arya non si lamenta,anzi, è a suo agio.
-ormai ti sei innamorato- dico mentre ci incamminiamo verso l'ingresso. Gli occhi degli studenti sono rivolti a noi. Alcuni bisbigliano mentre altri si allontanano. Arriviamo alla palestra dove finalmente Kai mi dà Arya.
-te la do solo perché devo allenarmi,altrimenti me la sarei tenuta-
-forza Davis,entra. Già hai fatto tardi-
-senza di me,non incominciano-
-okey maschio alfa,ora vai- e lui si allontana.
-non te ne scappare dopo. Ti voglio vedere-
Arrossisco.
-le tue guance sono diventate lo stesso colore dei capelli- dice,sempre camminando,ridendo
-vaffanculo Kai!-
-a dopo piccola rossa- E si chiude degli spogliatoi. Il mio cuore è in pace. Non pensa a niente. Per la seconda volta nella mia vita,sto davvero bene. Mi giro per andare sugli spalti ma Gabriel è fermo davanti a me.
-piccola,auguri. Che ci fai qui?-dice abbracciandomi.
-ehm..sono venduta a vederti-
Lui mi guarda interrogatorio -e perché sei con Arya?-
-tutti sapete tutto e io no,ancora una volta. Come fai a conoscerla?-
-sono andato da Simon recentemente-
Oh,non lo sapevo.
-io sono andata oggi e mi ha permesso di prenderla-
Lui mi sorride -ora devo andare,dopo raccontami tutto- dice andando verso gli spogliatoi e io finalmente mi dirigo agli spalti. Arya cammina al mio fianco stringendo sempre la mia mano,e quando i ragazzi entrano in campo,e noi stiamo ancora salendo le scale, lei indica con il ditino Kai.
-si amore, è Kai-
Kai si gira verso di noi e le fa un cuore con le mani prima di riprendere a correre. Arriviamo sugli spalti e ci sediamo. Arya non stacca gli occhi da Kai mentre io controllo le chiamate.
-ehy,ciao. Non ti ho mai vista qui-
Una voce femminile mi fa girare il capo.
-oh,ciao. No,raramente vengo agli allenamenti-
La ragazza è bionda e alta,ha gli occhi scuri e labbra carnose. Si siede al posto libero vicino a me.
-io sono Amelia- dice porgendomi la mano
-io Coco- stringendogliela.
-oh,sei la sorella di Romeo?-
Annuisco e lei arrossisce -ti piace Rom?- le chiedo
-sì,ma ti prego,non dirglielo-
-tranquilla- poi penso - perché sei a vedere gli allentamenti di basket se Rom fa rugby?-
-c'è mio fratello-
-chi è?- le chiedo interessata.
-il numero 17. Kai Davis-
Sbianco,quello stronzo non mi ha mai detto di avere una sorella. Dopo quella risposta non parliamo più ma vediamo i ragazzi. Kai più volte sposta lo sguardo su di me e Arya mi sorride quando lo fa. Pure la bambina si è accorta che gli piaccio. Fantastico,ho pure sua sorella al mio fianco. Grandioso.
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𝑳𝒂 𝒆𝒔𝒕𝒓𝒆𝒍𝒍𝒂 𝒇𝒖𝒈𝒂𝒛
RomanceÈ difficile andare avanti con un peso sulle spalle. Non sempre ci riusciamo,ma se lo dovessimo fare saremo felici,giusto? Beh questo non chiedetelo ai fratelli De Santos,figli di una boss del quartiere spagnolo Raval. L'unica loro forza? Dove ce n...