13. Coco's pov

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-piccola mia,ti devi prendere la medicina-
La voce sussurrata di Mitch mi sveglia dal mio sonno profondo. Apro gli occhi stropicciandoli,prima di mettermi seduta sul letto. Mitch è al lato del letto,seduto,mentre ha in mano due dita di acqua con una pillola effervescente dentro. Nell'altra mano ha un ciotola di latte con cereali.
-per prenderti questa,devi mangiare un po'- dice porgendomi la ciotola. Storco il naso a quella visione. Mi giro di spalle stendendomi nel letto.
-non ho fame-
-devi mangiare un minimo-
Mi siedo di faccia a Mitch. Mi passa la ciotola e la mangio.
-brava amore,brava. Ascoltami un attimo-
Lo guardo continuando a mangiare,facendogli capire che lo sto seguendo.
-oggi pomeriggio starai da sola,ti farebbe piacere se venisse Kai? Solo per darti la medicina e ti fa compagnia-
Mi irrigidisco a quel nome. Kai,qui,a casa mia,solo noi due? Merda. No,non mi va bene.
-n-n.....e fallo venire,che ti devo dire- e finisco di mangiare. Lui mi guarda incuriosito,non se lo aspettava forse. Mi accarezza la testa.
-come stai?-
-a pezzi-
-questa ti aiuta- dice porgendomi il bicchiere. Un odore orribile mi inonda il naso. Lo allontano immediatamente da me,riporgendoglielo.
-dai piccola mia,piano piano-
Mi ripassa il bicchiere e faccio come mi dice,bevendo sorso per sorso fino alla fine.
Gli do il bicchiere e mi stendo sul fianco.
-non ti senti bene vero?-
Scuoto il capo.
Mitch mi accarezza la gamba.
-amore oggi dovresti parlare con Simon-
Cazzo,me ne ero completamente dimenticata. No,Non voglio parlarci.
-no,non ci parlo-
-ma perché? Stavi così bene dopo averci parlato-
-fammi guarire e andiamo a parlare nella sua clinica,senza che venga qui-
-e va bene,ora riposati- dice sospirando e uscendo dalla porta. Che giornata,starò tutto il pomeriggio con Kai. La mia vita è letteralmente maledetta. Forse aveva da scopare con quella puttana che gli sta sempre in torno,e invece tra poco sarà qui con me.
-amore me ne vado,dieci minuti e viene Kai. Fai la brava e trattalo bene. Misurati la febbre e se è alta prenditi la pillola,non quella effervescente. Mi raccomando- dice Mitch urlando dal piano di sotto.Lo saluto urlando e prendo il mio telefono sul comodino. Scorro Tik Tok,ma ad un certo punto un messaggio anonimo mi fa alzare il viso:
"Lástima que todavía estés viva"
Mi irrigidisco a quel messaggio,che cosa significa? Non capisco. Un'altro ancora:
"hija de puta"
L'ansia inizia a espandersi nel mio corpo. Le mani prendono a tremare e la testa ad andarsene in un'altro mondo. Il respiro inizia a diminuire e gli occhi a pizzicare. Scalciando con le gambe,tolgo le lenzuola da dosso come se bruciassero. Mi stringo le braccia,abbracciandomi,come se provassi a risentire quel calore delle sue braccia. Le braccia che calmano. Molta gente pensa "cosa possono mai risolvere due braccia?" ma solo chi trova quelle giuste capisce la sensazione. Il calore. La pace. Tranquillità,che si prova tra quelle. Dondolo sul letto,proprio come facevo in quella casa. Hija de puta. Solo lei mi chiamava così. Quella stronza,pazza,psicopatica di mia madre. Quella che doveva essere la donna della mia vita, la migliore amica,la spalla su cui piangere,quella a cui parlare di amori,la persona a cui chiederesti consigli e diresti del primo ciclo. Lei era tutto tranne ciò. Se piangevo,la mia spalla diventava tagliata dalla forza della cinghia sulla pelle. Se le raccontavo di qualche ragazzino,non mi faceva più uscire di casa dicendo che l'uomo già lo avevo. Il primo ciclo? l'ho visto all'età di 3 anni,ma non è stato naturale ma,bensì, una reazione. Le lacrime iniziando a scendere lente sulle mie guance candide. I ricordi affluiscono nella mente diventando sempre più dettagliati.
*Ho dormito tutta la notte con il libro che mi ha regalato papito al petto. Uno schiaffo sulla guancia mi fa svegliare di soprassalto.
-Non dormire! Devi lavorare!- dice la donna andando ad aprire quella piccola finestra nella stanza. Le mura sono tutte crepate,il mio piccolo lettino è poggiato contro il muro. Ovviamente il mio papito aveva posato su di me la coperta calda come ogni sera.
-es mi cumpleaños,pure oggi devo lavorare?-dico stropicciando gli occhi e posando il libro tra la rete e il materasso.
-si,siempre. Prendi le sigarette dal tavolo e portale al signor Fernandez, e se ti chiede di rimanere,fallo.- dice sedendosi sul suo letto costoso. In questa casa solo io ho un lettino spoglio,senza coperte. Ma va bene così,mi vuole bene. Annuisco ed esco dalla stanza. La sedia di nonna Cocò è vuota da 7 giorni. 7 giorni dove la sua mancanza si fa sentire sempre di più. Perché me abandonaste nonnina mia? 7 giorni che non vedo nemmeno il signore con la giacca e cravatta. Il signore alto,biondo e con gli occhi azzurri. È molto buffo,mi fa sempre ridere. Disse di chiamarsi Ministch? Non mi ricordo ora,ma ha promesso che ci avrebbe tirato fuori da qui. A me,Romeo e Gabs ma anche papito. L'ha giurato con il mignolino.
-Muoviti puttana! Non servi a niente!- dice la donna dandomi uno spintone,facendomi cadere sul pavimento.
Certe volte mi fa tanta paura,ma continua a dire che lo fa per il mio bene. Però anche quando mi ha fatto le due strisce sulla faccia lo diceva,mentre io urlavo di fermarsi.*
-Vaffanculo!-
Il mio urlo squarcia il silenzio della stanza.
-Vaffanculo bastarda!-
Tutto il mio dolore,la mia rabbia e la mia frustrazione,viene fuori attraverso quelle urla.
-Dovevi morire quel giorno!-
Le lacrime continuano a scendere dai miei occhi. Non sento i rumori della porta che si apre ma sento la sua presenza qui. Non sono più a casa mia. Non sono nella casa di Mitch. Sono in Spagna. In casa mia. Con lei.

𝑳𝒂 𝒆𝒔𝒕𝒓𝒆𝒍𝒍𝒂 𝒇𝒖𝒈𝒂𝒛 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora