6. Coco' s pov

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Gabriel e Romeo sono usciti.
Sono finalmente da sola.
Sono stesa sul mio tappeto dello studio mente ho le canzoni sparate al massimo volume. Fisso la tela. Era un disegno bellissimo,ritraeva una famiglia felice. Perché era? Perché ora c'è un buco che la squarcia.
Nelle casse parte "Sailor song".
Le lacrime scendono da sole all'inizio della dolce melodia.
Perché mi ha fatto questo?
Cose le ho fatto di male io?
Ero piccola e indifesa.
Io volevo solo amore.
A-M-O-R-E.
Non volevo essere picchiata. Non volevo essere tagliata il volto. Non volevo niente di tutto questo.
Un urlo mi esce dalle labbra,non provo nemmeno a fermarlo.
-perché cazzo a me!- urlo singhiozzando.
-che cazzo ti ho fatto di male Dio!- urlo alzandomi dirigendomi alla tela.
-perché non potevamo essere noi questa famiglia?- continuando ad urlare. Fisso la tela ormai rotta.
Quella sensazione di dolore che ti lacera il petto.
Quella che ti fa rimanere senza aria.
Quella che ti fa sentire inutile.
Stupida.
Bambina.
-perché-continuo a urlare. La gola inizia a pizzicarmi ma non mi faccio problemi. Prendo una matita con la punta appuntita e "pugnalo" la tela. Le mie lacrime la bagnano. Dopo pochi secondi non esiste più. Le mie mani tremano violentemente. Mi ristendo sul pavimento continuando a piangere rumorosamente.
La testa è una macchina maledetta. Produce ogni giorno un pensiero nuovo che rimane fisso per tutto il giorno. Forse quel pensiero non rispecchia la persona che sei ma te lo fa credere. Sei sbagliata,inutile.Questo dice. Non saprai mai amare,rassegnati. Urla.
Mi rialzo,mi dirigo al treppiede,tolgo la tela vecchia buttandola sul pavimento e ne prendo una nuova. Avvicino lo sgabello e rimango a guardare la tela bianca candida. Inizio a disegnare senza pensare.
Dopo pochi minuti,la riguardo attentamente.
Una spiaggia.
Una notte stellata.
Una persona seduta di spalle.
E una stella cadente.
-esprimi un desiderio- sussurrai.
-essere felice-mi risposi.
Nelle casse parte "Broken di Isac Danielson" e mi siedo sul pavimento tenendo gli occhi fissi sulla tela. La inizio a vedere sfocata. I miei occhi si appannano,li chiudo e goccioline escono da essi. Alzo una mano sul mio viso illuminato dal piccolo spiraglio di luce della finestra. Due linee rivide attraversano la mia faccia da quando ho 4 anni. Rabbrividisco al tocco. Scendo sempre più giù. Passo le dita sul tatuaggio della rosa con le spine sul collo. Siamo fiori belli e profumati ma tutti abbiamo delle spine,che fanno male. Scendo sulle varie cicatrici sul petto e sulle braccia. Ricordo ancora il dolore. I singhiozzi riprendono ad aumentare. Due braccia mi stringono in un abbraccio.
Tutto il dolore del giorno esce finalmente.
-sono qui. Sono sempre qui per te- dice la voce profonda e spezzata di Mitch. Mi stringo nel suo abbraccio,perché senza di lui,non sarei qui.
-amore mio,piccola mia,non pensare più- sussurra nel mio orecchio durante le mie urla.
Stingo forte i pugni. Il dolore delle unghie conficcate nella pelle mi provoca brividi. Nemmeno dolore. Non sento più niente. Mitch intreccia le mani alle mie impedendomi di stringerle.
Un'altro urlo squarcia l'aria nella stanza. Un urlo talmente forte che spingo il busto in avanti continuando ad avere le braccia di Mitch strette.
-piccola,calmati-
I singhiozzi si fanno più soffici. Mitch mi accarezza i capelli.
-non me lo merito il tuo amore- sussurro tra i singhiozzi.
-non lo pensare mai. Senza di te anche io ero morto-
scuoto il capo mentre le lacrime continuano a scendere indisturbate.
-non ti meritavi questo. Volevi una famiglia felice Mitch- cerco di dire tra i singhiozzi.
-voi siete la mia famiglia piccola. Non dubitare mai di ciò-
Il mio sguardo si ferma sulla tela distrutta.
Continuo a scuotere il capo.
Non me lo merito.
-te lo meriti,meriti il mio amore e quello dei tuoi fratelli-dice Mitch al mio orecchio leggendomi nel pensiero. Mi gira contro il suo petto e mi cinge la schiena con le sue braccia muscolose mentre mi fa sedere in grembo. Tiene una mano sulla mia testa e un'altra sul fianco e le muove delicatamente.
-shhh,sono qui- dice,
Dopo venti minuti sentiamo schiamazzi e la porta d'ingresso chiudersi. Io e Mitch eravamo ancora nella posizione di prima. La risata di Romeo riempie la casa.
-vogliamo andare in camera tua ciccia? O vuoi rimare qui?- mi chiede dolcemente Mitch.
-andiamo su- dico tirando su con il naso.
Mi prende in braccio e io stringo le braccia intorno al suo collo poggiando la testa nascondendola sulla sua spalla. Esce e chiude la porta con la chiave. Sale le scale. Dovrebbero averci visto poiché non li sento più parlare.
-ehi ehi,che succede?- chiede Romeo preoccupato.
-stai bene coco?-chiede Kai
Mitch annuisce. -ho portato la carne,sta sull'isola. Iniziate a riscaldare la padella che vengo subito così mi raccontate come sono andati gli allenamenti-
-Coco stai bene?- dice Gabriel passandomi una mano sulla schiena. Mi stringo ancora di più a Mitch facendogli capire che non volevo essere accarezzata. Mitch riprende a camminare e sale le scale aprendo la porta della mia camera. Si siede sul letto tenendomi ancora stretta a lui. Mi stende e mi copre con le coperte mentre dal mio armadio prende una felpa di Romeo e un pantalone largo. Lo aiuto a infilarmela togliendomi i vestiti che indosso. Prima di vestirmi,però,mi alzo e mi dirigo allo specchio. Sono in top e mutande quindi le mie cicatrici risaltano su tutto il copro. Mitch è dietro di me fermo immobile. Ho le gambe,il ventre e le braccia piene. Distolgo lo sguardo e mi risiedo sul letto vestendomi. Mitch si siede alle mie spalle e ,come quando ero piccola,mi fa una treccia. Quando la finisce mi da un bacio sul capo e io mi stendo su un fianco rivolta verso la finestra.
Era tardi davvero. Sono stata tutto il pomeriggio nello studio che non mi ero accorta che ore fossero.
-le stelle brillano di più stanotte- dico indicando la finestra.
-perché vogliono darti forza- mi risponde Mitch.
-non vuoi mangiare? nemmeno la pasta che hai lasciato a pranzo?-
Lo guardai e vidi che era speranzoso.
Annuì -pochi maccheroni però Mitch-
-stai tranquilla Coco,quanto ne vuoi tu-
Mi riprese in braccio e scendemmo di nuovo.
Romeo ci venne incontro.
-posso prenderla io?-
io scossi il capo.
Volevo rimanere tra le braccia di Mitch.
Entrammo in cucina e Mitch mi fece sedere sulle sue gambe. Davanti a me Kai mi guardava con tristezza.
-Gab prendi il piatto di pasta dal frigo e mettilo nel microonde per 2 minuti,gentilmente- gli chiede Mitch
-allora,come sono andati gli allenamenti?-
-Mitch alla grande!- risponde Kai gioioso.
-Kai ha segnato 5 volte in simulazione!-ribatte Gabriel. Mitch ride alla risposta.
-bravo ragazzone- dice allungandogli il cinque.
-tu Rom?-
-fortissimi! Domenica abbiamo una partita-
-noi sabato-risponde Gab
-uuuh tra poco. Allora in questo weekend non prendo nessun impegno-
Gab raggiunge il tavolo con il mio piatto di pasta in mano e lo poggia difronte a me. Rom e Kai si sedettero nei posti vuoti e Gabiel portò i piatti di carne a tutti. Mitch afferra la mia forchetta e prepara un maccherone e lo lascia nel piatto. Dopo pochi secondi io lo mangio. Mitch lo rifà e lo alterna alla sua carne. Dopo pochi maccheroni lo allontano con la mano debole.
-va bene,brava- mi sussurra Mitch non volendo disturbare la conversazione tra i ragazzi.
Quando loro finiscono di mangiare rimaniamo tutti al tavolo e mentre loro parlano io mi rilasso con il battito del cuore calmo di Mitch che mi accarezza dolcemente un fianco.
*Se non fosse per te,mio amato Mitch,non sarei sicuro qui.* penso. Ed era veramente così.
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capitolo lungo ma molto difficile da scrivere.
Buongiorno a tutti!

𝑳𝒂 𝒆𝒔𝒕𝒓𝒆𝒍𝒍𝒂 𝒇𝒖𝒈𝒂𝒛 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora