Capitolo 6

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La nonna era morta.

Sapevo che sarebbe successo, ma nessuno mi aveva insegnato a vivere in un mondo in cui lei non c'era.

Mi guadai allo specchio nel mio abito nero. Lei lo avrebbe adorato. Lo trovavo leggermente elegante per un funerale, ma lei diceva che era meglio farsi distinguere dalla folla piuttosto che passare inosservata.

-carrie sei pronta? Dobbiamo andare- disse la mamma.

Indossai la collana della nonna e la seguii giù per le scale.

Non sentivo niente. Sentivo la terra sotto i piedi, ma era come se dopo di lei il mondo si fosse fermato. Era tutta una messa in scena.

Sentivo il prete parlare. Onorarla come se la conoscesse. Si riferiva a lei come una sorella. Una sorella, una madre, una nonna, un'anima che ha lasciato questo mondo.

La verità era che mi sentivo in colpa.

Non avevo più parlato con lei dopo ciò che mi aveva detto. Volevo farle delle domande, dirle che le volevo bene, abbracciarla quando era ancora in vita. Il fatto di non poterlo fare mi distruggeva.

La funzione procedeva, ma io non sapevo se guardare il corpo pallido della nonna in bella vista davanti a me o il prete che aveva un'espressione tutt'altro che affranta. Voleva solo che finisse il prima possibile. Su questo non aveva torto.

Continuavo a distrarmi, a ripensare al discorso della nonna e a ricercare chiunque avesse il suo profumo. Sentivo la mamma piangere accanto a me e stringermi la mano, ma la evitavo, cercando di farmi piè lontano, senza dare nell'occhio.

Non riuscivo a sostenere la sua presenza accanto a me, mi infastidiva, ma mi ricordavo che eravamo lì per la nonna.

Iniziai a mangiarmi le unghie per il nervosismo, odiavo stare lì, avrei dato qualsiasi cosa per stare da un'altra parte.

Un sacco di persone vennero da me per fami le condoglianze, ma la mia testa era tutta da un'altra parte. Stringevo le mani e ringraziavo persone che non avevo mai visto nella mia vita.

Le ragazze mi abbracciavano, ma non sentivo nulla. Era come se fossi infondo al mare.

Non potevo credere che fosse morta. Il solo pensiero di non rivederla era così assurdo nella mia testa che mi faceva ridere. Mi trattenni. Anche se sembrava l'unica cosa giusta da fare era la meno appropriata.

Tutte quelle persone che credevano di conoscerla, che dicevano che era una brava persona, che le volevano bene.

Mi sembrava tutto assurdo.

Il funerale passò in fretta, ma la veglia fu un martirio.

La mamma mi aveva chiesto di dire qualcosa, ma non avevo nessuna idea di cosa dire, tanto meno farle questo favore.

Non sono pronta. Erano le parole che continuavo a ripetermi. Cosa avrei dovuto dire?

Fu servito un rinfresco, ma non riuscivo a toccare niente. Era tutto così nauseante.

-come stai? -chiese Alina con espressione preoccupata.

-vado avanti- e invece ero impantanata fino al collo, come sarei potuta andare avanti? Non riuscivo a vedere una via di uscita.

-starai meglio- affermò Jane che aveva perso la nonna qualche anno prima –il dolore passerà - disse abbracciandomi. Mi strinse a sé, ma quell'abbraccio non mi fornì alcun conforto.

La mamma mi chiamò, salvandomi da quelli sguardi di pietà.

-devo fare il discorso – mormorai allontanandomi da loro. Non voglio. Non voglio. Continuavo a ripetermi nella testa.

Quando mi ritrovai l'attenzione di tutti addosso fu troppo tardi.

-puoi iniziare- mimò mia madre dopo i miei secondi di silenzio.

Mi schiarii la voce guadagnando tempo.

-volevo bene a mia nonna- asserii triste. La mia voce era piatta, non riuscivo a provare niente. Era come se qualcuno avesse spento i miei sentimenti.

-era come una seconda mamma per me- ma le parole che avevo detto senza pensare mi colpirono. Era come una terza mamma per me. Perchè quella vera non era quella con cui ero cresciuta.

Scacciai quei pensieri e continuai.

-le sue ultime parole- mi bloccai di nuovo. Il senso di colpa mi colpì lo stomaco. Feci un respiro profondo. Nessuno avrebbe scoperto realmente quali erano le sue ultime parole.

-disse che mi avrebbe voluto bene anche a dall'aldilà, che era felice di andarsene dopo tanto dolore perché avrebbe reincontrato l'amore della sua vita. Il nonno. Ha detto che le mancherò dovunque andrà. Sarà già lì ora no?- chiesi più a me stessa che a loro.

-adesso è felice- mormorai –si è liberata di tutti i fardelli- notai ad alta voce.

Vidi i volti confusi dei presenti. Mia madre aveva un'espressione accigliata.

Presi un calice di vino accanto a me. -quindi propongo un brindisi- affermai ignorando le espressioni contrariate dei miei genitori. -a mia nonna-

Tutti levarono i calici in alto –amorevole e sincera fino alla morte-

Guardai tutti tranne i miei genitori. Ben presto quelli che si era concentrata su di me, tornarono ognuno alle proprie faccende. Scolai il bicchiere di vino in un solo sorso e mi apprestai a togliermi dagli sguardi preoccupati delle mie amiche.

Jordan che era stato accanto a me durante tutto il tempo, mi seguì in cucina. Mi passò una fiaschetta. Non feci domande. Sapevo esattamente che cos'era, ma il dolore era troppo forte e se un po' di alcol avesse aiutato a rendere le cose più facili sarei stata ben felice di accettare. La gola mi bruciò, mentre i polmoni sembravano espandersi.

Non avevo mai provato dell'alcol.

Per qualche minutò non sentii alcun cambiamento, ma dopo si fece tutto più leggero. Era così bello essere sfuggiti a quel turbinio di emozioni.

Ma ogni volta che guardavo i miei genitori, mi veniva in mente la conversazione con la nonna come loro mi avessero mentito. E mi sentivo in colpa e poi arrabbiata e poi... ma quando avrei finito di soffrire?

-portami da qualunque altra parte- mormorai a Jordan prendendo un altro po' di alcol.

Mi mise la giacca sulle spalle e mi accompagnò fuori. Andammo fino alla sua macchina e mi sdraiai all'interno, mentre lui guidava da qualche parte.

Si fermò vicino casa sua. L'auto dei suo non c'era.

Entrai in casa e chiuse la porta.

Mi veniva in mente un altro modo per smettere di pensare. Il mondo era diventato leggero, ma tutto era ancora così pesante. Volevo provare qualcosa, sentivo un peso sul petto, ma ogni emozione sembrava scomparsa.

Tirai la maglietta di Jordan verso l'alto. Prima che potesse dire qualcosa lo baciai.

Sapevo esattamente cosa sarebbe successo dopo. Non mi importava.

Jordan fece un po' di resistenza e poi disse – sei ubriaca

Gli risi in faccia e continuai a baciarlo. Non ci volle molto prima che prendesse anche lui a spogliarmi.

Lo continuai a baciare, mentre ero inerme sotto di lui, capendo la metà di quello che stava succedendo.

Qualcosa dentro di me mi diceva che non era giusto, ma volevo solo provare qualcosa. Provare sollievo. Soffocai quella vocina. Sentii un rumore e poi un forte bruciore, prima che potessi dire qualcosa Jordan si stese nudo affianco a me. -ti amo un sacco Carrie-

Rimasi in silenzio, mentre lui si addormentava.

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