Capitolo 11

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La mattina dopo mi alzai appena suonò la sveglia. Non ebbi nemmeno bisogno dei miei soliti 5 minuti prima di alzarmi. Era come se qualcuno mi fossi svegliata già sveglia.

Mi preparai velocemente e andai in gelateria. Avevo il turno di mattina quel giorno. Ma sapevo che appena avessi finito di lavorare sarei potuta andare in ospedale. Forse potevo scoprire quello stesso giorno il nome della mia madre naturale.

Mi legai i capelli in una coda, mentre aspettavo l'autobus.

Ormai lo prendevo così tanto spesso che io ed il conducente ci scambiavamo un saluto. Era così strano.

-tra due settimane vado a vedere Stanford- disse una ragazza dietro di me.

Indossavo le cuffie, ma era così vicina che era impossibile non ascoltarla.

-devi assolutamente raccontarmi com'è, sono così felice per te- rispose una voce frizzante al telefono.

Appena sentii il nome dell'Università ebbi un tuffo al cuore. Cercai di non pensarci mentre alzavo il volume della musica. Il mio unico obiettivo era arrivare il prima possibile.

Mi alzai in piedi e mi misi vicino allo sportello. Il pullman sembrava non arrivare mai. Cambiavo canzone in continuazione, ma nessuna sembrava piacermi.

Scesi alla fermata precedente dalla mia. Volevo camminare.

Fortunatamente arrivai in tempo. Greg sembrava aver aperto da poco.

Mi sorrise quando entrai. Misi le cuffie nella borsetta e andai a cambiarmi.

-un po' in anticipo oggi?- annuì.

- mi sono svegliata presto sta mattina- affermai allacciandomi il grembiule.

-sai- iniziò -non dovresti andare in giro da sola.

Aggrottai le sopracciglia sorpresa. -come mai?

Lui sistemava il gelato fatto qualche ora prima nei contenitori, poi si girò e mi guardò negli occhi -non hai saputo quello che è successo stanotte vero?

Scossi la testa, preparandomi ad una brutta notizia.

-hanno ucciso un'altra ragazza-

Annuì anche se non capivo cosa volesse dire. Andavo in giro da sola, ma era mattina e poi non ero una prostituta quindi in teoria ero al sicuro.

È strano quando senti di un delitto del genere. È come se non ti toccasse, o forse non ti tocca perché non lo reputi reale, se è troppo estraneo alla tua realtà non empatizzi e quindi non ti tocca no?

Almeno nella mia testa non riuscivo a immaginarlo come un delitto vero e proprio, perché sembrava così lontano dal mio solito mondo fatto di studenti, birra e voti che anche il solo immaginare di poter essere una di quelle ragazze era assurdo.

-hanno detto a tutte le ragazze di stare attente e di non girare da sole.

-non preoccuparti Greg, me la caverò- cercai di rassicurarlo. Ma lui non accennava a far sparire quell'espressione da suo viso.

-sai sono preoccupato più per te che per mia figlia- mi stupì quella rivelazione e credevo fosse stupito anche lui -lei sta sempre con un gruppo di persone o con il suo nuovo ragazzo

Lo guardai stranita cercando di capire dove volesse andare a parare -quel tale... Brian.

Ero scioccata.

-insomma so che anche se è un idiota può proteggerla, ma tu...

-so cavarmela- gli ripetei cercando di chiudere il discorso.

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