Capitolo 10

1 0 0
                                        

Era passata una settimana da quando ero ritornata a lavoro. Non avevo ancora parlato con i miei genitori, ma avevo continuato a cercare i documenti in lungo e in largo. Perfino in camera mia.

Ma niente quei documenti sembravano totalmente spariti. Mi stavo per arrendere. La voglia di scoprire chi fossero i miei veri genitori aumentava sempre di più. Comunque era qualcosa a cui avrei pensato l'indomani.

Ritornai a casa la sera tardi, anche questa volta Greg mi aveva dato un passaggio.

Le luci erano spente, i miei probabilmente stavano già dormendo, lo trovai bizzarro. Evitai di accendere la luce, e camminai in punta di piedi fino alla cucina per mangiare qualcosa, ma avevo sbagliato le misure perchè urtai il tavolino e le fotografie caddero a terra.

Provai un dolore lancinante al ginocchio, misi una mano sulla bocca per non urlare. Fece un rumore assordante e poi tutto tacque. Restai immobile e respirai piano per vedere se si fossero svegliati. Restai così per un minuto, massaggiandomi il ginocchio per alleviare il dolore. Provai a guardami, ma non ci riuscii. Si sarebbe sicuramente creato un livido. E in più ero sicura di aver rotto qualcosa.

Feci luce con il telefono e trovai il quadro a terra. In quella foto avrò avuto cinque giorni. Stavo in braccio a mia madre e le succhiavo il pollice, mentre lei mi guardava con sguardo adorante. Cercai di ignorare la sensazione al petto.

C'era vetro dappertutto. Iniziai a raccoglierli facendo attenzione. Ma guardando bene, vidi alcuni fogli tutti spiegazzati per entrare nella cornice del quadro.

Li sollevai piano, facendo attenzione al vetro.

Non ci potevo credere.

Il signor Arthur Malcom White nato...

Andava avanti così descrivendo dove vivesse per poi passare alle informazioni su mia madre.

Erano i documenti per l'adozione.

Lo lessi attentamente, ma non c'era alcun nome sui fogli. Continuavano facendo domande di ogni tipo.

C'era anche il mio certificato di nascita.

Questo documento certifica che

Carrie Hepburn

è nata il 6 dicembre 2005

all'ospedale Sant Lewis, New York

da Audrey Hepburn e ....

Peso: 2,9 kg

Altezza:40 cm

Beh ora almeno sapevo che mia madre era una fan di colazione da Tiffany.

Ero così stufa di non sapere. Ero arrivata ad un centimetro dallo scoprire la verità e non avevo concluso nulla. Mi sembrava di star girando intorno. Perché non ci poteva essere scritto il suo vero nome sui documenti?

Raccolsi tutti i vetri e sostituii la cornice con una di riserva che avevo trovato qualche giorno prima in camera mia.

Rimisi tutto apposto come se non fosse successo niente.

Corsi in camera mia, cercando di fare meno rumore possibile.

Mi dovevo inventare qualcosa. Dovevo scoprire chi fossero i miei. Era così strano il fatto che non ci fosse scritto il nome reale della mia madre naturale.

Insomma quando l'hanno portata in ospedale avrà dovuto fornire un nome, giusto? Avrà dato un nome falso, altrimenti avrebbero scritto quello vero sul documento.

E se avesse avuto i documenti con se? Non sei obbligato a dire il tuo vero nome in ospedale?

E se avesse dato il suo nome vero per l'assicurazione sanitaria, ma avesse dato un nome falso per quel documento. Si poteva fare?

Non ne ero sicura, ma ero determinata a fare chiarezza.

Presi il computer e iniziai a cercare su internet, ma ogni volta che provavo a fare una ricerca del genere mi portava da tutt'altra parte.

Decisi che dovevo andare alla fonte. Gli unici che forse mi avrebbero potuto dare delle informazioni erano gli infermieri dell'ospedale. Sperando che non fossero cambiati in 19 anni. Dubitavo che fosse così, ma ci dovevo provare. Dovevo capire perché mi avesse abbandonato. Ormai era diventato un chiodo fisso.

Poi mi venne in mente quello che aveva detto mia nonna. C'era un'altra ragazza quel giorno in camera con lei.

Se avessi potuto accedere alla cartella clinica di mia madre, forse avrei potuto capire chi fosse. Ma bloccai quell'idea. Sulla cartella non c'era scritto il nome dei pazienti con cui era in stanza, ma forse attraverso il numero della stanza potevo risalire a chi l'aveva occupata durante il periodo di dicembre del 2005. Forse avevo ragione ed effettivamente sulla cartella c'era scritto il vero nome. Valeva la pena provarci.

Chiusi il portatile e mi stesi sul letto. Avevo ancora gli abiti da lavoro. Mi sarei dovuta cambiare. Mi imposi di alzarmi e di mettermi il pigiama.

Dovevo andare in ospedale.

Illicit Affairs Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora