Era passata ormai una settimana dal diploma. Non era cambiato niente.
O meglio io non ero cambiata.
Mio padre andava ogni mattina a guardare nella cassetta delle lettere, ma non avevo il coraggio di dire che non sarebbe arrivato niente. Perciò continuai a stare zitta.
Avevo trovato lavoro nella gelateria di cui aveva parlato Alina. Sopportavo Stacy solo una volta a settimana e ogni tanto quando si veniva a prendere un gelato con le sue amiche della squadra di cheerleader, che non erano tutte orribili. Non avevo mai capito perchè fossero loro amica. La scuola era finita e lei non le poteva più ricattarle con la scusa delle posizioni nelle coreografie.
In quel momento, salutai Prudence, l'altra ragazza che lavorava con me e mi tolsi la divisa verde menta con tanto di cappello e slogan sul davanti.
"Il gelato non è un premio ma un prezioso alimento per i piccoli assassini"
Una frase leggermente inquietante ma con il suo senso.
Corsi subito in macchina, erano le otto di sera e stavo per raggiungere Jordan a casa sua.
Evitavo se potevo, di prendere il pullman, specialmente dopo tutte le avvertenze che aveva dato la polizia al telegiornale.
Fortunatamente mia madre mi aveva prestato l'auto. Credeva che sarei andata al cinema con lui. Volevo evitare che si facesse troppe domande e che fosse tranquilla, in modo che se non avessi risposto avrebbe potuto usare come scusa il fatto che fossi al cinema. Quando invece avremmo trascorso il tempo a casa sua.
Accesi la radio e mandai avanti le varie stazioni finchè non riconobbi una canzone che avevo già sentito. Non sapevo il titolo, ma mi sentii ispirata. Come quando si legge un libro, pian piano una storia iniziò a prendere forma nella mia testa. Vedevo una ballerina. Le immagini mi invasero la mente. Riuscivo a sentire i suoi dialoghi, vedevo la morte e come avrebbe fatto l'assassino a farla franca.
Così presi il cellulare, zittii la radio e iniziai a registrare come potesse venire il racconto. Sembrava a detta mia, una bella storia. Avrei dovuto rielaborarla certo, ma aveva del potenziale.
Parcheggiai nel vialetto di Jordan. La macchina dei genitori mancava, erano già usciti probabilmente.
Spensi l'auto e scesi chiudendo con un forte rumore la portiera. Il vialetto era ben illuminato come al solito, ma le luci della casa erano tutte spente. Era molto strano.
Cercai di sbirciare verso attraverso la finestra, ma non riuscivo a vedere granché.
Per un secondo pensai che avevo sbagliato casa. Il numero civico era 59 ed era giusto.
Mi guardai un po' intorno sentendomi osservata. Cercai di rivedere velocemente attraverso la finestra. Il salotto era come sempre perfettamente in ordine. Tovaglia bianca sul tavolo, divano in pelle con cuscini ricamati. Da quella prospettiva riuscivo a vedere una parte della cucina, i fornelli erano illuminati in maniera strana, riuscivo a distinguerli tra quei mobili.
Di fronte ai fornelli, anche se non si vedeva sapevo esserci un televisore. La mamma di Jordan guardava sempre il telegiornale quando cucinava. Doveva per forza essere acceso, ma chi lo stava guardando?
Lasciai perdere la finestra e mi avviai verso la porta di ingresso. Suonai il campanello.
Aspettai che Jordan mi aprisse. Aspettai un minuto, poi due. Decisi di chiamarlo al telefono, magari era uscito un attimo a comprare qualcosa e aveva lasciato il televisore acceso per far sembrare ai ladri che ci fosse qualcuno in casa.
Partì subito la segreteria telefonica. Suonai di nuovo, sperando che mi aprisse o per lo meno mi richiamasse. Nemmeno sta volta rispose, iniziai a infastidirmi.

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Illicit Affairs
RomanceCarrie White è una ragazza solare, bella e costantemente indecisa. Ha appena finito il liceo e non sa cosa fare nella sua vita. Vede le sue amiche andare avanti, avere successo e le sembra di rimanere sempre indietro. Si ritroverà ad affrontare mol...