Il sole stava tramontando in Olanda quando Aäron si sbarazzò per la quarta volta della lettera che voleva scrivere alla sua amata.Non trovava le parole per riferirle quello che stava accadendo a corte, anche se i fatti erano semplici e chiari da riportare, Aäron non voleva crederci e se non se ne rendeva conto lui, come poteva spiegarlo a Sophie?.
Era passata una settimana dalla sua partenza e ne sentiva la mancanza, un vuoto così profondo che lo stava logorando. Era lo stesso per lei? Sicuramente sì.
Anche se era partita con quel bel principe Thomas, non avrebbe mai fatto nulla per macchiare il loro amore.
Il capo dell’esercito si alzò dal tavolo della biblioteca su cui stava da ore, tormentandosi, e senza trovare una soluzione. Andò alla finestra ad osservare l’arancione caldo del tramonto che si sfumava in un rosa acceso.
Gli mancava, gli mancava terribilmente.
Non poteva fare nulla, il re gli aveva legato le mani, ora Aäron era costretto a rinunciare al suo amore, anche se per primo aveva ancora una speranza. Era stato fatto tutto così in fretta, senza chiedere nessun parere, il sovrano era convinto di fare la cosa giusta ed Aäron non poteva deluderlo rifiutando ciò che aveva persino definito “dono”.
Sophie era l’erede al trono, solo un pazzo avrebbe sperato in un futuro con lei, un umile comandante dell’esercito con la principessa. Lui era un pazzo. Aäron era il più pazzo fra tutti i pretendenti alla mano di Sophie, la amava, ne era follemente innamorato e non poteva fare nulla.
Sophie doveva sposare l’uomo che meritava, un uomo con più titoli, che non faccia facessebb sfigurare la corona quando la ragazza sarebbe diventata regina. Forse erano quelle le parole che doveva riferirle nella lettera.
Tornò velocemente alla scrivania, prese l’ennesimo foglio bianco e ricominciò a scrivere.
L’avrebbe lasciata libera, anche se lui ne sarebbe sempre stato legato, l’amava e non poteva di certo trascurarlo.
Intanto, nei corridoi della corte di Francia, Thomas era alla ricerca della madre, che lo aveva convocato per una merenda. In quella settimana non era successo molto e da quel che aveva scoperto, Sophie non era riuscita a fare passi avanti verso il suo obiettivo, ma Thomas era consapevole della testardaggine della principessa, come di quella del re.
Non poteva prevedere cosa sarebbe successo, chi avrebbe vinto, per quel momento poteva solo sostenere la principessa d’Olanda ed andare in contro al destino che la madre doveva ancora rivelargli. I sovrani di Francia gli avevano ripetuto che non sarebbe rimasto molto a corte e finalmente avrebbe scoperto il motivo.
Una guardia aprì la porta al principe mostrando la sala dove la madre era solita a organizzare merende o riunioni riservate al sesso femminile, era un ambiente sfarzoso e molto elaborato. Le tende avevano colori accesi, come le tovaglie e tutto ciò che poteva esserci di stoffa o di qualunque tessuto. Il principe ci mise qualche secondo per ambientarsi all’eccesso di quella stanza, dopo di che riuscì a raggiungere la regina, intenta ad osservare la dama che le serviva del tè.
“Buongiorno madre” si presentò Thomas facendo voltare la donna.
“Buongiorno figlio mio, prego accomodati” gli indicò la poltrona rosa antico davanti a lei, aggiungendo un caloroso sorriso. Thomas si sedette e gli venne servito il tè, senza averlo domandato a nessuno, ma non se ne lamentò.
“Stai bene figlio mio?” chiese la donna.
“Sì madre, voi?” domandò per cortesia.
“A parte qualche diceria su una nuova amante di tuo padre? Tutto bene suppongo” sorrise al figlio, il quale rispose annuendo, poi la donna continuò “Mio caro Thomas ti ho fatto chiamare per parlarti di una questione urgente…riguardo al tuo imminente futuro”.
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She follows the flowers
ChickLitEtà rinascimentale in Olanda. Quella primavera tutto il regno splendeva, dalle praterie in fiore agli affari economici. Sophia d'Orange non era la classica principessa che ci si aspetta di conoscere e lo capirà bene Thomas, secondogenito del sovrano...