Epilogo

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Passarono cinque anni dalla morte dei due giovani. Cinque anni nei quali l'Olanda poté solo che crescere, soprattutto in campo commerciale.

La Francia non si era più permessa di minacciare il regno in nessun modo, dopo che la corona aveva messo a difendere i confini l'intero esercito. La potenza non voleva intraprendere una guerra, quindi lasciò in pace l'Olanda per occuparsi di altri problemi, con l'Inghilterra.

Erano successe molte cose all'interno del regno, nel frattempo, come il matrimonio della principessa e la sua successiva incoronazione che avevano reso il popolo gioioso e sereno. I vecchi sovrani non erano morti, ma semplicemente avevano deciso di abdicare in favore della figlia, pronta per quel ruolo.

Il sole quel giorno illuminava le praterie olandesi, risaltandone i colori accesi. Un bambino dai capelli chiari e gli occhi azzurri calpestò una povera margherita in fiore, troppo impegnato a scappare dal fratello maggiore per accorgersene.

"Non riuscirai a sfuggirmi" urlò il predatore, dai folti capelli neri, ormai vicino alla propria vittima. Il secondo scoppiò in una fragorosa risata che echeggiò nel vasto spazio di gioco intorno a loro, rendono l'ambiente più gioioso e colorato.

I due si inseguirono ancor per poco però, perché una graziosa bambina dai lunghi e lisci capelli scuri li richiamò dai cancelli del castello. I bambini si riunirono in fretta nei giardini, sempre sorvegliati dalle guardie.

"Cos'è succoso Rose?" chiese il fanciullo più piccolo d'età all'amica. La piccola spostò una lunga ciocca di capelli su una spalla prima di parlare "La regina mi ha mandato a cercarvi" comunicò loro, soddisfatta di aver compiuto un compito così importante.

Il più grande tirò per la camicia il fratello per farlo muovere, ma Rose non poteva stare al loro passo, provò a chiamarli, ma da maleducati che erano non si fermarono, non inizialmente, poi il bambino dagli occhi azzurri sorridendo l'affiancò.

"Devo insegnarti a correre come si deve Rose" affermò.

"Mia madre dice che la corsa non si addice ad una signora" rispose lei, cercando di stare al passo con l'amico.

"Mia madre invece, afferma che una signora non deve solo essere in grado di ricamare o cantare.." ribatté l'altro sorridendole sincero.

Con un po' più di ritardo i due arrivarono al giardino nord, dove si stava tenendo un picnic in onore dell'anniversario di matrimonio dei vecchi sovrani: Rose e Guglielmo.

"Eccovi qui" esclamò Katherine, la madre della piccola Rose, estremamente preoccupata. La bambina corse incontro a sua madre abbracciandola, ricevendo solo che affetto dalla donna.

"Thomas!" si sentì chiamare il bambino, il quale si voltò riconoscendo la voce di sua madre, la Regina Sophie. "Avanti vieni a salutare i nonni" lo invitò sua madre sorridendogli.

Una donna bellissima, agli occhi del piccolo: aggraziata, gentile e buona.

Il piccolo raggiunse in gran velocità Guglielmo, riuscendo a sedersi sulle sue gambe "Ecco il mio ometto" disse l'uomo, ormai anziano.

Sophie sorrise davanti a tanto affetto, pensando a come crescesse in fretta il suo secondogenito. Aveva preso gli occhi azzurri da Rose e i capelli chiari non riusciva a spiegarseli, ma non poteva di certo non onorare il suo di Thomas, decise quindi di dare quel nome al figlio che gli assomigliava di più.

Sospirò sedendosi al tavolo e prendendo un dolcetto. Non fece in tempo a metterlo n bocca che arrivò il figlio maggiore, dai folti capelli neri e gli occhi nocciola. "Posso averne un pezzo?" chiese sorridendole. Lei lo fece sedere accanto a sé "Tieni Stephen" disse passandogliene uno intero. Il piccolo allargò il sorriso, sparendo poco dopo, facendo rimanere Sophie da sola.

Si perse a guardare il paesaggio attorno sé, per nulla cambiato in tutti quegli anni. Guardò i genitori felici e gioiosi di poter intrattenere i due nipoti. Si erano sempre amati così tanto e nemmeno il tempo li aveva fatti separare. Subito le tornarono alla mente i ricordi del suo matrimonio, giorno nel quale aveva visto piangerei suo attuale marito.

Ricordava i sorrisi, i fiori e le danze.

Semplice, elegante, ma estremamente perfetto agli occhi della donna. Successivamente i suoi genitori avevano abdicato in suo favore, mettendola davanti a mesi parecchio duri, essere regina di un regno non era affatto semplice. Aveva viaggiato molto, non solo per il regno, ma anche per l'Europa. Ma in quel momento, seduta al picnic, se guardava indietro poteva ritenersi più che soddisfatta del suo operato.

Sentii delle mani poggiarsi delicate sulle sue spalle "É proprio una bella giornata non credi?" le chiese quella voce così familiare. Si voltò per incontrare Aäron, il suo migliore amico, suo marito, il quale poggiò le sue labbra sulla fronte di Sophie.

"Proprio una bella giornata" concordò lei felice.

"Penso che sia arrivato il momento di andare non credi?" continuò. Ella annuii alzandosi e facendo un cenno con il capo alla madre, per avvertirla che stavano uscendo.

Poco dopo Sophie si trovò al galoppo sul suo amato Achille, non ancora troppo anziano, il quale in quegli anni era rimasto sempre il cavallo dolce e possente di sempre.

La brezza le scompigliò i capelli ramati, liberandola dal peso opprimente delle acconciature che una regina doveva assolutamente avere. Respirò a pieni polmoni quell'aria dall'odore pungente dell'erba fresca e sorrise, pensando a quanto tutto quello la rendesse così felice e serena.

La ragazza dall'animo ribelle era diventata una donna, una regina, una moglie ed una madre. Nulla di tutto questo però riuscì mai ad impedirle di fuggire dal castello, senza che nessuno la seguisse, lasciando i suoi doveri fra le mura del palazzo.

Era soddisfatta della sua vita, di suo marito e dei suoi due amati figli e finalmente aveva compreso che non era il destino a comandarci, ma siamo noi stessi a crearcelo, in quanto fa parte del nostro essere.

The End

She follows the flowersDove le storie prendono vita. Scoprilo ora