the jungle girl

prologo

"Yawn! Fannie? Sveglia dormigliona, Cora ci sta aspettando!"esclamò la ragazza al sorgere dei primi raggi del sole.

"Un giorno di questi devi spiegarmi come fai a svegliarti così energica tutte le mattine"rispose il pappagallo Fannie.

Quella ragazza aveva un dono. Riusciva a comunicare con tutte le specie animali.
L'aveva scoperto all'età di dieci anni quando era naufragata su quell'isola, o almeno, così credeva.
Quella notte non aveva perso solo la sua famiglia, e per poco anche le vita, ma anche tutti i suoi ricordi. Ogni volta che si sforzava di ricordare le riaffioravano in mente solo immagini sfocate: riusciva a vedere spezzoni del quadro generale ma senza tutti i particolari che sembravano rimasti intrappolati fra le onde di quel mare in tempesta. Della sua vita precedente aveva solo dei bauli, in condizioni non esattamente ottimali, assortiti con abiti di tutti i tipi. Sui bauli era intagliata una rosa, forse rossa, scolorita dalla salsedine.

Quando la mattina dopo la tempesta aveva aperto gli occhi, si era ritrovata ad oscillare fra shock, sorpresa e paura.
Aveva il viso, le mani e i vestiti pieni di sabbia. Era senza una scarpa. Si guardava attorno ma senza riuscire ad individuarla.
Il suo sguardo vagava fra la sabbia e il mare cristallino e limpido come quello ritratto in alcune riviste che... non ricordava. Poi si voltò, e davanti ai suoi occhi si stagliò una fitta, misteriosa ed intricata ragnatela di siepi, fusti e liane. Giungla.
Questa singola parola le venne alla mente, nient'altro.
Per quanto si sforzasse, era come cercare la luce in un tunnel buio. Tutto era sparito, nascosto da un velo che non riusciva a scostare.

Tranne il suo nome, Leyla.