epilogo

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Gli ultimi giorni erano stati i più faticosi e intensi della mia vita.
La gamba migliorava ogni giorno ma non abbastanza in fretta da permettermi movimenti rapidi e fulminei necessari al mio piano.
Alla fine Carl si era offerto di aiutarmi così da non compromettere la situazione già critica.
La mia famiglia era pronta, Carl era pronto, ed io ero più pronta che mai a distruggere i sogni di quelle persone che avevano portato via per sempre la mia Cora e con essa una parte di me che sapevo, per certo, non sarebbe tornata mai più.
Da due giorni erano arrivate delle strane ed enormi barche, erano simili a zattere giganti, come delle piattaforme aveva detto Carl, e sopra di esse stazionavano dei macchinari dall'aria pericolosa e distruttiva che mi era stato spiegato fossero i mezzi coi quali quella gente aveva intenzione di radere al suolo la mia casa.
Per la prima volta provai un odio e disgusto tali che capì di non aver mai odiato nessuno veramente.
Era un odio viscerale che non avrei mai dimenticato, a prescindere da come sarebbe finita.
A proposito, era arrivato il giorno della resa dei conti.

O loro o noi.

(...)

Ero appostata sopra una palma. Carl ad una decina di metri da me su un altra.
La mia faretra era piena zeppa di frecce intagliate negli ultimi giorni e affilate come mai ne avevo create prima.
Avevo costruito un arco e una faretra con le frecce anche per Carl, mentre le lance le avevo solo io.
Non c'era stato abbastanza tempo per insegnargli ad usarle correttamente, era già un miracolo che fosse riuscito a dominare l'arco e le frecce sbagliando completamente mira solo qualche volta.

Nascosti fra la vegetazione, si trovavano tutti gli abitanti dell'isola: serpenti, scimmie, elefanti,volatili e lupi pronti all'attacco.

Ed ecco che, come previsto, le imbarcazioni si avvicinarono alla costa.
Degli uomini barbuti e piuttosto robusti salirono su quegli aggeggi infernali e li misero in moto avvicinandosi alla vegetazione.

Guardai Carl per essere sicura che fosse pronto e ricevei un cenno d'assenzo.
La stessa cosa seguì con i rappresentanti di tutte le altre specie.

- non ancora... non ancora...

Le ruspe si avvicinarono , i bracci meccanici si alzarono scoprendo i punti più deboli...

- ORA!

E il caos si diffuse ovunque.

Frecce che bucavano i copertoni delle ruote, fili che si spezzavano, decine di elefanti che si abbattevano sui macchinari, scimmie che rompevano vetri e serpenti che strisciavano negli abitacoli verso quei uomini.
Massi che cadevano dal cielo trasportati da gruppi di volatili, bracci meccanici strappati via che cadevano a terra oramai innoqui.

Presi alla sprovvista e spaventati a morte, nonostante un'iniziale resistenza, quei barbuti iniziarono a scappare come topini inseguiti da gatti.
Altri si fecero avanti con ulteriori mezzi, e altri si ritirarono ancor prima di toccar terra.
Molti animali vennero feriti, altri giacevano a terra esanimi, ma ne restavano comunque un numero sufficiente da sopprimere i nemici.

Lo scontro continuava ad infuriare, macchinari contro selvaggi, ma la vittoria era già di questi ultimi, era già dell'isola.

Per me e Carl era arrivato il momento di smontare le tende e andarcene, sia per carenza di armi, che per le mie condizioni non esattamente ottimali.

Iniziai ad addentrarmi nella giungla, trascinandomi la gamba zoppicante, più in fretta che potei, sapendo che Carl si trovava pochi passi dietro di me.
Scostammo palme, superammo cespugli e tronchi, evitammo varie sabbie mobili e alla fine arrivammo.
Pian piano che ci eravamo allontanati i rumori della battaglia si erano affievoliti sempre più, fino a scomparire del tutto.

Ed ecco che mi ritrovavo di nuovo lì, dove tutto era iniziato, dove mi era stata salvata la vita per iniziarne una nuova e completamente diversa, e dove avevo portato Carl in un tempo che sembrava molto più lontano di quanto non fosse in realtà.

E dove avrei dovuto lasciare andare Carl. Dove ci saremmo detti addio.

Mi voltai verso di lui e lo osservai per un ultima volta.
Quei capelli un po' più cresciuti della prima volta che lo avevo visto, con le punte scolorite dal sole e dalla salsedine.
Quegli occhi così dolci e rassicuranti con le infinite sfumature del mare nei quali, dolente o nolente, mi ero persa molteplici volte.
Quelle labbra perfette nell loro imperfezione.

Dovevo sbrigarmi, o non sarei stata in grado di lasciarlo andare. Ormai era scalfito nel mio cuore ed era diventato una presenza quasi indispensabile per me.
Ogni sera che tornava sulla sua barca sentivo come un vuoto freddo, come se mi mancasse qualcosa. Ed ero sicura che quella sensazione mi avrebbe accompagnata per sempre...

- hei... ma... hai gli occhi lucidi... Leyla, hei... guardami

Non me ne ero neanche resa conto. Mi mise le dita sotto il mento e fece incastonare i nostri sguardi.
Mi scappò una lacrima, mi affrettai ad asciugarla, non volevo mi ricordasse come una persona debole.

- e-è... tutto apposto, tranquillo. È solo che fino a poco fa sapevo esattemente cosa volevo dirti, per non scordarmi nulla me lo sono ripetuto dozzine di volte ieri m-ma puff... adesso non ricordo più nulla, e non voglio dirti semplicemente grazie sapendo che non ti rivedrò mai più... perché tu hai fatto così tanto per me che... che io...

- Leyla non c'è bisogno che tu dica nulla, davvero. Sei una persona straordinaria, la più straordinaria che io abbia mai conosciuto e sono io a doverti ringraziare. Prima ero un ragazzo superficiale e viziato. Non mi importava alcunché di niente e di nessuno. Mi soffermavo sempre alla superficie delle cose senza capire la loro reale importanza. Mi limitavo ad ascoltare un solo punto di vista considerandolo come unico e universale ma tu mi hai insegnato che non è così.
Mi hai insegnato che se non si ha la pazienza di ascoltare e osservare non si può vivere veramente, che non ha alcun senso. Mi hai aiutato ad aprire gli occhi e ad andare oltre ai vizi materiali a cui ero abituato. Mi hai fatto capire cos'è la vera bellezza e capire che se si tiene veramente a qualcosa o a qualcuno bisogna lottare. Probabilmente non era tua intenzione, ma mi hai cambiato. Mi hai cambiato in un modo che non avrei mai creduto possibile e per questo io ti ringrazio Leyla. Perchè tu mi hai insegnato a vivere.

A quel punto non avevo più controllo delle mie lacrime. Sgorgavano incontrollate dai miei occhi per poi bagnare le guancie e cadere sulla sabbia calda. Ero senza parole. E decisi di restarci. Perché probabilmente sarei riuscita solo a rovinare quel momento.

- Addio Carl...

Iniziò ad incamminarsi verso l'acqua dove era ormeggiata la sua barca per tornare alla nave coi suoi. Iniziò ad allontanarsi da me.
Era ormai quasi arrivato quando si bloccò. Sbattè un piede sulla sabbia. E cominciò a correre verso di me.

Pochi secondi dopo le sue labbra erano sulle mie, in un casto, tenero e bellissimo bacio.

- E... e questo cos'era?

- una promessa

- che promessa?

- la promessa che tornerò, che appena ne avrò la possibiltà tornerò da te. E ti giuro Leyla, non ti lascerò mai più.

Fine

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