capitolo 11

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Ad essere sincera, non sapevo come comportarmi.
Dopo aver udito i fatti narrati da Carl, la mia mente era entrata in un turbine dove la parola "perdono" si alternava a "condanna", "fiducia" si alternava a "sfiducia" e così via.

Avevo compreso che la colpa non era di Carl, o almeno non del tutto, che se sua madre non avesse esposto i suoi pareri avversi non avrebbe mai rivelato la sua esistenza sull'isola.

Ma nonostante ciò non riuscivo a perdonarlo del tutto... Non ero sicura di potermi fidare ancora di lui al cento per cento come prima.

Perciò presi la mia decisione.

- allora?- mi chiese Carl- mi perdoni?

- ho compreso la situazione e che la colpa non è da addossare su di te e per questo sei perdonato... Ma non significa che sia tornata integra anche la mia fiducia. Quella dovrai riguadagnartela. E non sarà facile. Proprio per niente.-risposi decisa.

- farei qualsiasi cosa per riconquistarla

- allora inizia con il trovare una spiegazione valida da fornire a tua madre con la quale escludi categoricamente la presenza di forme di vita umana su quest'isola. Sarebbe un ottimo primo passo.- e pronunciando queste parole mi gettai sull'ammasso di paglia che costituiva il mio letto e, così facendo, mettendo un fine a quel discorso a tempo da definirsi.

La mattina successiva io e Carl ci incontrammo alle cascate.
Lui con il resoconto della serata in famiglia e della sua balla astronomica secondo la quale la lei di cui aveva accennato a sua madre fosse un tipo di pianta in via d'estinzione che aveva cercato su una cosa chiamata web e alla quale i suoi genitori avevano contro ogni sua aspettativa creduto nonostante ne fossero seguite ramanzine di ogni sfumatura dell'arcobaleno ed io con un piano nuovo di zecca.

Esso consisteva nell'usufruire dell'attività di un vulcano sommerso. Esso infatti da un paio d'anni era dormiente a causa di un tappo di lava vulcanica creatosi sulla sua bocca ma bastava creparlo, indebolirlo, che esso avrebbe ripreso la sua attività per i giorni rimanenti della sua attività che si manifestava mensilmente per sei giorni.
Ciò che Carl doveva fare era riuscire a convincere, per l 'ennesima volta con qualche scusa valida, i suoi genitori a spostare la nave nella baia alla cui entrata si trovava il vulcano, così da bloccare lì i suoi genitori e tutto l'equipaggio per un pò dato che in quella zona non era possibile stabilire alcun tipo di comunicazione via rete come diceva Carl e cosicché i lavori ritardassero... O almeno queste erano le nostre speranze.

Quando Carl mi aveva domandato come saremmo riusciti ad attivare il vulcano gli avevo risposto con un vago "non è importante" sapendo che se gli avessi rivelato le mie intenzioni mi avrebbe sicuramente ostacolato e in tutto quel ambaradan  mancava solo che Carl diventasse un ostacolo per far andare tutto a rotoli.

Grazie all'eloquenza di Carl, il giorno dopo quella nave che aveva portato così tanti problemi si trovava nella baia del vulcano (così amavo chiamarla) ed io e Cora eravamo pronte ad immergerci.

Ciò che stavamo per fare poteva costarci la vita perciò, nella peggiore delle ipotesi, avevo gia spiegato nei dettagli alla mia famiglia come agire per salvare la nostra casa e quindi loro stessi.

- pronta amica mia?

- come sempre, cucciola umana

- allora forza e coraggio! Andiamo!

E ci immergemmo.

Circa tre minuti e 2 boccate d'aria extra(grazie ad un sacchetto) dopo, un mazzo colpì il tappo di lava, e il boato di un esplosione rimbombò per tutta l'isola e dintorni.

Passarono i minuti, ma nessuno riemerse.

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Non uccidetemi vi prego🙈

Nel prossimo capitolo verrà spiegato tutto promesso!
E soprattutto
Non illudetevi!
la storia non e ancora finita!! I nostri protagonisti devono combinarne ancora un bel po!
mi dileguooo
-athena

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