4 - Look after you

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tw eating disorder


Il suono della mia suoneria era diventato ormai  parte integrante delle nostre giornate e faceva da sottofondo alla mia vita e quella della mia famiglia da ormai due mesi circa. Quel giorno, ero seduta a tavola con mio fratello Ilan e nostra madre, nella nostra casa ad Oakland. Dalla finestra della nostra cucina potevo, infatti, godermi della vista di un giardino ricoperto di fiorellini dalle tonalità del viola e del bianco. In lontananza qualche albero e la strada che portava in centro, deserta in quel periodo dell'anno.

Era il 26 agosto, il compleanno di Ilan, e davanti a me c'era una fetta di torta ricoperta da uno spesso strato di crema color amarena. Solo a guardarla mi si rivoltava lo stomaco. Il caldo afoso e appiccicoso che aveva avvolto Oakland in quei giorni mi aveva tolto completamente l'appetito.

Così, senza voglia, strisciavo la forchetta nel piatto, probabilmente mostrandomi più annoiata di quello che effettivamente ero. In realtà, amavo i compleanni e tutto quello che implicava il riunirsi in famiglia. La mia festa preferita era il Natale. In quell'occasione, tutti insieme e tutti felici, sembravamo quasi una famiglia normale.

Ad un tratto il mio cellulare suonò, ancora, e tornai alla realtà. Mio fratello mi rivolse un'occhiata torva e mia madre si girò di scatto per afferrarlo da sopra il mobile. Non biasimavo Ilan se aveva cominciato ad odiarmi. Io mi alzai, strisciando rumorosamente la sedia e la raggiunsi cercando di sfilare il telefono dalle sue mani.

"Dammelo, mamma."

"Smettila di rispondergli Helen, ti fa male." disse lei con tono fermo ma poi cedette e ammorbidì le dita involontariamente di fronte alla mia preoccupazione.

Colsi l'occasione e, con un rapido movimento, le sfilai il telefono dalle mani. Un altro squillo interrompeva il silenzio, e senza pensarci troppo, risposi, spostandomi rapidamente nella stanza accanto, il salotto.

"Helen, ti prego, non puoi fare così," la voce di Aiden a telefono era tremante, in sottofondo non sentivo nulla e questo rendeva la situazione ancora più pesante, intuii che fosse solo.

"Aiden la scelta che ho preso è definitiva, sai che è la cosa giusta da fare. Lasciami in pace per favore" uscì tutto dalle mie labbra come un sussurro, per non farmi sentire da mia madre e mio fratello.

"Perdonami, perdonami, perdonami.." il suo tono cambiò diventando un misto di disperazione e rabbia e un brivido mi percosse la schiena. Mi faceva pena, e se fossi stata con lui, gli avrei accarezzato il viso per calmarlo.
Ma rimasi in silenzio.

"Helen" alzò la voce. Adesso stava chiaramente piangendo perchè potevo sentire i suoi singhiozzi riecheggiare nel telefono così forti che sussultai spaesata. Avrei ceduto da un momento all'altro, me lo sentivo.

Mia madre, a quel punto, entrò come una furia nella stanza, mi staccò il telefono dalle mani e attaccò. Io la guardai con gli occhi sbarrati ma non dissi niente, sapevo che aveva ragione.

"Adesso basta, Helen. Smettila di rispondergli, sai quello che ti ha fatto. Sai come ti farà stare." il suo tono poi si incrinò, "Ho bisogno che mia figlia stia bene." le sue parole uscirono come una preghiera, io osservavo ancora il telefono tra le sue mani.

Immaginavo Aiden piangere nella sua stanza, da solo. Lo immaginavo tenere il telefono tra le mani, scaraventarlo sul muro con le mani tremanti.

Scoppiai a piangere, cadendo seduta sul divano. I capelli mi coprivano il volto e mia madre mi poggiò un braccio sulle spalle prima di tirarmi a sé per stringermi in un abbraccio.
Ilan era ancora di là e non alzò il suo sguardo dal piatto nemmeno quando mi sentì piangere.

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