3 - End Up Here

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Alzai la testa verso l'alto, le nuvole avevano ricoperto il cielo limpido dei giorni precedenti e il vento aveva cominciato a soffiare in modo più forte. Nonostante ciò, l'aria era ancora calda e io non avevo freddo. Probabilmente ero abituata all'aria fredda di Oakland, che mi costringeva a mettere una felpa anche nei mesi più caldi.

Io, Ava, Richie e Gavin quel giorno uscimmo dal campus per dirigerci verso la città. Il nostro scopo era trovare qualcosa da mettere alla festa di inizio anno che si sarebbe tenuta al college. Da quello che ci aveva raccontato Gavin, ogni anno veniva organizzata dal club di teatro questa festa nei giardini del campus che venivano abbelliti con luci, festoni e alcol.

Non ero particolarmente entusiasta. L'ultima, e unica, festa a cui avevo partecipato non era finita nel migliore dei modi. La violenza contro Richie, il modo in cui era stato colpito, mi faceva rabbrividire al solo pensiero. Forse lì, le risse erano parte del copione, perché gli altri sembravano non preoccuparsene affatto, come se fosse la norma.

Il vento mi scompigliava i capelli, facendoli volare caoticamente in tutte le direzioni e creando piccoli nodi tra le ciocche. Mi accarezzai una ciocca con le dita, cercando di sistemarla alla meglio dietro un orecchio. Ava, invece, con i suoi capelli perfettamente lisci e scuri, non sembrava nemmeno sfiorata dal vento. Anche quando una leggera brezza li faceva muovere, lei rimaneva sempre impeccabile. Mi guardai riflessa nella vetrina di un negozio e sorrisi amaramente: non avevo certo lo stesso effetto.

"Qui, entriamo qui." esclamò entusiasta lei prima di dirigersi verso un negozio di vestiti in un ango della strada, seguita a ruota da noi altri.

Una volta entrata i miei capelli ritornarono al loro posto e io mi passai le dita tra le ciocche per sistemarle al meglio.

Il negozio era avvolto da luci calde e da lampadari e dettagli color oro che rendevano il posto più sofisticato. Non ero completamente a mio agio ma decisi di affidarmi completamente ad Ava. Infatti, nel giro di pochi minuti mi ritrovai con una pila di vestiti sulle braccia e due mani sulla schiena che mi trascinavano verso i camerini.

"Noi vi aspettiamo qui fuori, fate con comodo eh!" rise Gavin, sedendosi su una delle due poltroncine di fronte al camerino in cui ero entrata.

Dopo aver analizzato tutti i vestiti che mi aveva dato la mia amica, ne scelsi uno bianco, con i riflessi perlati. Il tessuto era leggero e aderiva perfettamente sui miei fianchi nonostante cadesse morbido. Le spalline andavano a legarsi dietro il collo lasciando la schiena scoperta. Il modello mi ricordava l'iconico abito disegnato da William Travilla per Marylin Monroe.

Uscii dal camerino quasi contemporaneamente ad Ava, che invece, indossava un vestito nero che le calzava a pennello. Le fasciava tutto il corpo alla perfezione lasciando le spalle magre scoperte.

Gavin e Richie erano seduti su due poltrone posizionate frontalmente ai camerini e aspettavano pazientemente la nostra uscita.

"Wow," mormorò Richie quando ci vide, cominciando ad annuire "Siete una favola."

Gavin annuì, concordando con l'amico che cominciò a battere le mani mostrando un sorriso a trentadue denti. "Direi che è stato veloce."

Ava rise, poi alzò gli occhi al cielo. "Ho buon gusto." mi fece l'occhiolino e io risi, prima di rientrare nel camerino per cambiarmi.

Dopo aver acquistato i vestiti, riuscimmo con un po' di insistenza a convincere Gavin a provare una camicia di lino bianca. Era decisamente fuori dalla sua comfort zone, abituato com'era a nascondersi in felpe e t-shirt di almeno due taglie più grandi, sempre nelle stesse tonalità neutre. Ma alla fine, con nostra sorpresa, decise di comprarla.

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