5 - Ophelia

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Il tragitto in macchina con mio fratello era stato piuttosto silenzioso, entrambi avevamo sonno e ci conoscevamo abbastanza bene da sapere che la mattina avevamo bisogno del silenzio. 

Seduta accanto a lui, guardavo fuori dal finestrino, osservando le strade ancora umide per la pioggia della notte precedente. Le nuvole grigie continuavano a coprire il cielo, pesanti e immobili, mentre l'aria, ormai più fresca, sembrava annunciare l'arrivo imminente dell'inverno.

Quando mi ero svegliata quella mattina, mi vestii di fretta e furia e svegliai anche Ilan, insistendo perché mi accompagnasse al campus. Lui, mugugnando qualcosa di incomprensibile con un tono che oscillava tra il fastidio e la rassegnazione, si era infilato delle scarpe da ginnastica e aveva preso le chiavi dell'auto.

Per fortuna non incontrai più Julian dopo la sera prima. Mi aspettavo di sentirlo uscire dal bagno quella notte, ma il suono della porta che si apriva non arrivò mai. Forse se n'era andato silenziosamente, oppure ero io che mi ero addormentata troppo profondamente per accorgermene.

Arrivata al campus, mi diressi verso la mia stanza. Quando aprii la porta, trovai Naomi già sveglia. Era di fronte allo specchio, intenta a sistemarsi i capelli, con i libri sparsi sulla scrivania. Mi accolse con un cenno distratto, mentre io lasciavo cadere lo zaino accanto al letto.

Tirai fuori il cellulare e controllai l'ora, avevo mezz'ora per sistemarmi, cambiarmi e cercare di dare l'impressione di una persona che non aveva passato la notte precedente seduta sul pavimento del bagno. 

Quindi mi buttai sotto la doccia di fretta e furia e pochi minuti dopo ero già fuori, alla ricerca di qualcosa da mettere. Dovevo star correndo davvero tanto perché Naomi mi guardava con sopracciglio alzato e seguiva tutti i miei movimenti. Lasciai i capelli umidi e raccattai i libri necessari infilandoli in una borsa vintage nera regalata da mia madre l'anno prima.

Venti minuti dopo, io e Naomi eravamo sedute in aula, pronte per la lezione. La stanza era grande, con pareti di un bianco freddo e una leggera eco che amplificava ogni rumore. I banchi erano disposti in file ordinate, e il vociare degli studenti si abbassava man mano che tutti prendevano posto.

Accanto a noi c'era Ava, che sembrava completamente assorta nel suo telefono. Le sue dita si muovevano veloci sullo schermo, trascinando e toccando icone colorate. Stava giocando a uno di quei giochi dove si devono gestire fattorie. Ogni tanto emetteva un piccolo verso di frustrazione o di soddisfazione, completamente immersa nel suo mondo.

Di fronte alla classe, la professoressa era già in piedi accanto alla cattedra. Una donna di mezza età, con un'aria severa e lo sguardo penetrante. Indossava un tailleur grigio scuro che accentuava la sua figura autoritaria, e i suoi capelli, raccolti in uno chignon impeccabile, rendevano la sua figura rigida.

Cominciò ad introdurre il corso di Neuropsicologia. Io mi sistemai meglio sulla sedia, aprii il quaderno e iniziai a prendere appunti con diligenza, cercando di mantenere la concentrazione.

Di tanto in tanto, il mio sguardo scivolava verso Naomi, che seguiva la lezione con la penna a mezz'aria, pronta a segnare qualcosa ma mai davvero sicura di quando farlo. Ava, invece, continuava imperterrita con il suo gioco, incurante della lezione che si stava svolgendo davanti a lei.

"Pss.." mi girai verso Ava, che aveva staccato gli occhi dallo schermo del cellulare "Dopo me li passi?"

Io annuii distrattamente e ritornai ai miei appunti. Non riuscivo a smettere di pensare alla sera prima, nel bagno.

Quella mattina le sensazioni si erano attutite, non mi sentivo più in colpa per aver mangiato quella omelette e il mio stomaco si era finalmente liberato. Inoltre, provavo un senso di sollievo dato dal fatto che non avevo fatto colazione, il che mi faceva sentire ancora più leggera.

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