Julian
Ero in cucina con gli altri, ci eravamo svegliati da circa quaranta minuti e stavamo facendo colazione. Zane, come al solito, parlava a voce troppo alta, incurante del fatto che Helen stesse ancora dormendo sul divano in salotto.
Gettai un'occhiata all'orologio, era quasi mezzogiorno.
Helen sembrava minuscola su quel divano, rannicchiata su se stessa come se avesse voluto occupare meno spazio possibile. La coperta la avvolgeva completamente, arrivandole fin sopra il naso, lasciando scoperto solo un ciuffo dei suoi capelli castano chiaro, leggermente mossi. Un braccio pendeva mollemente oltre il bordo del divano, oscillando appena quando respirava.
Non riuscivo a smettere di guardarla. Ogni tanto mi veniva l'impulso di avvicinarmi, abbassarle la coperta dalla faccia o controllare se fosse ancora viva. Respirava così piano che non si muoveva di un centimetro.
"Abbassa la voce, coglione," sbottò Ilan, lanciando a Zane uno sguardo esasperato prima di portare il bicchiere di succo d'arancia alle labbra.
Io mi limitai a infilare una cucchiaiata di latte e cereali in bocca, cercando di non aggiungere il mio fastidio al caos della cucina. Zane, ovviamente, ignorava ogni critica, chino sulla sua tazza di latte.
"Non dovremmo svegliarla? Da quanto tempo sta così?" chiese, alzando un sopracciglio. La sua voce era più bassa, ma il tono restava indifferente.
"Beh, se quando sei tornato stanotte hai urlato in questo modo, non mi stupirei che non abbia dormito molto," gli risposi con sarcasmo io, lanciandogli un'occhiataccia.
Ilan sbuffò, roteando gli occhi. "La volete finire?"
Proprio in quel momento il campanello di casa squillò, interrompendo la conversazione e ci scambiammo sguardi interrogativi.
"Chi è?" domandò Zane. Io feci spallucce, mentre Ilan si dirigeva verso la porta con passo deciso.
Non appena la aprì entrò lo stronzo del fidanzato di Helen. Jayden, o come diavolo si chiamava. Non si prese nemmeno la briga di salutare Ilan, che si spostò di lato con la mascella serrata, limitandosi a seguirlo con lo sguardo. Gli occhi del ragazzo scandagliavano la stanza, spostandosi da destra a sinistra con un'espressione torva.
"Helen è qui?" chiese con un tono che definire ostile sarebbe stato un eufemismo.
Ilan si mise di fronte al divano, bloccando la visuale. "Sì, ma sta dormendo."
Mi mossi verso il salotto, incrociando le braccia al petto. Osservai la scena infastidito, ma mi tenni a distanza.
Lui, senza battere ciglio, aggirò Ilan e si chinò verso il divano, afferrando il braccio di Helen e scuotendola con poca delicatezza. Lei aggrottò le sopracciglia, ancora visibilmente assonnata, e aprì un occhio. Si passò una mano sul viso, confusa, fino a quando i suoi occhi si posarono su di lui. A quel punto, scattò in piedi di colpo, prendendo il cellulare da terra.
Dio, qualcuno mi fermi dal prenderlo a schiaffi.
"Andiamo." mormorò lui senza battere ciglio.
Helen abbassò lo sguardo sullo schermo del cellulare, sbattendo le palpebre per metterlo a fuoco. "Scusami, la sveglia non ha suonato," balbettò, infilando le scarpe in fretta e furia come se dovesse giustificarsi.
Ilan non si mosse di un millimetro. Seguiva ogni loro movimento con la mascella contratta, probabilmente aspettando solo un'occasione per intervenire.
Jayden le prese il polso con decisione, trascinandola verso la porta. Due secondi in più e giuro che gli avrei tirato un pugno. Dovevo calmarmi, era Ilan che doveva intervenire.
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Honey
RomanceLei è abituata a camminare su un filo sottile, sospesa tra le sue paure e il suo passato. Dopo anni in una relazione tossica, la sua autostima è ridotta in frammenti e lotta con se stessa e il suo corpo. Lui è il coinquilino di suo fratello, un rag...