6 - Girls just wanna have fun

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Il locale era uno chalet di legno chiaro che si affacciava direttamente sulla spiaggia. La struttura, metà interna e metà esterna, emanava luci di ogni colore che filtravano dalle ampie vetrate. Già dalla strada, si poteva scorgere il viavai di persone che entravano ed uscivano, attirati dalla musica e dalle luci che arrivavano fino alla strada.

Una passerella di legno più scuro collegava il bar alla spiaggia. La sabbia, fine e dorata, si estendeva a perdita d'occhio, interrotta qua e là da rocce tipiche della costa in California.

In lontananza, l'oceano si estendeva come un immenso lenzuolo, le sue acque calme e profonde riflettevano le stelle e la luna. Il blu intenso dell'acqua si confondeva con il nero del cielo facendomi chiedere quando finiva uno e cominciava l'altro.

Ci avvicinammo al posto, sull'entrata vi era un'insegna colorata: Alibi. Al mio fianco c'era Ava, probabilmente non aveva così tanta voglia di essere lì perché non faceva altro che sbuffare e guardarsi intorno.
Naomi era arrivata poco prima con Alex mentre gli altri ci avrebbero raggiunto a breve.

Salimmo sulla pedana di legno che costeggiava il locale, le assi scricchiolavano appena sotto il peso dei nostri passi. L'aria profumava di salsedine e di qualcosa di dolce, forse zucchero filato portato dal vento. La luce calda delle lampadine appese sopra di noi illuminava l'ingresso, dove una ragazza dai capelli color rame e il viso tempestato di lentiggini, ci venne incontro con un sorriso smagliante.

"Fermi un attimo!" esclamò con entusiasmo, sventolando due collane di fiori sgargianti. Prima che potessimo protestare, ce le mise al collo con un gesto rapido e sicuro. "Benvenute! È una serata speciale, sapete? È tutto per supportare l'associazione che ha organizzato questa festa!" continuò a dire con voce squillante, accompagnando le parole con gesti teatrali.

Io però non l'ascoltavo. Le sue parole si confondevano con il brusio e la musica proveniente dall'interno del locale e la mia attenzione era già altrove. Attraverso la porta semiaperta, i miei occhi si posarono sul bancone. Julian e Zane erano lì, intenti a chiacchierare tra di loro con fare rilassato. Entrambi avevano una birra di vetro in mano che luccicava sotto le luci soffuse. Li osservai per un momento e notai subito che al loro collo non c'erano collane di fiori. Questo fu sufficiente a farmi sentire un po' ridicola con quei petali colorati che pendevano dal mio.

Poi, Julian alzò lo sguardo e i suoi occhi incontrarono i miei. Per un istante, il resto del mondo rallentò. Gli angoli delle sue labbra si piegarono in un sorriso sottile, quasi divertito. Scosse appena la testa e poi portò la bottiglia alle labbra per un sorso, prima di tornare a parlare con Zane.

"Benvenute e buona serata!" La voce squillante della ragazza mi fece voltare di scatto e il mondo, che per un attimo si era rallentato, riprese a girare vorticosamente. La giovane aveva il sorriso aperto e un entusiasmo quasi contagioso, ma non ebbi nemmeno il tempo di rispondere che Ava mi prese per mano e, con la sua solita sicurezza, mi trascinò verso l'ingresso del locale senza rallentare un attimo.
Appena dentro, si fiondò al bancone, poggiando con decisione le braccia sul legno scuro. Sembrava aspettare che qualcuno la notasse per poter fare un ordine. Mi trattenni un passo indietro, lasciandole spazio, osservando il locale che si animava intorno a noi.

Sobbalzai quando una mano batté sul legno color mogano, proprio accanto a lei. Il suono era deciso e attirò subito l'attenzione del barista, che stava già correndo da una parte all'altra per servire gli altri clienti. Istintivamente, sia io che Ava ci girammo alla nostra sinistra.

Era Zane con il suo solito sorrisetto sghembo rivolto verso la mora con una scintilla di malizia negli occhi che non mi passò inosservata. "Non ringraziarmi," disse, senza staccare lo sguardo dalla ragazza.

Ava lo fulminò con gli occhi, poi si costrinse a sorridere. "Infatti, non lo farò." Le sue parole taglienti erano accompagnate da un tono gelido, e si voltò di nuovo verso il bancone, ignorandolo platealmente. Alle sue spalle, Zane scoppiò a ridere, come se trovasse quella reazione incredibilmente divertente. Ava sbuffò, alzando gli occhi al cielo, e si rivolse al barista che, visibilmente stressato, continuava a correre avanti e indietro. Ordinò due cocktail, uno per lei e uno per me.

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