11 - The night we met

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Le labbra di Aiden si posarono sul mio collo, sfiorandomi con lentezza in una sequenza di baci delicati. Sentii il suo respiro caldo contro la pelle, e senza pensarci spostai leggermente la testa, lasciandogli più spazio. Eravamo sul mio letto, con la luce fioca che filtrava dalle tende ma le luci erano spente. Naomi non era in stanza. Il silenzio era rotto solo dai suoi baci, di tanto in tanto.

Con gesti morbidi, spostò alcune ciocche di capelli dal mio viso, le sue dita indugiarono per un istante sulla mia guancia, poi scesero lungo il collo. Le sue labbra si abbassarono, fermandosi sul mio seno, ancora coperto dalla mia canottiera bianca. Sentii un fremito, ma non era piacere. Mugolai appena, un suono confuso, e arretrai istintivamente di qualche centimetro.

Qualcosa in quel contatto mi faceva sentire fuori posto, come se le sue mani bruciassero. Queste cominciarono a muoversi, una scivolò sotto il tessuto della canottiera, sfiorando la pelle della mia pancia con una carezza leggera ma insistente. L'altra si posizionò alla base della mia schiena, trattenendomi contro di lui. Sentii l'elastico dei miei jeans scivolare appena sotto i fianchi, lasciando scoperte le ossa del bacino.

Eppure, dentro di me, c'era solo resistenza. Non avevo voglia di andare avanti, non in quel momento, non in quel modo. Ma le parole restavano bloccate in gola. Non avrei saputo come dirglielo. Non volevo litigare. Non volevo deluderlo. Così rimasi lì, immobile, aspettando che quel momento passasse, cercando di convincermi che fosse normale. Che andasse bene così.

"Baciami, Helen." Sussurrò Aiden sulla mia pelle, mentre continuava a muoversi contro di me. Stavolta con più veemenza.

Rimasi immobile, non riuscivo a muovermi. Nella mia testa cercavo di trascinare le mie labbra contro le sue ma erano irremovibili.

"Hellie." Sibilò e quel soprannome mi fece tornare alla realtà. Arretrai ancora, di getto, schiacciandomi contro la parete di fianco al letto. Volevo parlare, dirgli qualcosa, ma non sapevo cosa dire. Si sarebbe arrabbiato così tanto, o probabilmente l'avrei deluso, il che era peggio. "Che ti prende?" continuò.

"Sono un po' stanca." Sussurrai, sistemandomi la canotta sul seno. Non volevo che mi guardasse, non in quel momento. La sua espressione cambiò radicalmente, la sua fronte si rilassò e alzò gli occhi al cielo.

"Anche ieri eri stanca." si mise seduto, allontanandosi da me.

"E' che potrebbe entrare Naomi da un momento all'altro." Continuai. Lo sapevo che un insieme di scuse sconnesse tra di loro non avrebbero retto, ma tutte le motivazioni che mi passarono per la testa uscirono fuori. Ed erano davvero tante.

"Da quando sei così.." fece una pausa spostando il suo sguardo dal mio corpo al mio viso e poi scosse la testa. "Lascia stare, sei proprio un blocco di ghiaccio." Poi si alzò dal letto e riprese la maglietta da terra, infilandosela.

Sentii le lacrime bruciarmi negli occhi e raccattai una felpa dall'armadio per coprirmi. Quando ne sentii l'odore mi resi conto che non era la mia, ma quella di Julian.

"Aiden.." sussurrai, poggiando una mano sul suo braccio per farlo girare verso di me.

"Stasera non ci sono, ho del lavoro da sbrigare. È un problema per te?" prese la giacca di pelle che aveva lasciato sulla sedia e se la infilò.

"No, in realtà gli altri mi avevano parlato di una festa all'Alibi." Me ne stavo lì ferma, mentre seguivo tutti i suoi movimenti con lo sguardo.

Lui si bloccò, voltandosi verso di me. Mi prese il viso tra le mani e mi diede un bacio sulla fronte come se non fosse successo nulla.

"Domani mattina volevo che tu mi accompagnassi per un giro in moto. Se vai alla festa potresti essere stanca o fare tardi." Mormorò sulla mia fronte per poi allontanarsi. "Resta qui, vai a dormire presto così domani sei in forma per stare con me. Che dici? Ti piaceva venire in moto con me, un tempo."

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