2 - Earned it

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tw: eating disorder

Il rumore secco di un pugno contro la porta mi fece sobbalzare. Girai lo sguardo verso mia madre, che si rizzò a sedere di colpo, strofinandosi gli occhi stanchi. Dall'altro lato del letto, Ilan dormiva ancora, inconsapevole. Un secondo colpo, più forte, risuonò attraverso le pareti. Anche Ilan si svegliò di soprassalto, mettendosi seduto accanto a me.

"Mamma, cosa succede?" chiesi io, la paura si impossessò di me in un attimo quando i pugni cominciavano ad essere più veloci e una voce uscì da dietro la porta. La stanza era illuminata fievolmente da una luce calda proveniente dal comodino, vi era aria di casa.

"Aline, apri!" rabbrividii tornando in me, conoscevo quella voce.

"Bambini restate qui." Sussurrò lei, alzandosi dal letto. Io ed Ilan ci facemmo più vicini, lui mise un braccio attorno alle mie spalle.

"Che succede?" chiesi con un filo di voce e i miei occhi scattarono sull'orologio digitale posizionato sul comodino. Indicava le 03:45 a.m.

"Non lo so..niente." mormorò lui di rimando prendendo il telefono a conchiglia grigio di nostra madre. Lo aprì e lo accese.

Il piccolo portachiavi che pendeva dal lato oscillava mentre lui navigava tra i tasti. "Giochiamo."

Le sue dita agili premettero i pulsanti, e presto la melodia elettronica di un gioco riempì la stanza. Sullo schermo, un piccolo serpente iniziò a strisciare lentamente, come se nulla fuori stesse accadendo. Ma io riuscivo a sentire il frastuono crescente oltre la porta, e un urlo spezzò l'aria, facendomi sobbalzare ancora una volta.

Le piccole dita di Ilan si spostarono sui tasti e la melodia elettronica di un gioco riempì la stanza. Un piccolo serpente iniziò a strisciare lentamente.

Da fuori la porta potevo sentire le voci alzarsi, d'un tratto potei giurare di aver sentito anche un urlo. Io sobbalzai.

"Gioca." Continuò lui, il suo volto appariva calmo mentre mi porgeva il telefonino.

Lo presi tenendolo con entrambe le mani tremanti e cominciai a giocare, ma perdevo di continuo e Ilan mi incoraggiava a continuare. A ogni mossa, il serpente sullo schermo cresceva sempre di più, fino a quando non ci stava più nello spazio. D'un tratto, lo schermo si crepò e il serpente si allungò fuori, strisciando verso di me. L'immagine di Aiden si presentò nella mia visuale. Urlai.


Sobbalzai, il mio respiro affannato riempì il silenzio della stanza mentre mi tiravo a sedere di scatto. Il cuore batteva forte attraverso la gabbia toracica, misi una mano sul petto come a volerlo calmare. Mi guardai intorno, sperando che Naomi non si fosse svegliata. Infatti, era lì, che dormiva beatamente con il braccio a penzoloni giù dal letto.

Erano solo le sei. La sveglia non avrebbe suonato per un'altra mezz'ora, ma il pensiero di rimanere in quel letto mi sembrava insopportabile. Sentivo le gambe incastrate tra le lenzuola quindi decisi di alzarmi.

Mentre mi dirigevo verso il bagno, le gambe erano ancora tremanti. Mi spogliai gettando a terra la t-shirt sudata con la quale avevo dormito ed entrai in doccia, lasciando che l'acqua calda sciogliesse i miei muscoli. Lentamente, sotto il getto d'acqua, il mio cuore rallentò tornando al suo ritmo naturale.

Quando uscii dalla doccia non potei fare a meno di osservare la mia figura allo specchio. Le curve erano poche e nei punti sbagliati, la pancia era piatta – non avevo ancora mangiato, pensai. Tutto quello che vedevo allo specchio era sbagliato, quando evitavo di farlo riuscivo a sentirmi bella. Aiden mi faceva sentire bella. Ora, allo specchio, mi sembrava di vedere un quadro di Picasso. Era così che mi piaceva definirmi, non c'era niente al suo posto.

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