Yelena passò la notte in bianco, girandosi e rigirandosi nel letto. Ogni volta che chiudeva gli occhi, riaffioravano volti che non poteva più rivedere: Natasha, Melina, anche suo padre, Red Guardian. La perdita sembrava aver scavato in lei un vuoto che nessuna battaglia, nessuna vittoria, avrebbe mai potuto riempire.
Alla fine, esausta, si sedette sul letto e indossò le cuffie. Scelse una canzone che le ricordava i giorni della sua infanzia, prima che tutto andasse in pezzi. La melodia triste si insinuò in ogni angolo della sua mente, e non poté fare a meno di cedere. Senza volerlo, le lacrime cominciarono a scendere. Provava vergogna per questo, un sentimento che la faceva rabbrividire, ma quella notte non c'era nessuno a guardarla. Così, in silenzio, pianse per tutto quello che aveva perso.
Al mattino, con il peso di quella notte insonne ancora addosso, si alzò e prese una larga felpa grigia con cappuccio. Se la infilò e si nascose sotto il cappuccio, cercando di celare il volto e le occhiaie. Quella felpa era come uno scudo, qualcosa in cui rifugiarsi, e uscì per allenarsi.
Corse e corse, come se potesse scappare da quel dolore che le stringeva il petto. Ma, dopo qualche ora, la stanchezza prese il sopravvento e decise di fermarsi a un supermercato. La fame la colpì all'improvviso, un richiamo che sembrava essere l'unica cosa a riportarla alla realtà.
Mentre si aggirava tra le corsie, persa nei suoi pensieri, notò un padre con una bambina sulle spalle. Ridevano e scherzavano, come se il mondo intorno non esistesse. Yelena rimase a fissarli, sentendo un nodo alla gola. Un padre e una figlia. Era una scena così normale, eppure per lei appariva quasi irraggiungibile.
Suo padre... la sola figura familiare che le fosse rimasta, per quanto distante, per quanto imperfetto. Melina era scomparsa, Natasha era morta. Red Guardian era l'ultimo legame che la riportava a quella famiglia adottiva che aveva significato tutto per lei, anche se le era stata strappata via. Senza rendersi conto, Yelena lasciò il supermercato senza comprare nulla, sentendosi vuota e persa.
Decise allora di andare da Fury. Sapeva che era occupato, sapeva che non sarebbe stato il tipo da offrire conforto, ma in quel momento aveva bisogno di sentirsi dire qualcosa, qualunque cosa che potesse farla sentire meno sola.
Entrò nel suo ufficio senza preavviso, interrompendo il suo lavoro.
Yelena: "Fury, posso parlarti?"
Fury alzò lo sguardo, infastidito dall'interruzione.
Fury: "Belova, davvero non hai altro da fare? Non sono qui per ascoltare altre lamentele."
Le sue parole fredde le rimbalzarono addosso, come un'ulteriore conferma che nessuno poteva davvero capire il peso che portava. Yelena strinse i pugni, cercando di non lasciar trasparire la delusione, e fece per andarsene.
Ma proprio mentre raggiungeva la porta, Fury parlò di nuovo, stavolta con una voce più morbida, quasi riluttante.
Fury: "So perché sei qui. Vuoi rivederlo, vero? Red Guardian."
Yelena si bloccò. Le sue parole le fecero male, perché sapeva che erano vere. Non rispose, ma non riuscì a nascondere l'espressione di dolore che le attraversò il volto.
Fury: "Non è una debolezza, Yelena. Hai perso più di quanto una ragazza della tua età dovrebbe mai perdere. La tua famiglia... è normale che tu voglia trovare un modo per sentirti meno sola."
Yelena guardò altrove, cercando di non farsi vedere vulnerabile.
Yelena: "Ho perso Nat. E Melina è sparita... E anche se Alexei era... beh, non perfetto, lui è... è l'unico che resta."
Fury la osservò attentamente, cogliendo in lei una fragilità che raramente aveva visto.
Fury: "Capisco. Non è facile, Yelena. Ma se rivederlo può darti un po' di pace, allora farò in modo che accada."
STAI LEGGENDO
Unmasked ⴵ➳¤
FanficIn una New York caotica e piena di minacce, tre giovani eroi trovano inaspettatamente la sintonia: Peter Parker, il supereroe di quartiere con le sue abilità di ragno; Kate Bishop, l'arciere sarcastico e determinato; e Yelena Belova, la letale e cin...