Green Light | Traduzione in ITALIANO

Capitolo 13

Succede una cosa strana e mistica: un giorno ti svegli e tutto ciò da cui stavi scappando scompare.

-Safia Al-Jabar, 1915

Il tempo si allunga e oscilla su se stesso come il tracciato di una conchiglia. Indipendentemente dal punto in cui Hermione metteva il dito, poteva seguire le volute incise e scegliere dove fermarsi e quando continuare.

Poteva andare fino all'inizio, nel piccolo spazio in cui la conchiglia si incurvava su se stessa, e poteva ritrovarsi di nuovo bambina. Allora il tempo non aveva senso. Era infinito, totalizzante. Senza complicazioni.

Se fosse andata avanti, si sarebbe trovata a Hogwarts. Il tempo si trasforma in sabbie mobili, la cui velocità si accompagna a quella di ogni battito del suo cuore frenetico. E se fosse stata abbastanza coraggiosa, avrebbe potuto provare a spingere il velo da parte e dare un'occhiata a chi sarebbe stata tra un anno o due. Chi sarà domani.

Potrebbe vedere una versione nebulosa di se stessa. Un abbozzo del suo corpo che aspetta di essere disegnato con tutti i colori. La mancanza di controllo su chi sarebbe potuta diventare la rendeva nervosa e forse era per questo che era bloccata nel passato. Si rendeva conto che i ricordi spaventosi le davano conforto. I fantasmi del suo passato infestavano il suo presente. O forse era lei il fantasma, che viveva nel presente. Ma almeno poteva guardare indietro e vedere dove avesse sbagliato, piuttosto che decifrare cosa sarebbe potuto andare storto.

Erano state prese tante decisioni in un solo momento e quasi nessuna aveva cambiato la sua vita. Ma poi si ritrovava a inciampare in certi periodi in cui ogni momento era esteso al suo limite, le sue dita sfioravano il bordo del guscio, e una singola decisione avrebbe cambiato tutto. E all'improvviso, il tempo diventava un elastico troppo teso. Tirato alla sua massima lunghezza, teso e pronto a tornare a questo momento. Questo momento, proprio ora, mentre Hermione si trovava fuori dal cottage, con gli occhi chiusi e il viso inclinato verso il cielo.

Non aveva dormito molto dopo la notte scorsa. Era riuscita a malapena a dormire mezz'ora.

Leena fermò Hermione dopo la colazione, prendendola da parte nel corridoio. Aveva scritto una lettera a sua figlia e l'avrebbe spedita oggi. Voleva incontrare Mona prima del matrimonio, passare un po' di tempo con lei per poterle spiegare. Leena non sapeva esattamente cosa dovesse essere detto o quali fossero le parole giuste. Sapeva solo che prima avrebbe chiesto perdono. Si sarebbe assicurata di non mettere da parte tutto il dolore che Mona doveva provare; sua figlia meritava delle scuse.

Leena riuscì a stento a trattenere le emozioni, le lacrime le scesero lungo la guancia, mentre incespicava su parole che erano rimaste nascoste dentro di lei per troppo tempo. Mostrò a Hermione la lettera e le spiegò che era grazie a lei che l'aveva scritta. Poi Hermione venne abbracciata, le braccia di Leena le avvolsero la schiena e la strinsero al petto, e le ci volle tutto per non crollare.

È così che ci si sente, ricordò a se stessa. Ecco come ci si sente ad abbracciare la mamma.

Hermione aprì gli occhi mentre le dita del vento le sfiorarono la guancia. Era una mattina fresca, l'aria si era liberata dell'umidità dopo il temporale della notte scorsa. Il sole era uscito e le fessure della luce del giorno penetravano tra le cime degli alberi, creando raggi di calore mielato. Alzò lo sguardo e osservò gli alberi sospirare e ondeggiare l'uno verso l'altro.

Timidezza della chioma.

Questo era ciò che suo padre le aveva detto degli alberi. Lo strano modo in cui creano una rete intricata che permette loro di avvicinarsi abbastanza agli altri alberi, ma mai abbastanza da toccarli completamente. Per evitare di farsi male, diceva. Si avvicinano, ma mai abbastanza da scontrarsi. Con il tempo, alcuni alberi imparano persino a conoscere il modo in cui crescono gli altri e si modificano per evitare di danneggiare gli altri.