Capitolo 16

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Il mondo ci condannerà per le scelte che faremo. Ma per te, berrò volentieri questo nettare e sarò dannato.

-Safia Al-Jabar, 1915


I passi rimbombavano mentre Hermione correva, con gli occhi fissi sul drago che volava davanti a lei. Il cuore le batteva nella cassa toracica come lo svolazzare impaurito di un uccello. Malfoy la seguiva da vicino. Il fatto che non le avesse chiesto di fermarsi o di mettere in dubbio quello che stava facendo le fece chiedere, in fondo alla mente, fino a che punto poteva spingersi con lui senza opporre resistenza. Non che anche lei sapesse cosa stava facendo– correre dietro a un drago che non poteva certo raggiungere.

Sapeva solo che qui c'erano dei draghi e che doveva sapere perché.

Insieme, si mossero per le strade, allontanandosi dalla città e dalla folla, fino a raggiungere la periferia. I sentieri si restrinsero e Hermione dovette cambiare direzione più volte quando si imbatterono in un vicolo cieco. A un certo punto, perse le tracce del drago e si fermò, non sapendo dove andare e chiedendosi per un attimo perché stesse inseguendo quelle creature. Ma poi la terra tremò e l'aria esplose di nuovo, mentre un altro drago, più piccolo, si alzava in volo.

E poi si rimise a correre, alla cieca, per i vicoli, passando davanti a porte aperte e carretti pieni di frutta.

Il drago li condusse in un campo aperto. Hermione e Malfoy sbandarono fino a fermarsi dove cinque draghi riposavano vicino a un accampamento.

«Questo cos'è?» ansimò Hermione, accucciandosi in ginocchio mentre lottava per riprendere fiato.

«Sembra un santuario,» disse Malfoy, arrivando da dietro di lei e indicando l'insegna vicino a una delle tende più grandi. Una singola perla di sudore sulla tempia era l'unica nota di disagio sul suo volto per la corsa. «Il Santuario dei Draghi del Nord Africa,» tradusse, strizzando l'occhio all'arabo scarabocchiato.

Si avvicinarono al bordo della base, dove un gruppo di maghi circondava un drago più piccolo che Hermione riconobbe come il secondo che avevano avvistato in aria. Un uomo scese dal drago e atterrò con un tonfo a terra, spargendo polvere. Si tolse il cappuccio e si passò le mani tra i capelli rossi lunghi fino alle spalle. Per un attimo Hermione fu presa dal panico, pensando che si trattasse di Charlie. La sua mente si mise in moto, cercando di trovare una qualche spiegazione. Ma quando lui si girò completamente, capì che si trattava di qualcun altro e cercò di non concentrarsi sull'immenso sollievo che provava.

Il cavaliere si avvicinò, facendo un cenno di saluto. Quando si avvicinò, gridò, «I draghi vi hanno attirato fuori?»

«Eravamo in città e li abbiamo visti,» spiegò Hermione, raddrizzandosi. Non riusciva a credere che qui ci fossero dei veri draghi in vita. Maghi in abiti leggeri ronzavano intorno all'accampamento, gridando ordini mentre lavoravano intorno alle bestie. Malfoy esitò, scegliendo di restare indietro, mentre Hermione si avvicinava per osservare lo svolgersi della scena con il drago da cui l'uomo aveva appena smontato.

«Spesso portano fuori strada i forestieri! Il resto della città è abituato a veder passare i draghi, comunque! Ma abbiamo quasi sempre qualche viaggiatore inatteso che viene a vedere cosa succede!»

La bestia emise un profondo sbuffo, con il muso scavato nell'ala, mentre tre maghi più giovani si avvicinavano con delle corde. Due dei maghi agitarono le bacchette intorno alle ali del drago per legarlo delicatamente, mentre l'altro tirò fuori un secchio di quella che sembrava carne cruda. Quando i due con le corde tirarono per far muovere il drago, questo resistette con un'espressione drammatica che indicava che non si sarebbe mosso finché non gli avrebbero lanciato un altro pezzo di carne. Due pezzi di carne si susseguirono finché il drago non decise di seguirli.

Green Light | Traduzione in ITALIANODove le storie prendono vita. Scoprilo ora