II • 𝐼'𝑚 𝑛𝑜𝑡 𝑔𝑜𝑜𝑑

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D'improvviso si percepisce quello che fin dall'inizio si sapeva ma che si evitava di sapere. Come un dolore di cui i dolori vengono camuffati a finché si possa continuare nella vita, fino a giungere alla consapevolezza del dolore stesso che diviene sempre più forte.

Dal momento in cui si è consapevoli del dolore, esso ci trascina in un punto cieco della vita portandoci così sempre verso l'abisso assoluto.

I sentimenti dolorosi e le emozioni più pungenti, sono quelli assurdi, quelli che non ti sanno dare una spiegazione o una motivazione del perché si trovano in te. Quelle sensazioni che ti tengono sveglia la notte, che ti tolgono la fame oppure te la aumentano. Sintomi inconfondibili che avvengono per una casualità disastrosa.

Ma spesso la fine di qualcosa è l'inizio di un'altra, e questo si riesce a capire solo nel momento in cui la fine ha smesso di farci male.

"Di seguire le lezioni proprio non ti va eh." Una voce davanti a me mi tolse l'attenzione che ponevo sul diario. Alzai lo sguardo e vidi Santiago con il suo zaino su una spalla mentre prendeva posto davanti a me.

"Potrei dire lo stesso. Cos'è, anche oggi mi mandi dal preside?" Sbottai acida richiudendo il diario per metterlo all'interno della borsa.

Una risata uscì dalle sue labbra mentre dal pacchetto di sigarette ne tirò fuori due, passandomene una che rifiutai.

"Non ti ha detto nulla, anzi, sicuramente ti avrà avvertito nel starmi lontano, o sbaglio?" Con quelle parole mi colpì di stupore per aver centrato effettivamente cosa il preside mi avesse detto.

'Arabella, Santiago è un ragazzo che non dovrebbe frequentare la tua stessa strada. Viene da una famiglia importante, certo, ma il suo comportamento e modo di fare non ha nulla a che fare con te.'

'Santiago ha una storia complicata, ha passato anni in un carcere minorile e tutt'ora oggi sta scontando molte delle conseguenze.'

Tutte quelle parole dette dal preside furono parole inutili poiché nemmeno portavo troppa attenzione a lui.

"E perché dovrei starti lontano, Santiago?" Domandai appoggiando i gomiti sul tavolino portando l'attenzione intera sul ragazzo.

"Staresti vicino, o solamente parleresti a colui che ha ucciso delle persone?" Quella rivelazione mi fece deglutire leggermente e aprire gli occhi come se davanti a me si trovasse la mia immagine.

Allungai la mano per prendere la sigaretta tra le sue labbra per poi portarla sulle mie, sotto il suo sguardo che seguiva ogni mio movimento.

"Dovresti dirmelo tu, non hai paura nel rivelare queste cose ad una ragazza che ha ucciso il proprio padre?" Un ghigno leggero parve sul suo viso, senza dire nulla si alzò prendendo lo zaino in spalla.

"Avanti andiamo, mi sono già rotto il cazzo di questo posto." Mi prese per mano facendomi alzare, con cautela uscimmo fuori salendo su un'auto che parve essere una Cadillac nera, lucida e brillante.

Santiago si mise a sedere sul suo posto, buttando lo zaino nei posti inferiori invitando me nel salire sulla sua macchina. Portai così anch'io lo zaino dietro, mettendomi a sedere slacciandomi la cravatta della divisa e togliendo la camicia da dentro la gonna per arrotolarla in vita.

"Cosa vuoi fare?" Domandò lui che, prima di partire, si sbottonò leggermente la camicia per poi arrotolare le maniche mostrando così un'immensità di tatuaggi che non pensavo avesse.

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⏰ Ultimo aggiornamento: 2 hours ago ⏰

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𝑻𝒉𝒆 𝑩𝒆𝒔𝒕 𝑴𝒊𝒔𝒕𝒂𝒌𝒆 - JJ Maybank, Rafe Cameron & Arabella DallasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora