Chapter seven.

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Mentre pranziamo il mio telefono squilla e il mio subconscio mi dice che è Calum.
Purtroppo non si sbaglia.

Messaggio da Calum 1.02pm:
Oggi pomeriggio possiamo vederci da Mitch? Dobbiamo parlare.

Non voglio incontrarlo, non dopo ciò che ho scoperto, devo ancora smaltire la notizia, non sopporterei anche questo.
Le altre mi spronano ad andarci e ascoltare ció che ha da dirmi, ed io, seguendo il loro consiglio, accetto di malavoglia.

Messaggio a Calum 1.05pm:
Certo, a dopo.

Durante il tragitto l'ansia mi spinge a fumare almeno cinque sigarette, ma che ovviamente non bastano a calmarmi. L'ultima cosa che voglio è perdere l'amicizia di Calum, ma non riuscirei mai a vedere in noi qualcosa che non sia una semplice amicizia. È carino, simpatico e potrebbe essere il ragazzo perfetto, ma non potrei mai mettermi con lui, sarebbe troppo strano.
Dopo vari minuti di riflessione lo vedo seduto su una delle sedie all'esterno, faccio un respiro profondo e decido di raggiungerlo.
«Ciao» fingo un sorriso ma con scarsi risultati.
«Ciao» saluta lui imbarazzato.
«Beh siediti» mi sprona lui. Non mi ero nemmeno accorta di essermi imbambolata a fissare il nulla.
«Certo, scusa... Beh che mi devi dire?» forse sono risultata troppo scontrosa e impulsiva ma ho bisogno di sapere cos'ha da dirmi.
«Ti ho chiesto di incontrarci per chiederti scusa. Non volevo che lo scoprissi così e ce l'ho a morte con me stesso per non avertelo detto prima, ma temevo la tua reazione, quindi ho preferito il silenzio alle parole.» dice tutto d'un fiato.
«Cal, mi dispiace averti risposto così male ieri sera, ma ero troppo presa dal momento: Harry che mi da della stronza, Ashton che si dichiara al tuo posto... È stato troppo e tutto a distanza di pochi minuti, non riuscivo a sopportare una cosa del genere.» affermo io cercando di scacciare le lacrime che minacciano di uscire.
«Lo capisco. Posso farti una domanda?» ho paura di quello che sta per chiedermi.
«Certo...» rispondo in preda al panico.
«Provi qualcosa per Styles?» chiede lui.
Lo sapevo, non avrei dovuto nominarlo. È il caso di essere sincera con lui? Dopotutto lui non è stato sincero fin dal principio con me. Ma decido comunque di non abbassarmi ai suoi stessi livelli e di dargli la stessa risposta che ho dato alle ragazze.
«Non lo so» è vero, non lo so nemmeno io.
«Lo conosci solamente da due settimane e hai pure la faccia tosta di dirmi che non lo sai? Come fai già a provare dei sentimenti per una persona che conosci a malapena? E che oltretutto ti tratta come uno straccio!» sbotta irritato.
«Non ho detto che provo dei sentimenti per lui! Cazzo Cal cerca di capire! Ci dovrò convivere fino agli esami, ho cercato di tenerlo distante da me ma non ci riesco, lui fa di tutto per torturarmi e io ormai...» le lacrime che tentavo di trattenere ormai mi rigano il viso e Calum si sente incredibilmente in colpa per avermi parlato in quel modo.
«Ehi, ehi, calmati.. Scusa se ho alzato la voce, vedrai che si sistemerà tutto.»
Come può dire una cosa del genere? Gli ho appena spezzato il cuore e sto quasi ammettendo di avere una cotta per Harry.
«No, non si sistemerà nulla» dico io con un filo di voce tremante e a quell'affermazione Calum si siede accanto a me e mi abbraccia. È un abbraccio confortante, non oso immaginare come siano quelli di Harry.
Sono fra le braccia di Cal e penso ad Harry? Devo avere dei seri problemi.
Rimane a consolarmi per dieci interi minuti, sussurrandomi parole dolci, ma che non riescono a tirarmi sul il morale.
«Penso sia arrivata l'ora di andare a casa» annuncio quando la situazione comincia a farsi troppo imbarazzante.
«Certo, hai bisogno di un passaggio?» chiede lui cordialmente.
«Si, se non è un problema sarebbe perfetto» almeno non dovrò prendere la metro con il trucco colato.
Arriviamo alla sua moto e in dieci minuti sono davanti casa.
«Beh, ci si vede domani, grazie del passaggio» dico io con un certo imbarazzo.
«Certo, di nulla» dice lui rattristato.
Nel momento in cui mi giro lui si rimette il casco e rimette in moto, ma io lo fermo e dopo nemmeno due secondi le mie labbra sono sulle sue.
È una sensazione troppo strana per me, non ho mai fatto il primo passo come ho fatto ora con lui.
Mi pento e mi stacco subito da lui e stupita di me stessa mi sento avvampare mentre giro i tacchi e scappo in casa.
«Airin!» esclama lui ma gli sbatto la porta in faccia e un attimo dopo sono con la schiena contro la porta e la testa nascosta fra le gambe.
«Che succede?» chiede mia madre.
Non rispondo.
«Sicura di non volerne parlare? Ho appena visto Calum dalla finestra con una brutta cera» proferisce lei leggermente confusa.
Non ho intenzione di parlare con mia madre dei fatti miei, non abbiamo mai avuto tutta questa confidenza e non vedo perché dovremmo averla ora.
«No, non è nulla di importante» rispondo a mia volta.
Vorrei che non fosse nulla di importante, ma non posso più nascondermi dalla realtà.

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