Chapter nine.

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La matematica non mi è mai piaciuta, ma c'è una cosa che odio di più di questa materia: le sue verifiche. Per questa non sono tanto preparata, ma farò del mio meglio come sempre, naturalmente. Quando entro in classe i banchi sono già divisi e io mi siedo in penultima fila, abbastanza nascosta dalla vista della professoressa. Sento dei miei compagni ripassare e ne approfitto anche io, fino a che non entra Harry e, ovviamente, si piazza dietro di me.
Comincia a parlare ad alta voce e so che lo fa per infastidirmi, così lo ripago con la stessa moneta. Non arrivo ad un buon fine, dato che è una sfida a chi grida di più, così la smetto e sbuffo irritata. Lui si alza e mi passa davanti buttandomi a terra l'astuccio. Per una settimana è stato zitto e ora nel giro di cinque minuti ha colmato il silenzio dei giorni passati.
La professoressa arriva e ci consegna il foglio. Quando leggo gli esercizi mi sale il panico, ma se mi concentro posso combinare qualcosa. Mentre scrivo la prima espressione un sussurro alle mie spalle mi spaventa, così invece di un 6 traccio un segno per quasi tutto il foglio. Faccio finta di niente e continuo l'esercizio, ma a quanto pare il mio simpatico vicino di banco non vuole lasciarmi vivere tranquilla.
«Airin aiutami» borbotta e io respiro contando fino a dieci, magari se lo ignoro la smette.
«Airin!» Faccio cadere la penna dallo spavento e mentre mi piego per raccoglierla lo fulmino con lo sguardo, ma lui sembra essere piuttosto divertito dalla situazione.
Continua per altri venti minuti, il che mi fa pensare non abbia scritto nemmeno il nome sul compito.
«Airin» canticchia e sembra aver composto un intero album usando solo il mio nome e frasi come: «Dai aiutami», «Non so fare niente» e la migliore «Non vorrai che prenda due»
Quando la mia pazienza è quasi giunta al termine, mi giro e lui mi sorride.
Ritorno a fare la mia verifica e devo muovermi, mancano solo dieci minuti.
«Airin» sento di nuovo e non riesco più a trattenermi.
«Ma la smetti di rompere?», sbraito e sento subito i passi della professoressa venire verso di me.
«È tutta l'ora che disturbate, ora basta. Fuori!» Ci ordina. Durante il tragitto verso la porta penso ai vari modi in cui potrei farlo fuori.
Ci sediamo entrambi sul pavimento e per un po' stiamo in silenzio. Sento che sta per chiedermi qualcosa, ma spero bene per lui che rimanga zitto fino a quando non avremmo il permesso di rientrare in classe.
«Se mi avessi aiutato, ora non saremmo qui. Quindi smettila di pensare che è colpa mia perché l'unica colpevole qui sei tu»
A queste sue parole mi sale un nervoso assurdo e non posso evitare di arrabbiarmi.
«Stai scherzando spero! Sei stato zitto e mi hai ignorato per una settimana e adesso che ti serviva il mio aiuto ti sei magicamente risvegliato?» Lui sbuffa senza rispondere e si gira dall'altra parte.
Io faccio lo stesso e in quel momento passa Calum. Il tempismo.
«Airin!» Mi saluta lui euforico e io ricambio muovendo leggermente la mano.
Harry fa un suono strano, come di disprezzo e disgusto.
«Non posso salutare un amico?»
«A me pare più di un amico» dice lui con tono secco alzandosi in piedi.
«E anche se fosse? A te non dovrebbe importare» rispondo facendo lo stesso.
«E invece mi importa eccome!»
Quasi grida e si avvicina pericolosamente a me.
«Perché ti importa così tanto?»
Sento il suo respiro sempre più pesante su di me e sul punto in cui stava per aprire bocca, la porta si spalanca.
L'insegnante si schiarisce la voce, probabilmente un po' sconcertata dall'averci trovati a mezzo centimetro di distanza.
«La campanella è suonata, in classe.»
Io la supero tenendo la testa bassa. Il pensiero che tutta la mia classe ha visto quella scena mi imbarazza parecchio, così vado dritta al mio banco dove Liam mi osserva con uno sguardo perplesso, come in cerca di spiegazioni.

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