Chapter sixteen.

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È già lunedì e, ad essere sincera, non vedo l'ora che sia venerdì. La scuola è appena cominciata ed io davvero non ne posso più.
Come il solito entro in ritardo, penso che ormai i professori ci abbiano fatto l'abitudine a vedermi varcare la porta cinque minuti dopo degli altri.
Mi accorgo subito che Liam è seduto da solo. Harry non c'è, da una parte è anche meglio, non avevo proprio voglia di vederlo.
«Come stai?», mi domanda ed io respiro profondamente.
«Bene, tu?» gli sorrido.
Fa una faccia strana, ovviamente non mi crede.
«Hai smesso di farti paranoie inutili su di Harry?»
«Era proprio necessario nominarlo?», sbuffo e Liam ride.
«Scusa se mi interesso. E poi ho colto l'occasione per parlartene a voce, sai con quell'altro di fianco non posso tirare fuori l'argomento»
Io annuisco senza rispondere.
La prima ora è stata piuttosto noiosa.
Almeno con Harry avrei avuto qualcosa da fare; non che Liam sia noioso, ma Harry è.. diverso.
«Strano non sentire te e Styles battibeccare» scherza Julie.
«Si, é strano non avere qualcuno che mi tormenta tutto il tempo»
Lei non fa neanche in tempo a rispondermi che Liam si avvicina e mi sussurra qualcosa all'orecchio.
«Parli del diavolo e spuntano le corna»
Io mi giro e vedo un Harry già arrabbiato e stanco entrare in classe.
«La pace è finita», sbotto convinta che nessuno mi sentisse.
«Se preferisci vado a chiamarti Calum, magari se lo baci di nuovo diventi più intelligente», mi schernisce Harry.
«Dai Harry, sta zitto se hai le palle girate!», lo rimprovera Liam, lasciandomi di stucco: non è da lui.
«Stai zitto lo dici al tuo cane», ringhia l'altro e senza accorgermene mi ritrovo in mezzo a quelle due donne mestruate che discutono.
«Adesso basta cazzo!», sbraito guadagnandomi un rimprovero di mezz'ora da parte del professore.
«Se fossi stato zitto invece di intrometterti non sarebbe successo niente», borbotta Harry.
«Ancora?»
Lui roteò gli occhi, riprendendo a scarabocchiare sul foglio.
«È tutta colpa tua»
Mi giro a fissarlo.
«Stai scherzando spero! Se tu non ti fossi imbucato alla festa non sarebbe successo nulla. Fino a prova contraria la colpa è solamente tua! È sempre colpa tua Harry, non negarlo. Se litigo con Calum è colpa tua, se mi rovino le serate è colpa tua, se prendo brutti voti e vengo buttata fuori dalle lezioni la colpa è sempre e solo tua!»
Mi sfogo e lui sembra non ascoltarmi.
«Okay non ascoltarmi, ma sappi che ho ragione»
«No»
Ribatte, ma evito di continuare la conversazione, non ne vale la pena.
Mentre ero voltata a copiare da Liam l'esercizio che non avevo seguito ovviamente per colpa di Harry, sento uno strano rumore, così mi volto.
«Cos'hai fatto?», domando scocciata al mio vicino.
«Io? Assolutamente niente», risponde sorridendo. Quanto vorrei prendergli la testa e ficcargliela nel gabinetto.
Controllo il mio astuccio e, come immaginavo, manca la penna nera.
«Ridammi la penna»
«Non se ne parla»
Io lo squadro dalla testa ai piedi.
Quanto non lo sopporto quando si comporta così!
«Ridammela»
Lui scuote la testa, tirandosi fuori la penna dalle tasche.
«È mia», afferma autoritario.
«Oh non credo proprio»
Controbatto io, allungandomi nel vano tentativo di prendere la mia penna.
«Tutto ciò che è tuo è anche mio»
Dice facendomi un buffetto sul naso.
Io mi mordo il labbro inferiore per trattenere un urlo dal nervoso che mi sta venendo.
Per vendicarmi prendo un pennarello dall'astuccio di Liam e gli faccio uno striscio rosso sul collo.
Lui mi fulmina con lo sguardo.
«Ridammi la penna», dico ridendo.
«Almeno potevi scegliere un altro colore, io detesto il rosso»
Borbotta tentando di far andare via il segno con la saliva.
«Secondo me ti dona», lo prendo in giro e lui si altera ancora di più.
Mi stringe fortissimo il polso, cominciando a scarabocchiarmelo con la mia penna, lanciandola poi in testa a Liam, che si gira rintontito.
«Cos'ho fatto adesso?», si lamenta ed è tremendamente tenero, tanto che io ed Harry non riusciamo a trattenere le risate.
«Voi due mi farete diventare matto» borbotta, per poi ritornare a dormire con la testa sul banco.
Io riprendo la mia penna e la rimetto al suo posto, infilando l'astuccio dentro la cartella che tengo stretta fra i piedi.
Il resto della giornata passa abbastanza tranquillo e finalmente posso uscire e stare un po' in pace senza quel rompi scatole di Harry.
Quando arrivo al parco, Ashley, Brie ed Abby sono sedute al tavolo e le sento sghignazzare.
«Ciao», dico mettendo le cuffie nella borsa.
«Che ti hanno fatto al braccio? Sembri uno di quegli aborigeni australiani», scherza Brie ed io sorrido a quell'affermazione.
«Prova a indovinare», dico sedendomi accanto ad Ashley.
«Harry», rispondono tutte e tre all'unisono.
Ashley fa una faccia strana prendendomi la mano, poi sbarra gli occhi trascinandomi il braccio rischiando di staccarmelo in modo che anche le altre due vedano la mia mano.
«Guarda che non sono quella degli Incredibili, se mi tiri ancora un po' mi spezzo!», grido e loro tre cominciano a parlare tutte assieme e non capisco niente.
«Non ti sei accorta di cosa hai scritto sulla mano?», mi chiede Abby come se avessi commesso un reato.
Io scocciata guardo sulla mano e noto che c'è scritto "Mia".
«Che cretino, sbaglia anche il mio nome», dico ridendo e le ragazze stanno zitte.
«Sei tu che sei cretina!», mi insulta Brie e adesso comincio a capire.
«Oh Cristo», dico mettendomi la testa fra le mani. Non è d'aiuto se mi scrive certe cose addosso. Ma poi come ho fatto a non accorgermene?
Ma cosa più importante, perché me l'ha scritto?
Rende tutto più complicato, ora farmi strani pensieri sarà inevitabile.
«Cos'è successo prima che ti scarabocchiasse?», domanda incuriosita Ashley, così racconto per filo e per segno l'accaduto di questa mattina in classe.
«È evidente», afferma Abby ed io non capisco a cosa si riferisca.
«Andiamo Airin, ha apertamente detto che tutte le tue cose sono anche sue, tra queste cose la prima della lista sei tu!»
No, non è possibile.
«L'ha fatto per segnare il territorio, come i cani quando fanno la pipì per far capire che sono passati per di lì. Ti ha segnata come se fossi di sua proprietà e credimi, dentro di me sto urlando per questa cosa»
Afferma Brianna e io non posso credere a tutto ciò che sta succedendo.

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