5.

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Quel lunedì Jonah inaugurò la routine che avrebbe dominato gran parte della sua vita nei mesi successivi. Al suono della campanella che segnalava la fine delle lezioni, uscì con i compagni, ma lasciò lo zaino in classe. Anche Liam, come gli altri insegnanti, uscì a controllare che gli scolari salissero sulle auto e gli scuolabus giusti. E una volta che tutti furono a bordo, si avvicinò a Jonah, che fissava con aria malinconica i compagni.

"Scommetto che preferiresti non doverti fermare, vero?"

Il bambino annuì.

"Non sarà tanto male, vedrai. Ho portato dei biscotti da casa per rendere meno amare le cose."

Jonah rimase un attimo pensieroso.

"Che tipo di biscotti?", domandò scettico.

"I wafer. Da piccolo la mamma me ne dava sempre un paio quando tornavo da scuola. Diceva che era la ricompensa per il lavoro svolto."

"La signora Knowlson mi dà sempre delle fette di mela."

"Preferisci quelle, domani?"

"Assolutamente no", disse lui serio. "I wafer sono molto meglio."

Fece un cenno in direzione della scuola.

"Andiamo. Sei pronto a cominciare?"

"Credo di sì." Borbottò Jonah.

Liam gli offrì la mano.
Il bambino lo guardò.

"Aspetti...ce l'ha del latte?"

"Se vuoi, possiamo farcelo portare dal bar."

Jonah prese la sua mano e gli rivolse un breve sorriso prima di tornare in classe.

Mentre Liam e Jonah si tenevano per mano camminando verso la classe, Zayn si era accucciato dietro la sua macchina e aveva tirato fuori la pistola prima ancora che l'eco dell'ultimo sparo si fosse spento. Intendeva restare lì finché non avesse capito che cosa diavolo stava succedendo. Non c'era niente come una sparatoria per rimettere in moto il vecchio orologio, l'istinto di conservazione lo sorprendeva sempre, per intensità e la rapidità con cui scattava. L'adrenalina gli entrava in circolo a fiotti, come se fosse attaccato a una gigantesca flebo invisibile. Sentiva il cuore battergli forte ed aveva il palmo delle mani madido di sudore. In caso di bisogno, avrebbe potuto chiamare la centrale per chiedere rinforzi, in una manciata di minuti il luogo sarebbe stato circondato da tutti gli agenti della contea...ma per il momento preferiva aspettare. Tanto per cominciare era convinto che gli spari non fossero diretti contro di lui. Era sicuro di averli sentiti, il suono però era attutito, come se provenissero da dentro la casa. Si trovava davanti al Gregory, un edificio di legno pericolante e completamente ricoperto di rampicanti alla periferia di New Bern. Era stato lasciato andare nel corso degli anni ed era abbandonato, fin da quando Zayn era bambino. Nessuno se ne occupava più: i pavimenti erano così vecchi e marci che minacciavano di cedere da un momento all'altro e la pioggia entrava dal tetto sfondato. La costruzione inoltre era lievemente inclinata e dava l'impressione che bastasse una raffica divento forte a buttarla giù. Anche i pochi vagabondi della zona se ne tenevano alla larga, perché consideravano pericoloso rifugiarsi lì. Ma in quel momento, e per di più in pieno giorno, gli spari ricominciarono e Zayn sospettò che ci fosse una semplice spiegazione. A ogni modo non era così stupido da correre rischi inutili. Aprì la portiera dell'auto, scivolò lungo il sedile anteriore e schiacciò il pulsante della radio che amplificava la voce.

"Parla lo sceriffo", disse scandendo le parole. "Se voi ragazzi lì dentro avete finito, vorrei che usciste per scambiare quattro chiacchiere. E prima fatemi il favore di posare a terra i fucili."

A Bend in the Road  » ZiamDove le storie prendono vita. Scoprilo ora