13.

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Louis riuscì ad arrivare alla prigione di Hailey un po' prima delle due, con lo stomaco che brontolava, gli occhi stanchi, le gambe intorpidite per le tre ore passate dietro il volante.
Stava diventando troppo vecchio per viaggiare a lungo senza interruzioni. Tom Vernon lo accolse al cancello. Con indosso l'abito scuro, somigliava più a un funzionario di banca che al direttore di una delle prigioni più toste dello stato. Aveva i capelli brizzolati, pettinati con la riga di lato. Stava dritto come un fuso e quando allungò la mano, Louis non poté fare a meno di notare le unghie perfettamente curate. Vernon gli fece strada all'interno. Come tutte le prigioni anche quella era grigia, fredda...cemento e acciaio ovunque, il tutto inondato di luce fluorescente. Percorsero un lungo corridoio, superarono una piccola zona di ricevimento e raggiunsero l'ufficio del direttore.
A prima vista, appariva grigio e freddo come il resto del carcere. L'arredamento era tipicamente statale, dalla scrivania alle luci, allo schedario in un angolo. Una finestrella sbarrata si affacciava sul cortile. Louis vide i detenuti che passavano il tempo fuori; alcuni alzavano pesi, altri sedevano incerchio od a gruppetti. Quasi tutti avevano la sigaretta in mano.
Ma perché mai Vernon portava giacca e cravatta in un luogo simile?

"Deve compilare una scheda", spiegò lui. "Sa com'è la procedura."

"Ma certo."

Louis si tastò il petto, alla ricerca di una penna.
Vernon gli porse subito la sua.

"Ha informato Earl Getlin del mio arrivo?"

"No. Pensavo che lei preferisse così."

"È pronto?"

"Una volta che lei sarà nella stanza, lo manderemo a prendere."

"Grazie."

"Volevo parlarle un secondo del detenuto. In modo che non rimanga sorpreso."

"Ah."

"Dovrebbe sapere una cosa."

"E cioè?"

"La primavera scorsa Earl è rimasto coinvolto in una zuffa. Non sono mai riuscito a stabilire fino in fondo come sia successo. Sa come vanno le cose qui. Nessuno vede niente, nessuno sa niente. Comunque..."

Louis alzò lo sguardo quando Vernon sospirò.

"Earl Getlin ha perso un occhio. È successo giù in cortile. Da allora ha presentato cinque o sei ricorsi, dichiarando che in qualche modo è stata colpa nostra."

Il direttore fece una pausa. Perché mi dice queste cose? Si chiese Louis.

"Il fatto è che lui continua a sostenere che non dovrebbe trovarsi in carcere, che lo hanno incastrato."

Vernon alzò le braccia.

"Lo so, lo so...qui dentro tutti affermano di essere innocenti. È un vecchio ritornello e l'abbiamo sentito un milione di volte. Ma il punto è che, se lei è venuto per ottenere delle informazioni, io non ci spererei troppo, a meno che Getlin non sia indotto a pensare che possiate tirarlo fuori da qui. E anche in quel caso, potrebbe mentire."

Louis guardò Vernon con occhi diversi.
Nonostante gli abiti curati, quell'uomo sembrava avere le idee piuttosto chiare su come funzionava la sua prigione.
Il direttore gli porse il questionario e Louis lo esaminò un istante.
Lo stesso di sempre.

"Qualche idea su chi secondo lui lo avrebbe incastrato?" Chiese.

"Aspetti", disse Vernon, alzando un dito, "glielo dico subito."

Sollevò la cornetta, compose un numero e aspettò che rispondessero.
Fece la domanda, ascoltò, poi ringraziò.

"Da quanto ne sappiamo, dice che si è trattato di un certo Otis Timson."

A Bend in the Road  » ZiamDove le storie prendono vita. Scoprilo ora